Ilona Rupiewicz
Nel mese di marzo 2012, il Ministero della Giustizia ha pubblicato un progetto di legge con un elenco delle professioni che saranno oggetto di liberalizzazione. Tra le professioni proposte (come tassista, consulente legale, avvocato o ufficiale giudiziario) ci sono anche quelle di accompagnatore turistico e guida turistica. Tra le motivazioni del ministro Jaros?aw Gowin sono stati presentati vari argomenti, ad esempio, che la Polonia si trova in una posizione bassa nella classifica dei Paesi che richiedono una licenza per esercitare una professione (finora tali professioni in Polonia erano circa 380). Secondo il Ministero della Giustizia, la liberalizzazione potrebbe non solo aprire l’accesso a molte professioni, ma anche promuovere la concorrenza e aumentare il potenziale economico del Paese.
Non intendo analizzare la bontà della liberalizzazione di tutte le professioni, perché certamente l’elenco del ministro Gowin comprende anche professioni per cui è giusto liberalizzare. Mi concentro su quello che mi è più vicino, e quindi su cui posso parlare un po’ di più, cioè sull’accompagnatore e sulla guida turistica. Il Ministero tratta i dati del rapporto Global Competitiveness inerenti la competitività delle economie mondiali come argomento a favore della liberalizzazione. Ad esempio, i Paesi scandinavi, che hanno occupato le prime posizioni in questo elenco, non impongono ai loro accompagnatori e alle guide turistiche l’obbligo di passare l’esame di autorizzazione. Paesi come Italia, Portogallo, Grecia e Polonia sono stati classificati nelle posizioni più basse di questa graduatoria, e come ha sottolineato il ministro Gowin, in questi Paesi le professioni di accompagnatore e di guida turistica sono disciplinati da regolamento. Allora, come spiegare il fatto che la Francia (leader mondiale in termini di frequenze dei turisti visitanti) chiede licenza alle sue guide, ma si trova in alto nell’elenco di questo rapporto? Evidentemente tali dati non influiscono realmente sull’importanza della liberalizzazione nel settore turistico e nell’economia nazionale.
Ma basta con le statistiche, andiamo ai fatti! Tutti saranno d’accordo che un turista che visita un Paese, una regione o una città, si aspetta che la guida turistica abbia una vasta conoscenza, responsabilità e professionalità. Anche se nell’ambito si incontra “una pecora nera”, tuttavia, il settore è abbastanza stabile e spesso verifica solo le qualifiche dei propri rappresentanti. Mi chiedo come, dopo la liberalizzazione, sia possibile controllare: competenze linguistiche, conoscenza, preparazione per la professione, conoscenza dei diritti nel turismo e la fedina penale pulita. Se tutti faranno pubblicità ai loro servizi su internet i potenziali turisti come potranno verificare se l’accompagnatore risponde ai requisiti richiesti? Come l’accompagnatore turistico, che non conosce la lingua e né le leggi vigenti, ma viaggia con un gruppo in Kenya o in Messico, potrà effettivamente aiutare il potenziale turista quando esso perde il passaporto o ha un attacco cardiaco? Naturalmente, non tutte le persone che non hanno una licenza di accompagnatore o di guida turistica, sono sempre incompetenti, ma in questo caso sarà molto difficile verificare le competenze sopra citate. Il mercato di categoria e le agenzie di viaggi indurranno una certificazione interna e ancora una volta si tornerà al modo informale del regolamento. E, paradossalmente, la liberalizzazione proposta dallo Stato chiuderà l’accesso alla professione. Non sarà possibile ottenere una licenza, e per questo non si potrà lavorare, ad esempio in Italia: una delle destinazioni turistiche più importanti tra i polacchi. Cosa invece accadrà nel turismo incoming, se il gruppo non avrà l’obbligo di assumere l’accompagnatore o la guida polacca? Naturalmente, sceglieranno i servizi dei loro agenti o non assumeranno nessuno. Quindi come la Polonia potrà ottenere entrate supplementari al bilancio dopo la liberalizzazione, se l’accompagnatore o la guida turistica non guadagnerà all’interno del proprio Paese e allo stesso tempo non potrà lavorare all’estero, più precisamente nei Paesi in cui la licenza è ancora richiesta? Come si può vedere, in questo caso, troviamo un sacco di contraddizioni. Non voglio presentare qui l’estremo punto di vista ed esagerare, ma devo lasciare il lettore con una domanda: vi piacerebbe che i vostri figli o voi stessi viaggiaste con un minorenne o con chi ha precedenti penali come accompagnatore? O magari con una persona senza conoscenza della lingua straniera e delle normative in vigore nel Paese visitato? Visto che, in teoria, dopo la liberalizzazione, tutti saranno in grado di guadagnarsi da vivere in questo modo…