“PIETRO ANGELERIO – PAPA CELESTINO V”

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“PIETRO ANGELERIO – PAPA CELESTINO V”, Atto Unico Teatrale, Roma 2000.

Scena Settima: Anno 1293. Pietro, accompagnato dalla Colomba Bianca dello Spirito Santo, mentre cammina lungo un sentiero sui Monti della Maiella, si imbatte con una giovane donna.  (Parte 2)

PIETRO: (Si fa il segno della croce)

DEMONIO: (Chiude gli occhi)

PIETRO: Non morirò mai io! Io sono un uomo, consapevole delle proprie scelte, della propria missione e del conseguente prezzo da pagare, ma anche, senza inutile modestia, della notorietà che la mia opera cristiana mi ha procurato e mi procura. Diventerò famoso. Quindi, a differenza di te, sarò immortale.

DEMONIO: Vedo che la tua avidità non ti consente già più di discernere alcune verità. La fama, mio caro, non ha nulla a che vedere con l’immortalità! (Pausa) E poi, certo, per te è stato meglio fare l’eremita piuttosto che lavorare come tutti.

PIETRO: Invece io sono semplicemente realista se ti parlo così. La gente s’è accorta della mia buona fede nell’esplicare la mia opera. Io ho costruito Oratori, Cenobi, Chiese, Abbazie. Esiste un Ordine Monastico tutto mio. Tutti hanno capito le mie sante virtù.

DEMONIO: (Interrompe) Il peggio che possa capitare ad un Santo è quello di essere capito. E tu, poi, ami così tanto ascoltarti che …

PIETRO: Non ti seguo. Non ti capisco.

DEMONIO: Lo sapevo che non avresti capito. Non avevo dubbi.

PIETRO: Se volevi dirmi che non sono un Santo, questo lo so già.

DEMONIO: E se ti dico che presto sarai Papa?

PIETRO: Non voglio più starti ad ascoltare. Mi stai come perforando la testa con degli spilli. Meno male che adesso sento d’avere il cervello altrove altrimenti quei maledetti spilli finirebbero col trafiggermelo!

DEMONIO: Eppure capire è talmente semplice! Basterebbe vedere ciò che è palese. Ascoltare senza filtrar le parole.

PIETRO: Non posso più vivere con te che mi tormenti ormai da troppo tempo. E soprattutto non voglio morire con tale tormento. Per cui vattene, vattene via. E stavolta, una buona volta per tutte. Tu, la tua follia, la tua filosofia!

DEMONIO: Io sarei un folle semplicemente perché ho gettato via la mia maschera, in questo vostro mondo di maschere?

PIETRO: Ti ripeto vattene! Voglio star solo. Adesso in particolar modo, dopo questa disgustosa esperienza con te; ho bisogno di riportare ordine nel mio spirito, per fare da adesso in poi un uso ancora più corretto della mia vita.

DEMONIO: Parli di Vita, tu, agonizzante, che convivi già con la Morte. Certo l’esistenza per voi esseri umani è sofferenza, meglio cominciare a familiarizzare con la Morte, quella Morte alfin liberatoria. E il tuo Dio, se mai lo incontrerai, certo, è nell’aldilà. Quindi per ingraziarselo, sarà bene pregarlo. Invece la Morte, lei è qui. Per esorcizzarla, allora dovete imparare ad accettarla. Però non capisco voi preti che vi atteggiate a detentori della Verità Assoluta, se riconoscete che vivere è soffrire, perché andate predicando il matrimonio con la procreazione? Procreare non significa eternare la sofferenza? (Considera) Tutti sforzi inutili, comunque i vostri …, il mondo è in nostro potere.

PIETRO: Vedo che non c’è chiarezza neanche in voi demoni, che vi atteggiate a detentori del Potere Assoluto.

DEMONIO: Bando alle ciance! Adesso vieni con me!

PIETRO: (Risoluto) Adesso, invece, che hai manifestato la tua vulnerabilità, allora ti dico: “Presto sarò io ad assistere al tuo disfacimento”.

DEMONIO: Piano, piano, profeta da strapazzo! Quelli come te, mancano di immaginazione, per cui nel confrontarvi con me siete voi che nella distanza perdete. Non dimenticare che ciò che tu sei ora, io già fui, e quello che io sono, soltanto un giorno lontano tu potresti essere! Per ora non ho più tempo da concederti, ma stai pur certo, ci rivedremo presto! (Ride sguaiato mentre l’immagine del demonio si dissolve lasciando riapparire quella della donna, questa volta con il volto particolarmente dolce e sorridente. Ricompare in cielo anche la Colomba Bianca)

PIETRO: (Sorpreso) Voi?

DONNA: (Mentre si ricompone l’abito coprendo per bene le gambe che aveva pocanzi scoperto) Io volevo soltanto scherzare, Frà Pietro. Si, è il mio temperamento quello di fare scherzi. Tutti mi conoscono giù in paese per le mie burle. In verità ho bisogno di voi, della vostra parola santa. Voi che siete così caritatevole e che guarite il corpo e lo spirito, spero possiate ascoltare le preghiere di una povera donna peccatrice, di origini contadine come voi, che vi supplica. Sono tre giorni che vado vagando per queste aspre montagne nella speranza d’incontrarvi. Sapevo che il solo vedervi sarebbe stata già una Benedizione. Che vi possa parlare adesso mi sembra un miracolo, una Grazia del Cielo. Allora mi scusate per il comportamento irriverente di prima?

PIETRO: Ma certo, figliola! Sono io semmai che sono stato irriverente e cieco. Qualcuno, poco fa, dentro questa  testa, (Si tocca il capo) m’ha appena detto: “Capire è talmente semplice. Basta “vedere” ciò che è palese!” E io, a voi, non v’ho “vista”! Sopraffatto dalla paura, vi ho immaginata …

DONNA: Posso esprimere una mia considerazione?

PIETRO: Ma certo!

DONNA: “Con la paura non si va in Paradiso!”

PIETRO: (Stupefatto, con l’espressione di chi s’è illuminato) I messaggi di Dio, mi sto accorgendo,  possono arrivare perfino attraverso i nostri nemici. E per nemici intendo quelli che noi crediamo di dover combattere e che quindi evitiamo. Per un cristiano il demonio è un nemico da combattere. Per un monaco, una donna è qualcuno da evitare. Sì, il vostro messaggio è stato chiarissimo. Grazie! (La bacia su una guancia) Allora ditemi, che problema vi assilla, figliola?

DONNA: Vi sembrerà paradossale, Padre, ma io sono qui per un problema di gelosia, della mia gelosia nei confronti del mio amante. Sapete lui è un uomo molto più grande di me. E’ stato sposato con una donna pazza, come posseduta dal Demonio, aggressiva, contro tutto e tutti e che non ha voluto più saperne di lui. Ella, ormai da molti anni, è assistita dai benefattori di un’Arciconfraternita. Io tempo fa incontrai questo poveruomo in serie difficoltà; bello come il sole e galante come un nobile. Ebbene, da allora me ne sono innamorata perdutamente. Oggi viviamo insieme e tutti sanno del nostro rapporto. Adesso, a parte gli inconvenienti per la scomunica della Chiesa che giustamente colpisce sia me che lui, il problema per cui sono qui, è la mia gelosia da sempre immotivata, che va a cozzare contro la sua estrema serenità che egli ha di fondo. Però va considerato che lui è un uomo forte, sicuro di se, mentre io sono una povera ragazza che da quest’amore non sa trarre che paure e sofferenza.

PIETRO: L’Amore è il mistero più grande del mondo, più grande ancora del mistero della morte. La si confonde con la pietà, col bisogno della carne, con l’intrigo, con la paura della solitudine, coll’esigenza della maternità, col giuoco della seduzione, con la sopraffazione, col senso di protezione, con il desiderio del possesso. E, a volte, anche con la stima e con l’amicizia.

DONNA: Invece che cos’è?

PIETRO: Vedete figliola, “Amore” innanzitutto è amare noi stessi, che poi altro non è che l’amore per Dio che ci ha creati. È la capacità d’amare il mondo intero. È quello che voi, mia cara, avete dimostrato per me quando, malgrado io vi avessi considerata un demonio, mi avete fatto osservare che “Con la paura non si va in Paradiso”. “Amore” è la fiducia che mi avete accordato quando siete venuta a cercarmi per parlarmi, “Amore” è quello che avete dimostrato d’avere verso Dio quando riconoscete la Sua autorità accettando umilmente la Sua scomunica data l’indissolubilità del matrimonio. “Amore” è stato quel momento in cui avete provato tenerezza nei confronti di quell’uomo che stava soffrendo perché rifiutato dalla sua sposa impazzita. “Amore” è poi questo vostro legittimo desiderio d’amare che ora qui davanti a me state manifestando.

DONNA: E’ vero io amo profondamente quell’uomo. Non lo lascerò mai, per nessuna cosa al mondo!

PIETRO: Mah …

DONNA: E invece cosa “non è” “Amore”?

PIETRO: La scelta d’avere rapporti con quell’uomo, malgrado gli impedimenti della Chiesa e forse anche della sua coscienza. La vostra gelosia. Il vostro accanimento quando dite che non lascerete quell’uomo per nessuna cosa al mondo …. Ma ora dobbiamo lasciarci. Per me s’è fatto tardi. Perdonatemi se vi lascio così!

DONNA: La colomba viene con voi Padre Pietro?

PIETRO: Che Dio vi benedica e vi conservi  sempre così scherzosa, figliola!

DONNA: Ma, un’ultima cosa: Non potreste benedirmi? Non è stata forse una confessione la mia? … Ah, ho capito volete sapere se continuerò con quell’uomo. Se sono pentita. Va bene, rifletterò su quanto m’avete detto e poi farò sapere qualcosa al Padre Eterno. Fa lo stesso per voi?

PIETRO: (Sorridendo) Naturalmente! (Sta per allontanarsi di qualche passo)

DONNA: (Balza davanti a Pietro, lo abbraccia corrisposta e lo bacia sul viso. Poi s’incammina nella direzione opposta a quella di Pietro. Si ferma un attimo ancora, si volta a guardare Pietro che s’allontana)

PIETRO: (Vedendo che da basso sta per sopraggiungere con passo spedito, Angelo, il suo fedele seguace, con l’affanno per la salita, allora s’arresta di colpo) Cosa c’è che vieni così di fretta?

ANGELO: Sono preoccupato, è da tempo che ti sto cercando. E’ arrivato all’Abbazia di  Santo  Spirito, Rinaldo di Gentile. Ed è lì che aspetta; deve consegnare nelle tue mani un messaggio importante. Sembra voglia venire a farti visita il Sovrano in persona, Carlo II. Vieni, scendiamo subito, insieme!

PIETRO: (Non risponde, ma s’incammina verso la valle dov’è la Badia di Santo Spirito)

ANGELO: Anche il Cardinal Latino ha chiesto di te.

PIETRO: Ti ringrazio Angelo. Grazie per essere venuto a cercarmi.

ANGELO: (All’improvviso s’arresta) Mio Dio, prima ti ho visto con quella donna, abbracciato, che ti baciava. Possibile?

PIETRO: Possibile!

ANGELO: (Mentre segue Pietro) Questi pellegrini ti rintracciano dappertutto, perfino quassù. E adesso accogli anche le donne?

PIETRO: (Continuando a camminare avanti ad Angelo) E’ stato un incontro importante. Direi illuminante. Un duplice incontro, a dir il vero. Chissà, forse voluto dal Signore.

ANGELO: (Mentre segue Pietro) Ma la nostra Regola Monastica, da te stesso creata, adesso ci consente d’avere contatti con le donne? Non è stato sempre assolutamente proibito?

PIETRO: (Non risponde)

ANGELO: (Fa qualche passo in silenzio) Tu sei il nostro Maestro e quindi io non dovrei denunciare l’accaduto alla nostra Comunità.

PIETRO: (Non risponde)

ANGELO: (Fa qualche altro passo in silenzio) Così però, non denunciandolo, mi renderei complice d’una trasgressione grave alla Regola. Come potrei vivere poi con questo segreto?

PIETRO: (Non risponde)

ANGELO: Capisci Pietro, tu non puoi chiedermi questo!

PIETRO: Ho incontrato quella donna. Lei era venuta a cercarmi perché aveva un disperato bisogno di conforto. Io sono stato ad ascoltarla e spero d’averla rassicurata almeno un po’. Allora, per ringraziarmi, quella donna m’ha dato un innocente bacio qui sulla gota mentre io la tenevo fra le braccia. E poi l’ho lasciata andare. Ma tu, piuttosto, adesso, perché ancora la tieni? (Fa qualche passo in silenzio) Sappi fratello: “Dio ci ha dotati della ragione per poter discernere” e soprattutto sappi: “Con la paura non si va in Paradiso”!