Unica donna nello staff originario della Mostra del Cinema di Venezia che si distinse per la sua capacità organizzativa e per la sua passione per l’arte cinematografica, al punto da diventare, nell’arco di pochi anni, la colonna portante e la memoria storica di quel primo festival del cinema al mondo. Critica, giornalista, saggista e studiosa di cinema, lavorò nell’organizzazione del festival veneziano per oltre cinquant’anni cominciando dalla prima edizione del 1932.
Flavia Guidini nacque in Inghilterra nel 1906, figlia di Giuseppe, italo svizzero laureato a Ca’ Foscari, e Sophia Sorgudjan, discendente da una famiglia aristocratica e poliglotta di Costantinopoli che si trasferì a Londra per fuggire dalle persecuzioni dell’impero ottomano. A Venezia, dove risiedeva la sua nonna paterna Carlotta Zorzi, Flavia arrivò ancora adolescente con sua madre che si dedicò all’arte e nel 1936 espose un’opera alla Biennale. Flavia invece iniziò a frequentare il liceo Marco Polo e presto si innamorò della città diventando una vera veneziana. Sposò felicemente un giovane architetto Mario Paulon con cui ebbe quattro figli. Come madrelingua inglese e conoscendo il francese non ebbe difficoltà a trovare lavoro a Venezia che all’epoca, oltre che del turismo, viveva anche di affari mercantili.
Le connessioni con il giornalismo iniziarono da una collaborazione con la rivista “Lido”, scritta in inglese grazie a cui conobbe Elio Zorzi, allora capo ufficio stampa della Biennale d’Arte. Così iniziò la sua lunga avventura con la Biennale e la Mostra dove ebbe la possibilità di sfruttare appieno il suo talento organizzativo.
La Biennale di Venezia era una realtà dominata dagli uomini (e lo è ancora adesso se pensiamo che nella sua lunga storia non c’è mai stata una donna alla direzione). All’epoca l’unico incarico a cui poteva aspirare una donna era quello di segretaria però la funzione che svolgeva Flavia era molto più complessa. Tra i mutabili direttori lei resisteva ed era un punto di riferimento sicuro ed affidabile per produttori e registi. Tanti di loro le mandavano le pellicole direttamente a casa scrivendo sulla busta: “Flavia Paulon – Venice – Italy”. Nel colophon del catalogo della XXVI Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica si legge “Flavia Paulon – Ufficio Mostre: con l’incarico particolare della Mostra del Film Documentario e di curare i rapporti con i produttori italiani ed esteri e di collaborare alle ricerche e alle selezioni dei film. Collaborazione con l’Ufficio Stampa alla preparazione del Catalogo Generale”. Questa descrizione illustra perfettamente il fondamentale ruolo di questa “segretaria” che concentrava in sé un lavoro che oggi è suddiviso tra numerose persone. Bisogna inoltre sottolineare che il suo lavoro si divideva tra la Biennale d’Arte e la Mostra del Cinema e lei si muoveva con abilità tra entrambe.
Grazie al suo incarico la Paulon conobbe i fratelli Lumière nonché i maggiori intellettuali, artisti, registi e produttori, che in caso di bisogno si recavano solo da lei. Peggy Guggenheim chiese proprio a Flavia un aiuto prima dell’acquisto di Palazzo Venier dei Leoni. Ma non serve andar lontano anche gli stessi direttori della Mostra si rivolgevano sempre alla Paulon perché nessuno conosceva meglio di lei i meandri della storia festivaliera. Tutto questo succedeva prima dell’era digitale, in un piccolo ufficio tramite telefono e lettere e grazie ai mille contatti della Paulon. Il suo ufficio veniva spesso descritto come angusto ed affollato di gente che parlava diverse lingue chiedendo suggerimenti e indicazioni, e lei in tutto ciò continuava a lavorare piena di entusiasmo, ironica e sempre sorridente.
Sicuramente non le mancava la passione, la dedizione e lo spirito d’iniziativa in tutto quello che faceva. “Le idee mi nascono come delle viole nel cervello e si moltiplicano”, disse una volta in un’intervista e lo confermano le numerose iniziative firmate con il suo cognome. Ha saputo sfruttare l’esperienza acquisita in anni di Biennale per creare una serie di eventi cinematografici di cui alcuni esistono ancora. Era tra le co fondatrici del Festival Internazionale del Film di Fantascienza di Trieste (attivo fino al 1982), del Festival Internazionale del Film sull’Arte e di Biografie d’Artista (adesso Asolo Art Film Festival), della Rassegna Internazionale del Film Scientifico e Didattico di Padova (attivo fino al 1975; inizialmente Mostra del Documentario, una sezione speciale del Festival di Venezia), dell’Omaggio alla Mostra di Venezia (una rassegna dei film che resero gloriosa la Mostra di Venezia, fondata nel 1978 su commissione dell’Istituto di Cultura Palazzo Grassi).
La Paulon fu inoltre l’ideatrice della rivista “Film, rassegna internazionale di critica cinematografica” nonché l’autrice di numerosi libri tra cui “La Dogaressa Contestata” (1971) la prima dettagliata storia della Mostra che conteneva eventi, situazioni e personaggi legati al Festival dalla nascita fino al 1970. Puntuale e pungente nelle ricostruzioni, ma scritto con umorismo e leggerezza di stile. La continuazione della storia della Mostra è conservata nell’archivio di famiglia e non è mai stata pubblicata.
Flavia lavorò instancabile fino alla morte (nonostante che dal 1968 fosse in pensione) che la colse all’improvviso nella primavera del 1987, alla scrivania, durante i preparativi per la Mostra di agosto.