Dominika Zamara, la voce della passione

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La storia della soprano Dominika Zamara è una bella avventura che parte dalla natia Wroclaw per arrivare sui palcoscenici di tutto il mondo, un percorso di successi in cui l’Italia ha avuto un ruolo fondamentale.

“La svolta nella mia carriera è avvenuta quando nel 2006 ho vinto la borsa di studio per studiare in Italia, al Conservatorio Statale di Verona. Quella esperienza è stata illuminante, mi ha aiutato tantissimo a crescere nel mio percorso professionale, credo che per un cantante lirico studiare e confrontarsi con il mondo musicale italiano sia una tappa di crescita ineludibile. In Polonia il livello delle scuole musicali in solfeggio e pianoforte è altissimo ma nel canto bisogna formarsi in Italia.”

Tornata a Wroclaw Zamara si laurea con il massimo dei voti alla Università Musicale e comincia una carriera che la porta a cantare in Europa e nel mondo più che nel suo paese. Il suo disco “Mauro Giuliani Gold Edition For Soprano and Guitar Op. 39 & Op. 95” con Cavatine e Ariette di Mauro Giuliani, registrato in collaborazione con maestro Amadeo Carroci, è aquistabile nel nostro negozio online.

“È successo a tanti cantanti polacchi di avere prima successo all’estero e poi essere considerati in Polonia, una situazione dovuta anche al fatto che, diversamente dall’Italia dove ci sono le agenzie artistiche, in Polonia i cantanti sono dipendenti fissi dei teatri e quindi c’è scarsa rotazione. Ma a me va bene così perché se canti in Italia, dove c’è un pubblico preparato ed esigente, poi puoi cantare ovunque.”

Dove e con che ruolo hai debuttato?

“Dal 2008 al 2009 ho cantato in Montenegro al Teatro Nazionale alla Presenza del Capo dello Stato, con ripresa televisiva in diretta. Poi ho interpretato Giorgetta ed Amante nell’opera Il Tabarro di G. Puccini a Bari, ma il mio vero debutto fu a Padova, al Teatro Verdi, nel ruolo di Mimì nell’opera La Boheme di Puccini.”

Quando ti sei accorta che volevi diventare una cantante?

“Ah subito! Fin da bambina, cantavo sempre, in fondo è, fino ad oggi, l’unica cosa che so fare! L’ispirazione musicale sicuramente viene da mio nonno che era organista e mi insegnò a suonare. Poi devo dire che sono stata stimolata anche dall’incontro con grandi personaggi che mi hanno dedicato tanto tempo aiutandomi a crescere come ad esempio il maestro De Mori a Verona.”

Il successo ha portato Zamara a cantare in tanti teatri, solo per citare il suo intenso 2019 la soprano di Wroclaw si è esibita ad esempio al Avery Fihser Hall di New York, la Manuel Ponce Hall di Città del Messico con i lieder di Chopin, ne Il Tramonto di Respighi all’Auditorium Pollini di Padova, a Milano nella Chiesa di San Marco nel Requiem di Mozart diretta dal maestro Aldo Bernardi. Ha fatto il suo debutto a Buenos Aires presso l’Auditorium Beethowen. A Firenze all’Auditorium CDR ha cantato nello Stabat Mater di Pergolesi diretta da Alan Freiles, al Teatro de la Sena di Feltre ha interpretato il ruolo di Sesto nell’opera Livia di Caldara in prima mondiale diretta da Fabrizio Da Ros. A Świdnica ha eseguito la prima della Missa Brevis del compositore polacco Pawel Pudlo, nel torinese si è esibita nel Festival Organalia ed a Treviso nell’opera Don Giovanni di Mozart nel ruolo di Donna Elvira, al Teatro Marcello di Roma nell’opera La Serva Padrona di Pergolesi nel ruolo di Serpina ed a Pavia al Teatro SOMS nell’opera La Traviata di Verdi nel ruolo di Violetta Valléry sotto la direzione di Gian Marco Moncalieri. A Varsavia si è esibita al Teatr Palladium diretta da Anna Duczmal-Mróz per il 100° anniversario della firma del Trattato di Versailles e poi ha cantato nello Studio Koncertowe Polskiego Radia im. Witolda Lutosławskiego di Varsavia accompagnata da Agata Steczkowska.

Dei tanti palcoscenici che hai calcato qual è il tuo preferito?

“Sicuramente il Teatro Olimpico di Vicenza, che ha un’acustica fantastica ed è stato progettato dal Palladio. La città in cui mi sento più a casa è invece Padova perché c’è una grande comunità di polacchi. Ho però avuto la fortuna di esibirmi praticamente in tutte le regioni italiane e in tanti teatri nel mondo da New York alla Corea. Lo scorso luglio ho avuto il piacere e l’onore di esibirmi anche al Vaticano”.

L’incrocio culturale italo-polacco è un valore aggiunto per un cantante?

“Sì, ma in genere credo sia un valore aggiunto per tutti quelli che vivono questa relazione tra due popoli che hanno comuni passioni e simile temperamento”.