L’articolo è stato pubblicato sul numero 79 della Gazzetta Italia (febbraio-marzo 2020)
Danilo Pergamo in arte DaniloPè, noto artista, illustratore e vignettista partenopeo, ci racconta in esclusiva della magia del suo lavoro e la grande passione per il Napoli.
Quando è nata la tua passione per il disegno?
“L’amore per il disegno esiste da sempre… da che ho memoria, ho sempre disegnato. Da bambino costringevo mio papà a riprodurre per me i personaggi dei fumetti, e dopo dovevo provarci io. È stata anche la mia arma contro la timidezza: cambiavo spesso scuola, e il disegno mi aiutava a socializzare e farmi conoscere. Come oggi, insomma!”
Anche tuo padre disegna? È da lui che hai ereditato il tuo talento?
“Sì, diciamo che in famiglia disegniamo un po’ tutti, anche se io sono l’unico ad averne fatto una professione. Più che mio padre era in realtà mia madre che da giovane amava fare ritratti, mentre mia sorella dipingeva. Io sono sempre stato più orientato verso il disegno fumettistico”.
Come spiegare ai lettori polacchi l’arte delle vignette? In Italia credo sia giusto sottolinearlo, esiste una grande tradizione di vignettisti.
“C’è tanta confusione tra vignette, fumetti, a volte addirittura con le caricature. La vignetta è un’unica scena in cui sono presenti tutti gli elementi che servono a capire una storia”.
Ci sono autori che hanno ispirato il tuo stile?
“Sicuramente i tempi e l’umorismo di Leo Ortolani, i riferimenti pop di Zerocalcare e la critica sociale di Makkox hanno avuto una buona influenza, soprattutto nella fase di crescita, così come i manga, che sono stati la mia “base” per il disegno vero e proprio, e che negli anni sono poi andato a “semplificare” nei tratti e nei dettagli. Credo comunque che il fumetto italiano abbia raggiunto livelli molto molto importanti. Mi piacerebbe un giorno accostarmi a questo mondo, anche se la differenza tra la vignetta singola e la storia articolata è più grande di quanto si immagini”.
Quello che presenti con ironia nelle tue vignette trae la propria forza dalla cultura pop (cinema, serie tv, calcio…), dalle news, a volte anche dalla politica. I tuoi lavori sono sempre molto “freschi”, pieni di vita, ogni settimana presenti velocemente in rete qualcosa di nuovo e i tuoi fans sui social ti hanno già battezzato come il “re delle vignette 2.0”!
“Da questo punto di vista mi sento un po’ una “spugna”, nel senso che mi tengo perennemente informato sugli eventi, dal locale al globale, e sono un divoratore di prodotti di intrattenimento, infatti il mio modo di comunicare è ricco di citazioni. Ho una mia visione del mondo e della vita, e provo “semplicemente” a condividerli con le persone. Vedere che tanti si rispecchiano in essa è piacevole e anche incoraggiante. Uso tantissimo i social. Credo che in una manciata di anni si sia alzata molto l’asticella, il pubblico è sempre più attento e serve qualità per attirare l’attenzione. Ci sono persone che mi contattano scrivendo che in seguito ad una mia vignetta sono andati a documentarsi e sono venuti a conoscenza dei fatti di cronaca che l’hanno ispirata. Per me è un grande onore, vuol dire che non ho fatto soltanto intrattenimento, ma anche informazione”.
Guardando i tuoi profili sui social (FB, Instagram o Twitter) è impossibile non notare il tuo amore per il calcio e per il Napoli, la squadra azzurra è spesso la protagonista assoluta dei tuoi lavori.
“Mi sono appassionato al Napoli quando ero ancora bambino, passavo tantissimo tempo con mio nonno che era tifosissimo del Napoli. È stato lui a trasmettermi questa passione, che poi in seguito ho coltivato quasi esclusivamente fuori casa, visto che nella mia famiglia nessuno, a parte mio fratello minore negli ultimi anni, segue il calcio. Condividevo quindi la passione con gli amici, e sui forum online. Con l’avvento dei social ho iniziato prima a scrivere, poi a realizzare fotomontaggi post-partita, che molto spesso venivano copiati da pagine più grandi. Per questo motivo ho deciso di fare in modo che le cose che realizzavo potessero essere immediatamente riconoscibili, e per questo ho iniziato a rappresentarle sotto forma di vignetta. Che ormai è il mio modo di comunicare col mondo”.
Qual è il tuo giocatore preferito del Napoli di sempre?
“Escludendo “le divinità”, credo di aver avuto la fortuna di vedere ottimi giocatori a Napoli, e di poterne apprezzare ancora di più le qualità perché ho vissuto gli anni bui della storia del Napoli. Detto questo, ho amato Cavani, un calciatore che mi ha regalato gioie grandissime. Ricordo che ebbi un incidente molto serio all’occhio sinistro, rischiai seriamente di perderlo. Quando seppi che fortunatamente l’occhio non aveva riportato danni, rifiutai di restare in ospedale perché il giorno dopo c’era la prima in Champions del Napoli, contro il Manchester City. Quel gol di Cavani mi fece saltare via un paio di punti di sutura! Oggi stravedo per Mertens, che oltre alle doti tecniche è stato in grado di incarnare alla perfezione l’essenza del Napoletano, ma da (ormai ex) difensore centrale non posso non stravedere per due calciatori “duri” che sono Koulibaly e Allan”.
Cosa intendi per “l’essenza del Napoletano” quando ti riferisci a Mertens? Essendo tu stesso napoletano sono curiosa della tua definizione.
“Per quanto riguarda Mertens, la napoletanità è intesa come “modo di vivere”. Il belga è un ragazzo allegro, sembra sempre spensierato, scherzoso, ha molta fantasia e molta ironia, anche nel modo di comunicare. Ti faccio un esempio: Insigne, anche nei momenti di massimo rendimento, non è riuscito a “fare breccia” nel cuore dei tifosi. Uno dei motivi, a mio parere, sta nell’atteggiamento. Le sue interviste sono sempre molto professionali, il suo utilizzo dei social è legato quasi esclusivamente allo sponsor tecnico, il tifoso in queste cose legge freddezza. Mertens, da questo punto di vista, ha saputo meglio entrare nel cuore dei tifosi. Anche nei momenti meno felici per la squadra il tifoso nei suoi confronti ha sempre dimostrato maggior benevolenza”.
Il Napoli è una delle squadre che non ha rivali in città, cosa che succede nel caso di Milan/Inter, Lazio/Roma o Juventus/Torino. Anche quando certe volte entra in crisi possiede una delle tifoserie più fedeli in assoluto. Come spiegare questo fenomeno, questa bellissima – è spesso molto movimentata – storia d’ amore?
“Credo che nella tifoseria napoletana ci sia stata, negli anni, la voglia di riscatto di un intero popolo. Negli ultim(issim)i anni purtroppo questa passione è andata un po’ affievolendosi, il Napoli si è messo addosso l’etichetta di squadra di vertice che però non vince, e questa cosa a molti tifosi non è andata giù, e la conseguenza è stata uno stadio sempre più vuoto, fino poi agli eventi dell’ultimo anno [una serie di partite perse specialmente in casa, l’improvviso cambio di allenatore] che hanno creato, purtroppo, una situazione poco piacevole e decisamente anomala per una tifoseria passionale come quella azzurra. Speriamo si risolva in fretta, il Napoli ha un enorme bisogno del suo dodicesimo uomo”.
Cosa pensi di Gattuso nelle vesti di nuovo allenatore del Napoli?
“Credo sia ancora presto per valutarlo. Sicuramente arrivare all’esonero di un allenatore non è mai bello, perché vuol dire che c’è stato il fallimento di un progetto ed è un male per un club. A Napoli poi ormai eravamo totalmente disabituati agli esoneri, quindi un po’ fa male, soprattutto se ad essere esonerato è un allenatore del calibro di Ancelotti, che ho sempre considerato tra i più grandi in assoluto. Detto questo, sicuramente di Gattuso mi piace la grinta, e il Napoli negli anni ha dimostrato di aver bisogno di allenatori bravi a tenere alta la concentrazione della squadra, come Mazzarri o lo stesso Sarri. Ancelotti probabilmente ha perso un po’ questa caratteristica, essendo ormai abituato da tanti anni ad allenare squadra composte da giocatori abituati a vincere e quindi ad “autogestire” il livello di attenzione. Il Napoli invece ha bisogno di qualcuno che lo tenga un po’ più “sveglio”. Speriamo che Gattuso ci riesca, vedere il Napoli così in basso è molto triste”.
I giocatori del Napoli seguono il tuo profilo FB? Nella rosa azzurra ci sono anche due giocatori polacchi!
DaniloPè: “Alcuni mi seguono e mi conoscono, è un grande orgoglio per me, significa che si rivedono in quello che rappresento. Purtroppo non Zielinski e Milik, nonostante soprattutto il numero 99 sia spesso soggetto delle mie vignette. Prima o poi, chissà!”
Ti ricordi qual è stata la tua prima vignetta che ebbe grande successo sui social?
DaniloPè: “Per quanto riguarda la vignetta “virale”, sicuramente quella che ha girato maggiormente e che mi ha fatto più piacere è quella di mertens in versione ragazzino dei vicoli di Napoli, quello in cui la mamma lo chiama “ciro”, come è stato “ribattezzato” a Napoli. È una vignetta alla quale sono molto legato, sia perché, essendo stata condivisa dallo stesso Dries, mi ha fatto conoscere da tante persone, ma anche perché sono felice che lui si sia rivisto in quella mia “interpretazione”, è come se avessimo visto la sua situazione di “napoletano nato altrove” con gli stessi occhi. Mi ha fatto enormemente piacere, e ci sono molto legato”
Hai dedicato molta attenzione nei tuoi disegni anche alla serie “Gomorra”, che ha ottenuto un enorme successo nel mondo. Con una delle sue protagoniste – Cristiana dell’Anna (nota al pubblico per il ruolo di Patrizia) – hai anche instaurato un’insolita collaborazione artistica.
DaniloPè: “Ho avuto – e ho – la fortuna di conoscere molti personaggi della serie, alcuni sono diventati cari amici e mi sento fortunato per questo. Per quanto riguarda Gomorra, non posso che essere contento del suo successo, che ha finalmente portato un prodotto seriale italiano, realizzato a Napoli, nell’Olimpo delle grandi serie internazionali. È un grande orgoglio”.
Cristiana in pochi anni è diventata una delle mie più care amiche, abbiamo visioni molto simili e questa cosa ci ha accomunato parecchio. Abbiamo realizzato insieme alcune vignette, soprattutto sulla tematica dell’integrazione tra popoli e culture, una tematica che sta molto a cuore ad entrambi. Abbiamo alcuni progetti in cantiere, ma al momento non posso ancora dire nulla!”
È capitato che una delle tue vignette sia stata interpretata in un modo negativo, opposto alle tue intenzioni?
DaniloPè: “È capitato, purtroppo, soprattutto per vignette non calcistiche. Le vignette sul tema dei migranti, ad esempio, o quelle sulla triste vicenda di Stefano Cucchi, mi hanno portato molti messaggi poco piacevoli, alcuni anche molto brutti. Da questo punto di vista i social sono un’arma nelle mani di persone che credono di poter scrivere quello che gli pare senza doverne pagare le conseguenze. È una realtà di cui i social stessi e le autorità dovrebbero tenere maggiormente conto”.
Non hai mai pensato di creare un fumetto dedicato alla serie A?
DaniloPè: “Come ho detto prima Il divario tra vignetta e fumetto è abbastanza ampio. Però sì, mi piacerebbe davvero tanto poter raccontare una storia sul mio Napoli. Magari vincente. Incrociamo le dita!”