WARSAW SHORE e altri, ovvero Varsavia protagonista

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Nell’ultimo anno Varsavia ha suscitato particolare interesse da parte dei produttori di programmi televisivi. All’improvviso nell’offerta sono apparse contemporaneamente alcune serie con la capitale polacca come protagonista. Ecco quelle che hanno attirato la mia attenzione.

A partire da settembre TVN ci offre la serie  “Wawa NON STOP” del genere docu-reality, che, come lo indica il nome stesso, dovrebbe imitare la realtà, mostrare la vita dei varsaviani così com’è. I produttori ce l’hanno fatta solo a metà, il fatto che si rispecchia nel numero di telespettatori inferiore alle aspettative (secondo i dati del portale Wirtualne Media). “Wawa NON STOP” è infatti un gruppo di persone sui quaranta che cercano intensamente di essere cool, alternativi, senza alcuna inibizione e “laid back”, come lo si fa a Varsavia, ma purtroppo non ci riescono affatto. A dire la verità, ce l’hanno fatta in modo molto naturale solo le quattro amiche del film polacco “Lejdis” (2008), che poi però affermavano nelle interviste che si sentivano un po’ a disagio con parolacce sulle labbra ogni due parole. Beh, è così la nostra mentalità polacca.

Varsavia è diventata pure lo sfondo di “Mi?o?? na bogato” (significa ‘Amore alla ricca’), in onda da agosto a fine ottobre sul canale VIVA. La serie a sua volta tratta di giovani, belli e… ricchi. Varsavia è stata presentata come “la città delle predisposizioni”, dove sogni diventano realtà, specie per modelle bellissime e ragazzi abbronzati e musculosi, che devono per forza essere ricchi e ben posizionati. A proposito delle “predisposizioni” varsaviane: è solo una delle locuzioni originali usate dagli attori-amatori della serie, che hanno subito riecheggiato su internet e di seguito sono state usate negli innumerevoli memes, come sovrastampe sulle t-shirt, e addirittura hanno meritato un proprio sito su Facebook, chiamato “Filozofia z Mi?o?ci na bogato” (La filosofia di ‘Mi?o?? na bogato’), che al momento, ironicamente, ha più like della serie stessa. I produttori hanno dato libero sfogo agli attori nel riprodurre le scene inventate in anticipo, era il loro compito di usare linguaggio quotidiano e, di nuovo, sembrare naturali. Qual è il risultato, ciascuno lo può vedere. La vita dei giovani varsaviani è stata messa in uno specchio deformante e ridotta a banalità, come la scelta dell’abito da sera oppure di un piatto “saziante” (un vero dilemma amletico preso dalla vita di una modella: “Vuoi mangiare qualcosa? Arancia? Ananas?”). Pochi abitanti della capitale polacca possono veramente identificarsi con i protagonisti e la loro vita di lusso. Alla fine però la serie non è poi stata il peggio, forniva almeno un po’ di intrattenimento leggero per puristi linguistici, i cosiddetti “grammar nazis”, e internauti spietati, a cui “Mi?o??…” ha portato molto divertimento (riguarda anche me).

Sull’onda delle novità nell’ambito di serie televisive con Varsavia nel ruolo principale, è arrivato da noi dall’altra parte dell’oceano anche un format. Non siamo poi stati i primi a rifarlo, perché l’idea di creare una propria “ekipa” (gruppo, squadra) l’hanno già colta al volo gli inglesi e i gallesi. Si tratta ovviamente di “Ekipa z New Jersey” (“Jersey Shore”), che è diventato il programma più famoso nella storia di MTV, e che è servito come modello per “Warsaw Shore”. Ma cominciamo dall’inizio.

La serie in forma di reality show ha avuto il suo debutto nella MTV americana nel 2009 ed era basata sull’idea del produttore di VH1 Anthony Beltempo di mostrare un gruppo di individui di origine italo-americana nel loro “ambiente naturale”: festeggiando, bevendo alcol, facendo casino, in generale di cattiva condotta, e il tutto si svolgeva a New Jersey (con l’eccezione della quarta stagione, girata proprio in Italia!). I partecipanti erano persone giovani con cognomi dagli echi italiani: Paul Del Vecchio, Nicole Polizzi, Mike Sorrentino, Ronnie Magro, Samantha Giancola, Vinny Guadagnino i Deena Cortese. La serie fin dall’inizio ha suscitato voci di critica devastante da parte dei locali, visto che nessuno dei protagonisti era originariamente del Jersey, e il programma ha degradato l’immagine della città e ne ha perpetuato gli stereotipi negativi.

Un’altra questione controversa e stata l’uso delle parole “guido” e “guidette” da parte dai membri del Gruppo. Il termine indica le persone di origine italiana residenti negli Stati Uniti, e viene dal nome Guido, molto popolare tra i primi immigrati italiani in America. In seguito al successo enorme del programma, la parola si è molto diffusa, e gli italo-americani hanno cominciato ad essere associati con lo stile di vita di ‘Ekipa’. Le caratteristiche di guidos e guidettes sono: abbigliamento per la discoteca, vestiti scintillanti spesso con motivo di pantera, giacche di pelle, colori per esporre l’abbronzatura e l’uso di gioielli pesanti, come le catene d’oro. Gli uomini coltivano lo stile maschilista, dimostrando forza e dominio sulle donne, che a loro volta vengono presentate come particolarmente vanitose e, come dire… poco intelligenti. Contro la diffusione di tale immagine degli italiani e italiane era tutta una serie di organizzazioni civili italo-americane, tra cui Unico National, NIAF e Ordine Figli d’Italia in America. La ricerca scientifica sul lessico originale dei partecipanti al programma sono condotte tra l’altro presso la University of Chicago e la University of Oklahoma.

Passiamo però alla versione varsaviana, cioè “Warsaw Shore – Ekipa z Warszawy”. Pure in questo caso abbiamo a che fare con un gruppo di persone che hanno poco in comune con la capitale polacca. I varsaviani hanno presentato la loro disapprovazione del programma con chiarezza, organizzando un evento su Facebook e domandando (con successo) la rimozione del banner pubblicitario enorme dall’edificio di DH Smyk. Eliza, Ania, “Ma?a”, Ewelina, Wojtek, Pawe? (“fiero delle sue origini italiane”), Mariusz e “Trybson” cercano di non essere lasciati alle spalle dei loro predecessori americani. Festeggiano alla grande, pensano solo alla palestra, all’abbronzatura e all’alcol, e la promiscuità sta trionfando. Io, purtroppo, non ce l’ho fatta a guardare nemmeno una puntata intera del programma. Nella versione americana si poteva almeno ridere un po’, e poi arrivare ad una conclusione rinfrescante: “Hmm, loro sono veramente così!”, poi c’era il filtro della lingua (le maledizioni suonano semplicemente meglio nella lingua straniera). Invece nella versione polacca, di nuovo, qualcosa non va. Sì, giusto: la naturalezza, l’autenticità. I protagonisti sono coinvolti in situazioni stereotipate e provano con grande difficoltà a renderle autentiche. Queste situazioni hanno per scopo confermare la loro appartenenza alla subcultura che costituisce l’equivalente polacco di guido: “dresy” (pol. dres: tuta da ginnastica) e “ró?owe lale” (ragazze vestite come Barbie). Le subculture sopraindicate si basano su un ethos duro da strada, i cui protagonisti ne parlano con grande fervore, ma poi molto spesso violano le proprie regole. E così, da una parte abbiamo le dichiarazioni di onestà e solidarietà, abbreviate a JLB (jedno??, lojalno??, braterstwo: unità, lealtà, fraternità), e dall’altra parte: tradimento, bugie e fiducia delusa. Il tutto servito in un modo tipico polacco, cioè rigido e poco credibile. Posso credere che tali persone esistono veramente. Ma non sono state loro a trovarsi in questo programma.

Si vede allora che Varsavia dovrà aspettare ancora un po’ per una serie che si merita veramente. Forse sarà meglio se questa volta a realizzarla non sarà MTV o simili…