Il termine biodiversità definisce il complesso di specie animali, piante e microorganismi di un ecosistema. In un ecosistema si riconoscono i produttori autotrofi (piante, alghe e protisti), i consumatori eterotrofi ed i decompositori. Questi componenti interagiscono fra di loro e sono in equilibrio; se anche un solo componente viene perduto, la funzionalità dell’intero ecosistema viene compromessa e la biodiversità diminuisce. Ogni ambiente ospita molte forme viventi, quale risultato di vicende storiche e climatiche della regione considerata. Gli individui di una specie vivente in un ambiente non sono tutti identici, ma ciascuno ha un suo genotipo, diverso da quello degli altri individui: sono cioè eterozigoti e questo è particolarmente importante perché la diversità genetica di una specie è il fattore che le consente di evolvere, al cambiare delle pressioni selettive ambientali.
Nel lontano passato si sono avute 5 estinzioni di massa, ma la biodiversità è aumentata. Ciò si spiega considerando che fra una estinzione e la successiva trascorrevano milioni di anni, consentendo alle forme residue una evoluzione e una notevole radiazione adattativa. Oggi, invece, la scomparsa delle specie avviene in tempi troppo brevi, non compatibili con una evoluzione naturale. Secondo Wilson (1999) ogni anno scompaiono 25.000 specie. La biodiversità è importante per la conservazione dell’equilibrio ecologico del nostro pianeta e la sopravvivenza della nostra specie. Ragioni utilitaristiche impongono la difesa della biodiversità. L’uomo utilizza per il proprio fabbisogno, 40.000 specie animali e vegetali. La semplificazione strutturale dell’ambiente operata dall’uomo con l’agricoltura, e l’intensificazione delle monocolture, ha realizzato un ecosistema artificiale per il mantenimento del quale occorrono continui interventi per la difesa delle colture dai patogeni. Il miglioramento delle specie utilizzate dall’uomo è possibile solo ricorrendo alla loro diversità genetica. Il recupero della variabilità genetica può essere attuato ricorrendo alle specie di partenza (o alle banche delle sementi) geneticamente variabili. Occorre inoltre ricordare che è stato grazie ai primi organismi capaci di effettuare una fotosintesi aerobica (cianobatteri e alghe) che la composizione gassosa dell’atmosfera si è arricchita, nel lontano passato, di ossigeno rendendo abitabile il pianeta ad organismi più evoluti. Oggi le piante delle foreste temperate e tropicali, considerate a ragione il polmone verde del pianeta, provvedono al mantenimento in essere della percentuale di ossigeno per la nostra sopravvivenza. È necessario, pertanto , che queste foreste siano protette; esse sono una risorsa a proprietà comune, alla cui salvaguardia dovrebbero partecipare tutti i paesi.
È auspicabile un nostro maggiore impegno per preservare l’ambiente e la biodiversità in esso presente. Occorre che maturi un’etica ambientale che ci faccia riflettere sul nostro modo di vivere. Solo se si affermerà una forte e diffusa capacità di valutazione morale e di responsabilità collettiva potremo sperare di salvare l’ambiente e la biodiversità presenti nel nostro pianeta.