Di Sebastiano Giorgi
I binari 4 e 5 della stazione di Przemyśl sono transennati. Di qui si passa solo mostrando il passaporto per salire sull’Espresso 1340 che fa spola senza soluzione di continuità, e senza soste in Polonia, con Leopoli. Un binario in cui si incrociano le vite di chi fugge dalla guerra e di chi, fatto il pieno di prodotti alimentari e medicinali, torna per assistere i parenti lasciati nelle città ucraine. L’onda dei rifugiati intanto cresce e lo si capisce dall’allestimento di nuove cucine da campo e ambulatori volanti in ogni angolo della stazione. Gli ucraini che arrivano a Przemyśl vengono dirottati al centro di accoglienza all’ex supermercato Tesco, solo pochi fortunati trovano un passaggio alla stazione o hanno qualcuno che li aspetta. Al centro d’accoglienza la situazione è al limite. La struttura creata in due giorni ospita 3000 brandine, una attaccata all’altra, tante cucine, pochissimi bagni, praticamente nessuna doccia, e qui ogni giorno transitano quasi 10 mila persone e qualche migliaio di cani e gatti. Il problema umanitario, se non verranno presto creati servizi all’esterno, rischia di diventare emergenza sanitaria.