Quest’anno non può essere diversamente: vi invitiamo alla lettura del classico dei classici della letteratura italiana, ossia Dante. Nell’offerta della libreria Italicus possiamo trovare varie edizioni italiane della Divina Commedia, fornite di un commento più o meno dettagliato, letture graduate per stranieri, la Commedia tradotta in polacco e un po’ di critica dantesca per chi vuole approfondire la conoscenza del poema.
Qual è la migliore traduzione della Commedia? È una domanda che ricorre spesso, visto che anche le persone che in generale se la cavano bene con l’italiano possono sentirsi intimidite dall’originale del poema dantesco. E allora? Vi avverto che la mia risposta sarà lunga ed evasiva.
L’interesse per Dante in Polonia fu risvegliato, dopo alcuni secoli di silenzio e sulla scia di altri paesi europei, dal Romanticismo, negli anni 20 dell’Ottocento. Un grande ruolo nel processo fu rivestito dai poeti e letterati, tra cui A. Mickiewicz. La prima traduzione polacca dell’intero poema fu stampata nel 1860. Il traduttore J. Korsak, estasiato da una precedente traduzione tedesca della Commedia, ci aveva dedicato più di dieci anni: per tradurre Dante prima aveva dovuto imparare l’italiano! Il suo lavoro, inizialmente accolto con entusiasmo, presto dovette sopportare la concorrenza da parte delle traduzioni successive pubblicate da A. Stanisławski (1870) e E. Porębowicz (1899-1906). Nei decenni successivi alla lista vennero aggiunte le proposte di J. Kowalski (1933), A. Świderska (1947) e A. Kuciak (2002-2004). Nella serie delle traduzioni della Commedia in polacco troviamo anche i lavori tuttora inediti di J. Guszkiewicz (XIX sec.), J. I. Kraszewski (XIX sec.) e S. Dembiński (1902-1903), oggetto di studio filologico.
Perché tradurre un’opera così tante volte? Già nel 1857 Kraszewski scrisse a Stanisławski: “Si può tradurre Dante anche dieci volte, ma non sarà mai troppo”. Anzi, sarà sempre poco, mi permetto di aggiungere, dato che ogni versione in fin dei conti ci lascia insoddisfatti. La traduzione della Commedia, opera estremamente complessa da ogni punto di vista, è una grande sfida. La lingua polacca è nettamente diversa da quella italiana e il divario geografi co, storico e culturale tra noi e l’originale certamente non aiuta. In più, l’opera di Dante, non può esse racchiusa in interpretazioni e schemi validi una volta per tutte: non senza ragione la critica dantesca fiorisce da ben sette secoli, contribuendo anche all’evoluzione delle esigenze del lettore e all’inevitabile “invecchiamento” delle traduzioni. I traduttori, costretti a negoziare tra il provare a mantenere la forma dell’originale e i tentativi di salvarne il contenuto, fanno del loro meglio (e così, per esempio, Korsak intervalla vari tipi di rima, Stanisławski adotta il verso sciolto, Porębowicz, Kowalski, Świderska e Kuciak mantengono le terzine, con varie conseguenze per il senso e le altre caratteristiche dell’opera). Questo è il motivo per cui è impossibile indicare la “migliore” traduzione che ci possa soddisfare in tutto e per tutto nel confronto con l’originale dantesco. Ogni traduzione ci offre una Commedia diversa. È un fatto naturale e prezioso. Sul mercato editoriale polacco domina, nonostante le sue innegabili imperfezioni (come lo stile poco chiaro e un’ostentata originalità legata ai canoni estetici della lingua polacca degli inizi del Novecento), la proposta di Porębowicz, studioso di letterature romanze. Se non ci sentiamo in grado di leggere l’originale del poema corredato di un buon commento italiano, possiamo venire a un compromesso e scegliere l’edizione bilingue (D. Alighieri, Boska Komedia/La Divina Commedia, trad. E. Porębowicz, Kraków: Pasaże, 2018), con l’introduzione di M. Maślanka-Soro e le note di A. Pifko. In questa maniera possiamo goderci l’originale, aiutandoci al tempo stesso con la traduzione posta a fronte e gli ulteriori chiarimenti.
Ma di Dante c’è anche altro, non solo La Commedia! Nell’ambiente letterario fiorentino l’Alighieri era un poeta conosciuto e apprezzato ancora prima di aver iniziato il lavoro sul poema. Nella giovinezza scriveva tra l’altro delle rime amorose, di cui molte si iscrivono nella poetica stilnovistica. Dopo la morte di Beatrice, Dante scrisse Vita nuova, opera mista di prosa e versi, che presenta l’evoluzione dell’amore, la storia della poesia d’amore e della formazione artistica dell’autore. Il testo, anche se di modeste dimensioni, è un componimento di grande valore artistico, innovativo, complesso e diffi cile da interpretare. Il lettore polacco può scegliere tra quattro traduzioni del “libello”: di A. Siekierski (XIX sec., ed. 2017), G. Ehrenberg (1880), W. Husarski (1921), A. Górski (1915) ed E. Porębowicz (1934). Non sarà una sorpresa, suppongo, se vi dico che queste traduzioni sono “invecchiate” già da tempo e che non sono al passo con l’odierna interpretazione e conoscenza della Vita nuova. I traduttori (qui generalizzo, per essere breve), spesso conformemente alle tendenze predominanti nei loro tempi, ci impongono la lettura autobiografica dell’opera, la leggono in prospettiva verticale come “un’introduzione alla Commedia” (il che non è sbagliato, ma è molto limitativo), ne trascurano l’atmosfera religiosa o la poetica dello stilnovo, trasformando questo piccolo capolavoro in un racconto sull’amore giovanile di Dante verso una graziosa ragazza. Non ne siamo soddisfatti. Cosa possiamo fare, allora, se non siamo in grado di leggere l’originale? Prima della lettura del “libello” in polacco, indipendentemente dalla traduzione scelta, sicuramente vale la pena di leggere delle pubblicazioni che ci descriveranno nei tratti essenziali la ricchezza dei temi nascosti nella Vita nuova (da consigliare, in polacco, per es. “Introduzione” a: D. Alighieri, Vita nuova – Życie nowe, trad. A. Siekierski, ed. A. Pifko, Kraków: Collegium Columbinum, 2017).
Quest’anno non dimentichiamoci anche del Convivio (trad. da M. Bartkowiak-Lerch), di De Monarchia (trad. da W. Seńko) e del trattato De vulgari eloquentia (trad. da W. Olszaniec). Nella lettura ci saranno d’aiuto le introduzioni e i commenti. Anche se, con molta probabilità, la pandemia toglierà un po’ di splendore e visibilità alle grandi celebrazioni del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, non ci toglierà il più importante: la possibilità di leggere le sue opere. Quest’anno siamo particolarmente invitati a scoprire e approfondire la nostra conoscenza delle opere del Sommo Poeta. Vale la pena anche informarsi bene su internet, perché molti grandi eventi, a cui probabilmente non potremmo partecipare a Ravenna, Firenze e altri posti del mondo, si svolgeranno in rete e diventeranno accessibili.
Le pubblicazioni scientifiche su Dante e sulla sua ricezione (in polacco) da consultare (scelta):
- Grzybowski J., Miecz i pastorał. Filozoficzny uniwersalizm sporu o charakter władzy. Tomasz z Akwinu i Dante Alighieri, Kęty: Antyk, 2005
- Grzybowski J., Theatrum Mundi. Kosmologia i teologia Dantego Alighieri, Warszawa: Semper, 2009
- Kuciak A., Dante romantyków. Recepcja Boskiej Komedii u Mickiewicza, Słowackiego, Krasińskiego i Norwida, Poznań: Wydawnictwo Naukowe UAM, 2003
- Litwornia A., „Dantego któż się odważy tłumaczyć?” Studia o recepcji Dantego w Polsce, Warszawa: IBL PAN, 2005
- Maślanka-Soro M., Tragizm w Komedii Dantego, wyd. II, Kraków: Universitas, 2010
- Maślanka-Soro M., Antyczna tradycja epicka u Dantego, Kraków: Księgarnia Akademicka, 2015
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Leggo, vivo meglio è una rubrica gestita da Krystyna Juszkiewicz-Mydlarz, la proprietaria della Libreria Italicus a Cracovia che opera ininterrottamente dal 1991, inizialmente come negozio per corrispondenza, e ora come libreria (anche online) e caffetteria. Italicus ha nella sua offerta oltre 2 mila titoli tra cui i più importanti libri di testo italiani per l’apprendimento e l’insegnamento, gli autori classici e contemporanei della letteratura italiana in lingua originale e in traduzione polacca nonché gli autori polacchi tradotti in italiano.