Weronika Boczar
Bisogna impartire un’educazione severa oppure lasciare una totale libertà? Un’educazione senza pressioni potrebbe essere il giusto metodo per formare un futuro cittadino modello, un partner affidabile o un coniuge responsabile? Oppure si corre il rischio di formare individui immaturi? Scommetto che la maggior parte dei lettori abbia già sentito il seguente aneddoto: in treno, improvvisamente, un ragazzino dà un calcio ad un uomo anziano seduto di fronte a lui; la mamma del ragazzino non fa una piega. Un altro passeggero però interviene dicendo: “forse dovrebbe far attenzione a ciò che fa il bambino”. Ascoltando queste parole, un giovane si alza e, avvicinatosi alla donna, le appiccica la propria gomma da masticare sulla fronte, esclamando: “anch’io sono stato cresciuto senza stress”. Molte persone pensano che il concetto di “educazione senza stress” significhi che si debba permettere al bambino di fare tutto ciò che vuole. È un ragionamento corretto?
Ogni giorno i ragazzi si sentono imporre divieti e obblighi: “Non farlo!”, “non fare pasticci!” “Sii educato!”. I genitori pronunciano spesso queste parole istintivamente. Ma perché il bambino, lungo il corso della sua crescita, tende a disobbedire sempre di più? Domande di questo tipo se le pongono molti genitori. Questo ci porta a considerare la domanda successiva: chi ha sbagliato? Le nostre nonne sicuramente avrebbero detto: “il bambino è come l’avete cresciuto…”. Beh, non avrebbero forse ragione? Molti genitori non hanno capito fino in fondo le regole della cosiddetta “educazione senza stress” e permettono al bambino di far tutto, cercando di essere per i propri figli degli “amici adulti”. Quando i bambini si comportano male, le mamme tendono a non reagire, pensando che queste cattive abitudini passeranno con l’età. Tuttavia, il bambino che non ha dei modelli concreti di riferimento e che non sa cosa sia giusto o sbagliato, può perdere facilmente i suoi punti di riferimento e si sentirà di conseguenza smarrito. I paesi scandinavi possono tornarci utili come esempio e in particolare la Svezia, dove il modello di “educazione senza stress” era molto popolare a cavallo tra gli anni 70 e 80. Era completamente vietato punire i bambini dandogli uno schiaffo e i requisiti per considerare come “buono” il loro comportamento erano bassissimi. Secondo gli psicologi, questo ha portato alla crescita di una generazione di egoisti, persone incapaci di reagire alle difficoltà della vita, poco istruiti e convinti che tutto sia loro dovuto di diritto. I bambini che sono cresciuti con questa educazione illusoria non se la sono cavata bene nel mondo reale. La moda di far crescere i figli senza stress è arrivata in Polonia all’inizio degli anni ’90. I giovani genitori erano convinti che, grazie a questo metodo, i loro figli si sarebbero trovati senza problemi e sicuri di sè una volta cresciuti. Dopo anni di pratica di questo modus educandi sembra che si senta il bisogno di tornare ad usare i metodi tradizionali di educazione. Essi sono più efficaci, a condizione che siano usati con saggezza, con amore e con un’attenzione costante.
Lo psicoterapeuta James Dobson ritiene che insegnare a un bambino ad essere obbediente, trattandolo con dignità e rispetto, sia di enorme utilità per la sua crescita futura. Ovviamente, noi genitori dovremmo dare costantemente un buon esempio. Saper mantenere un equilibrio costante tra disciplina e affetto darà al bambino un senso di sicurezza. Grazie a questo modo di fare, il bambino capirà e man mano imparerà a muoversi nel mondo dei principi morali, a riconoscere le autorità, a costruire le relazioni con altri individui. Dobson sostiene che, quando questo equilibrio viene violato, si verificano dei problemi sia per i genitori che per gli insegnanti, i quali non saranno più in grado di gestire e correggere un bambino viziato. Lo psicoterapeuta rimarca che l’uso della disciplina non è rivolto contro i bambini, ma contro i loro comportamenti indesiderati. Se diciamo al bambino di “no” e lo puniamo perché si è comportato male, non significa che lo amiamo di meno. Dobson ritiene che le punizioni corporali non siano un metodo di educazione efficace. Se il bambino si comporterà male, bisogna cercare di “guardare” la situazione attraverso gli occhi del bambino, cercando di capire le ragioni che lo hanno portato a reagire in quel modo. Una cosa importante da fare è parlare con lui: più il bambino è piccolo, più spesso gli si dovrà dire quando si comporterà male. Non dobbiamo essere né indulgenti né indifferenti di fronte ai suoi cattivi comportamenti, altrimenti il bambino avrà un vantaggio su di noi.
Insegnare l’ubbidienza non significa rendere il piccolo forzosamente docile: se succede così, il bambino potrà facilmente perde l’autostima e comincerà a ribellarsi contro i genitori che lo puniscono. Bisogna invece cercare di instaurare un dialogo con il proprio figlio. Quando gli poniamo una domanda, ad esempio “perché non metti in ordine i tuoi giocattoli?” molto spesso ci sentiamo rispondere: “no, perché no”. Noi, come genitori, dobbiamo mostrarci più furbi e non cadere nella provocazione, provando invece a utilizzare questa strategia di “scontro” con il bambino solo nelle situazioni opportune, perché solo a quel punto potremo rendere nostro figlio consapevole del significato delle sue stesse parole. Ad esempio, quando il piccolo vorrà vedere il suo cartone animato preferito o allungherà la mano per prendere un dolce noi gli risponderemo: “no, perché no”. Dovremo essere decisi e coerenti in questo modo di fare, anche se poi lui comincerà a piangere. Se in futuro gli chiederemo ancora una volta di mettere in ordine la sua stanza, il bambino, che prima era riluttante, tenderà ad obbedire perché avrà memorizzato il suo comportamento precedente e capirà che la ribellione non ha senso. Il cattivo comportamento dovrà essere sempre associato a delle conseguenze, anche se il bambino soffrirà un po’. Secondo gli psicologi, vale la pena introdurre la disciplina a ogni passo, non solo in occasione di un comportamento inappropriato. Questo potrebbe essere sorprendente, ma i divieti e gli ordini aiutano a raggiungere l’autodisciplina che costituisce la chiave del successo, insegna al bambino cosa siano la perseveranza e la pazienza. Uno degli elementi più importanti nell’educazione sono le lodi: niente rende un bambino più felice quanto le parole “sono orgoglioso di te” pronunciate da un adulto.