Per la Polonia il 2018 non è soltanto il centenario della riconquista dell’indipendenza. Presso il Centro Ludwik Zamenhof di Białystok è iniziata venerdì scorso e proseguirà fino al 30 dicembre una mostra sul centenario della conquista del diritto di voto delle donne polacche, che porge un’attenzione particolare alle biografie di attiviste e politiche a cui va il merito di tale progresso. La mostra, intitolata “Prawa wyborcze kobiet” (il diritto di voto delle donne), si compone di qualche decina di schede informative i cui testi sono stati preparati dalla fondazione Przestrzeń Kobiet (lo spazio delle donne), che da anni si occupa di promuovere la cosiddetta “herstory”, la storia raccontata da una prospettiva femminile.
Sullo sfondo della lotta femminista in altri paesi, le donne polacche sono state sicuramente all’avanguardia. La conquista del diritto di voto non è stata una concessione, una regalia, ma è il merito dei tentativi promossi da un movimento di emancipazione con una storia pluridecennale. La lotta per il suffragio femminile ha ricevuto un indubbio favore anche dal fatto di essersi mescolata a quella per l’indipendenza del paese. “Fino allo scoppio della Grande Guerra non era una rivendicazione popolare, tuttavia l’impegno delle donne per l’indipendenza della Polonia convinse politici e opinione pubblica. Persino i partiti conservatori vedevano nelle donne un elettorato importante. Nella Polonia libera la voce femminile era necessaria anche in relazione ai plebisciti territoriali in Alta Slesia e in Varmia-Masuria. Grazie agli sforzi di donne emancipate la questione dei diritti politici delle donne è diventata oggetto di discussione pubblica già all’inizio del XX secolo”, ha detto Ewa Furgał, autrice dei testi.
Il movimento di emancipazione sorse innanzitutto in Galizia, nella zona di occupazione austriaca, nella quale alle donne era concesso di organizzare manifestazioni. Tra le protagoniste di questo movimento ci fu Maria Dulębianka, che nel 1908 si candidò al parlamento regionale della Galizia. La sua candidatura fu rigettata per motivi formali ma fu comunque un gesto dimostrativo importante. Presto la questione dilagò anche nelle altre zone di occupazione. A Białystok, che si trovava in quella di competenza russa, dal 1911 operò lo Związek Równouprawnienia Kobiet Polskich (l’unione per l’uguaglianza delle donne polacche), che si preoccupava anche di problemi come attività di beneficenza e la garanzia di un lavoro alle donne. Tra le attiviste non mancavano le ebree: sempre a Białystok si distinse Pua Rakowska, che negli anni Venti guidava il Żydowski Związek Kobiet w Polsce (l’unione ebraica delle donne in Polonia).
Molti fatti di questa storia restano ad oggi ignoti, soprattutto per mancanza di testimonianze adeguate. La mostra è stata preparata consultando l’Archivio Statale e vecchi articoli della Gazeta Białostocka, ma ci sono ancora molte lacune da riempire.