L’articolo è stato pubblicato sul numero 70 della Gazzetta Italia (agosto-settembre 2018)
A Breslavia l’arte permea molti campi della vita e la cultura si sviluppa attraverso persone straordinarie. Una di queste è Francesco Bottigliero, direttore d’orchestra e compositore italiano che introduce gli spettatori delle proprie opere al mondo della musica vera e propria, libera ma non senza regole.
Com’è l’approccio di un direttore d’orchestra? Su cosa deve concentrarsi maggiormente?
Ci sono diversi punti di vista: ovviamente è più facile fare la parte del tiranno. Un vero direttore d’orchestra non pone condizioni, ma prende delle decisioni artistiche, si occupa dell’interpretazione attorno alla quale è costruita la performance.
L’atteggiamento del direttore d’orchestra è dettato da regole severe o dipende dai momenti particolari della performance?
Andrzej Wajda ha fatto un buon lavoro nel film intitolato “Direttore d’orchestra”, mostrando il modo sbagliato di svolgere questo mestiere: un protagonista nervoso, faceva tutto a tutti i costi e stancava le persone con cui lavorava. Un direttore deve essere una persona molto flessibile: ha di fronte un gruppo di musicisti, mille problemi, qualcosa di inaspettato può sempre accadere.
Come comportarsi in un caso simile?
Ogni secondo è come un’eternità, ma devi essere paziente e aspettare. Lo spettacolo non tarato sui tempi del direttore d’orchestra: lui accompagna solamente ciò che accade sul palco, suona insieme all’orchestra e tutto il palcoscenico è attento e reagisce ad ogni imprevisto.
Qui viene fuori anche la capacità di improvvisare…
Sì, il direttore d’orchestra è come un gatto che deve manovrare e cadere su quattro zampe. Se all’ultimo momento senti che il cantante è in ritardo, allora non puoi continuare, lo aspetti per non disturbare la composizione, altrimenti il teatro e la musica non si armonizzano.
Come mai ha scelto questa strada e non la direzione sinfonica?
A volte dirigo anche le sinfonie, ma l’opera mi intriga di più. Inoltre, le sinfonie hanno una filosofia diversa: tutto è focalizzato sul direttore d’orchestra. Invece nella direzione d’opera devi coordinare il coro e l’orchestra. Mi è capitato dirigere anche in due tempi diversi, perché il suono del coro era in ritardo a causa di una grande distanza e ha dovuto cantare in modo da adeguarsi al ritmo dell’orchestra che era in un’altra parte della sala. Mi pare che quella volta il concerto sia stato organizzato al centro culturale di Zabrze, una delle sale più grandi della Polonia.
Ed è anche compositore.
Ho composto “Kantata Tumska” per Breslavia nel 2009. Per questa opera di 50 minuti ho scelto le migliori voci, il coro maschile dell’Arcidiocesi di Breslavia e due cori dell’Università di Breslavia. Attualmente sto terminando il secondo CD di musica classica. Per quanto riguarda il futuro, penso anche a un altro progetto in stile jazz.
Dove trova l’ispirazione per le proprie composizioni?
Nella pittura. L’album “Portraits” contiene quattro composizioni dedicate a Picasso, Dalì, Gaudì e Garcia Lorca. Per quanto riguarda le altre, i sette dipinti di Van Gogh mi hanno dato l’ispirazione. Ho scelto i migliori musicisti polacchi ed europei per questo album.
Com’è il mondo della musica in Polonia?
Quando sei un libero professionista è difficile trovare un lavoro, ma puoi impegnarti in interessanti progetti artistici. Sono un pesce piccolo, ma faccio quello che mi spetta, magari di meno di quello che potrei fare, però lo faccio con passione.
Recentemente su quali progetti sta lavorando?
Quest’anno ho fatto un progetto con l’Università Musicale, si tratta di 10 giorni di workshop vocali. Ora sto registrando un album a Cracovia con l’orchestra di Beethoven, sono dei bravi musicisti che cercano delle collaborazioni. Abbiamo molti buoni musicisti in Polonia, una grande opera e scuola vocale. Raramente però riusciamo a raggiungere il livello europeo.
Dal punto di vista musicale l’Italia ha una straordinaria tradizione, ma tu perchè hai scelto la Polonia?
Ho colto l’occasione, ho deciso di rischiare. Per 4 anni ho studiato da Carlo Giulini a Milano, poi sono stato finalista ad un concorso a Parigi e tre mesi dopo ho iniziato a lavorare ad Amburgo. Ho anche lavorato come tutor dei solisti presso l’Hamburgische Staatsoper (A + internationale). A Breslavia invece mi ha portato …. il cuore.
A Breslavia hai trovato l’ambiente giusto per sviluppare pienamente le tue capacità?
Ho vinto il concorso dell’Opera di Breslavia. Non ho iniziato da zero, ma ogni istituzione funziona in modo tale che, essendo uno “nuovo”, devi dimostrare quanto vali. È stato più facile per me perché ho avuto qualche esperienza. Ora sto realizzando i miei progetti. Dopo essermi dimesso dal lavoro, per due anni ho lavorato come un libero professionista a Poznan ed a Danzica. Poi per tre anni in Germania, perché in Polonia il mercato si era spento.
Com’è che la musica è entrata nella sua vita?
All’età di 8 anni seguivo le lezioni di piano, un approccio lento, senza fretta, fino a quando ho notato che le mie dita erano più veloci di quelle della mia insegnante, il che voleva dire che era arrivato il momento di andare avanti. Ho superato l’esame e ho iniziato l’Accademia di Musica, per 10 anni ho studiato pianoforte. Poi ho iniziato a comporre ed allo stesso tempo studiavo matematica. Mi sono laureato in filosofia, pianoforte e composizione a Salerno, in direzione d’orchestra a Napoli , e poi ho fatto la specializzazione nell’insegnamento. Da sempre mi piaceva lavorare con i bambini. Ho insegnato loro a suonare il flauto e in seguito abbiamo organizzato dei concerti. Tuttavia, ero un musicista, quindi lavorare a scuola oltre al contatto con gli studenti, era frustrante. Sono partito per Amburgo e ho iniziato una carriera lirica. Tuttavia, l’amore per i bambini mi ha stimolato a comporre diverse canzoni per i più piccoli. Il mio musical per i bambini “Il libro della giungla” ha ottenuto un grande successo in Germania. I bambini sono il pubblico del futuro, ecco perché nei prossimi giorni penso alla presentazione del musical anche in polacco.
Attualmente sta tenendo lezioni all’Accademia di Breslavia?
Sì. Vedo il potenziale negli studenti. Preparo i cantanti per le parti d’opera, impariamo testi musicali, dizione. Ho molta esperienza come docente, ho già lavorato presso le Accademie in Germania ed in Repubblica Ceca. Mi piace insegnare, è un modo per riflettere sulla musica.
Come ci si prepara per la direzione di un concerto?
Ogni lavoro, ogni opera richiede una interpretazione. Non posso fare per esempio oggi Puccini e domani Szymanowski. Tecnicamente è fattibile, ma non lo sento.
C’è influenza italiana nella musica polacca di oggi? Una volta abbiamo adattato il belcanto italiano all’opera polacca.
Recentemente, ho visto la messa in scena di un’opera italiana a Cracovia. Non era il belcanto però, era una bella… roba da poco. Sia dal punto di vista della direzione che musicale. Ogni secondo nella cadenza deve essere leggibile e lo stile della frase stabile. Queste sono le prime esigenze riguardanti il belcanto dal lato melodico e vocale. Creiamo noi stessi il pubblico, che sul palco si aspetta il peggio. I nostri occhi e le nostre orecchie sono così adattati ad accettare il kitsch che è difficile tornare alla brevità delle parole o della melodia, richiesta, per esempio, da Mozart. Parole e musica dovrebbero bastare, senza tutta questa confusione… ed è questo il tesoro che noi musicisti possiamo offrire al pubblico.
traduzione it: Magda Karolina Romanow-Filim
foto: Maciej Galas