Rubrica a cura di Alberto Macchi teatro@italianiinpolonia.org
In questo Numero Zero, miei cari lettori, mi limiterò ad illustrarvi quali sono i miei programmi relativamente alla collaborazione col presente periodico “Gazzetta Italia”, oggi al suo esordio. Uno spazio, questo a me riservato, che io intendo, a mia volta, riservarlo a voi, miei amici e futuri miei nuovi amici, o meglio, a noi, come fossimo tutti insieme riuniti in un cenacolo. Sì, attraverso queste pagine noi, voi ed io, avremo la possibilità di comunicare spaziando senza limiti nell’infinito mondo dello Spettacolo, un mondo che comprende Teatro, Cinema, Televisione, Danza, Musica, Canto, Poesia, Arte, Storia, Letteratura, un mondo che io conosco bene, per esservi stato immerso, più o meno, per tutta la vita; un mondo che parla di uomini, fatto da uomini, condannato, assolto o apprezzato da uomini. Un mondo speciale, che contiene in sé parole speciali, sì parole come TEATRO (il cui anagramma è ATTORE) o come SATIRA (il cui anagramma è RISATA).
Ma coloro che non mi conoscono potrebbero ben dire: “Dicci chi sei, prima di continuare con questo tuo monologo!”. E costoro, credo, avrebbero perfettamente ragione. Sarà bene allora che prima mi presenti. Dunque! Potrei rispondere con la sola frase: “Sono un operatore, o se preferite, un lavoratore dello spettacolo”. Però così non appagherei di certo la loro curiosità. Allora, entro nel particolare, senza intraprendere comunque un nuovo monologo: “Sono un drammaturgo ed un regista, cittadino del mondo, nato a Roma e rinato a Varsavia, che ha sempre viaggiato e che continua a viaggiare, tramite la macchina, i treni e gli aerei, nello spazio e, tramite lo studio, le ricerche e gli spettacoli, nel tempo”. Ecco, io son tutto qui!
Ora attendo le vostre lettere, con le vostre domande, con le vostre richieste. Però, per quanto riguarda questo numero, dovendo scegliere l’argomento, ovviamente per mancanza di richieste, ho ritenuto opportuno limitarmi ad informarvi circa l’ultimo spettacolo messo in scena nell’autunno del 2009 a Varsavia, in lingua italiana prima, con attori italiani e in lingua polacca poi, con attori polacchi; sto parlando di “Sigismondo Felice Feli?ski”, di cui vi ho riportato, qui appresso, oltre alla Locandina, e alla Foto di Scena, anche questa mia Nota che, al tempo dell’andata in scena, venne diffusa tra il pubblico:
“Il testo teatrale dal titolo “Zygmunt Szcz?sny Feli?ski”, mi è stato commissionato da Padre Miros?aw Nowak Parroco della Chiesa di Ognissanti in Varsavia, perché venga rappresentato in Polonia e possibilmente anche in Italia, nelle due lingue, durante i festeggiamenti per la Canonizzazione dell’Arcivescovo Sigismondo Felice Feli?ski, a partire dall’11 ottobre 2009, giorno in cui a Roma in Piazza San Pietro, Papa Benedetto XVI lo ha elevato agli onori degli altari.
Ambientato principalmente in Russia, a Jaroslavl’ sul Volga, questo lavoro, è stato da me espressamente arricchito di annotazioni registiche e di didascalie drammaturgiche, per dare a chi, dopo di me dovesse metterlo in scena, l’opportunità di ricreare l’atmosfera di questi momenti solenni. Altre tre operazioni analoghe le feci anni addietro quando, su richiesta del Rettore Padre Casimiro Przydatek della Compagnia di Gesù, scrissi “Stanislao Kostka e il Teatro Gesuitico del XVI secolo”, ambientato, quella volta, a Sant’Andrea al Quirinale a Roma, messo poi in scena in quella Chiesa dei Gesuiti e in Vaticano; ancora quando Padre Edoardo Aldo Cerrato, Procuratore Generale della Confederazione degli Oratoriani, mi commissionò “Cesare Baronio e l’Oratorio Filippino del XVI secolo” perché lo rappresentassi nell’anno 2007, in occasione della Commemorazione del Quarto Centenario dalla morte del Venerabile Cardinale Cesare Baronio ed infine quando Padre Innocenzo Venchi, Postulatore Generale dei Domenicani, m’invitò a scrivere e a rappresentare la vita del Beato Angelico nella Basilica di Santa Maria Sopra Minerva a Roma.
In ogni caso, io personalmente, questa mia proposta la considero un omaggio all’”Uomo Feli?ski”, una figura straordinaria; una persona autentica, generosa, pura d’animo, particolarmente sensibile alle vicende del suo popolo.
Quest’atto unico, come ogni rappresentazione teatrale, è fiction, naturalmente, con scene di atmosfere e rievocazioni oniriche, ma esso è anche teatro storico e d’azione, oltre che di parola; una pièce scritta per essere rappresentata ovunque, sia in spazi teatrali che in spazi non convenzionali, come antichi palazzi, ville, chiese, musei, con le loro scenografie architettoniche naturali.
La bibliografia e le note incluse in questo dramma, come in tutte le mie precedenti opere teatrali riguardanti biografie di personaggi storici, che ho scritto da quaranta anni ad oggi, sono il risultato di una scrupolosa ricerca.
Il mio compito, comunque, come ho sempre dichiarato in ogni mio scritto che abbia riguardato appunto la vita di personaggi storici, non è quello del critico, del teologo o del filosofo, dello storico o dello storico dell’arte, ma semplicemente quello dell’uomo di teatro, incline a frugare nelle più recondite pieghe dell’animo umano, minatore nelle cave dei sentimenti, approdato per la tenace ricerca, dentro quella miniera inesauribile che furono certamente, in questo caso, il cuore e la mente di Sigismondo Felice Feli?ski”.
Miei cari lettori, vi ho sottoposto quanto sopra perché possiate, attraverso questa – sia pur sintetica – documentazione, farvi un’idea di quello spettacolo teatrale e di quel personaggio, in previsione d’una prossima replica, a cui spero – questa volta – anche voi possiate partecipare come spettatori. A presto!