Edoardo Zarghetta
Non conviene sentirsi spettatori passivi quando si parla della politica presidenziale americana. Anche se si tratta solamente di energia e di sostenibilità bisogna tener conto che gli USA ricoprono un ruolo importantissimo a livello globale grazie ai loro export d’innovazione tecnologica, modelli di sviluppo e tanto inquinamento.
A gennaio Barak Obama si è insediato alla Casa Bianca per un secondo mandato che lo vedrà leader tra i leader mondiali per i prossimi quattro anni. É lecito chiederci cosa ci possiamo aspettare in materia energetica ed ambientale nel futuro politico americano?
Nel precedente mandato (2008-2012) abbiamo assistito alla difficoltà del Presidente di attuare le politiche promesse durante la prima campagna elettorale. Non tanto perché l’azione di governo in politica energetica sia stata poco aggressiva ma perché le aspettative che Obama aveva creato sia durante la campagna “Yes We Can” che con il famoso discorso d’insediamento erano altissime. In quest’ultimo in particolare, un riferimento molto forte veniva fatto alla possibilità di creare sviluppo economico ed occupazione attraverso le energie rinnovabili e la lotta al riscaldamento del pianeta: “There is new energy to harness and new jobs to be created” diceva il Presidente allora. A quattro anni di distanza, abbiamo visto che il pianeta resta in pericolo di collasso ambientale, soprattutto a causa delle emissioni di Co2 americane, dove poco si è fatto per ridurre la dipendenza del paese dai combustibili fossili. Il vero obiettivo del governo americano è stato di ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia aumentando l’indipendenza energetica del paese. Ma le tecnologie su cui si è puntato per raggiungere questo obiettivo sono state principalmente “sporche”: Il Presidente ha concesso licenze per l’esplorazione off-shore di petrolio e gas, per la costruzione di 3.500 km di oleodotto dall’Alaska al Texas e per l’estrazione di gas con la tecnica del Fracking (pompaggio di acqua e sostanze chimiche per far uscire il gas da giacimenti non profondi).
Nel suo secondo discorso d’insediamento, Obama ha nuovamente promesso di rispondere alle minacce rappresentate dal riscaldamento globale e di voler “preservare la patria consegnata agli uomini da Dio” attraverso il supporto di fonti energetiche sostenibili. Ma i proclami ambientalisti di Obama, per quanto colorati da fervore religioso e patriottismo, si dovranno scontrare con una Camera dei Rappresentanti in mano ai conservatori; per questo, pur riconoscendo il maggior peso dato a questi temi dal Presidente in questo discorso, gli ambientalisti hanno poche speranze che il secondo mandato di Obama possa portare un serio cambiamento alla politica energetica USA. Anche se ci sono dei segnali che l’atteggiamento dell’amministrazione verso due delle tre politiche energetiche sopra descritte possa cambiare, in seguito all’incidente d’inizio anno della piattaforma Kulluk di proprietà della Shell, che rischia di versare nel delicato ambiente polare 650.000 litri di combustibile Diesel e 55.000 litri di lubrificanti, il governo americano ha deciso una moratoria di 60 giorni per il controllo delle misure di sicurezza messe in campo dalle imprese petrolifere coinvolte nella ricerca di petrolio nella regione artica. Inoltre, per quanto riguarda l’oleodotto Keystone XL, successivamente all’approvazione definitiva da parte degli stati interessati, Obama ha richiesto un ulteriore periodo di tempo per dare il proprio consenso; sull’estrazione del gas con la tecnica del Fracking, invece, pesa una revisione voluta proprio dagli Stati interessati, perché sembra che questa comporti la contaminazione radioattiva delle falde acquifere circostanti i pozzi, in quanto l’acqua pompata sotto terra raccoglie le sostanze radioattive normalmente presenti nel sottosuolo e le convoglia verso falde acquifere e fiumi. Le decisioni su questi tre temi, oltre alla ricostruzione del team di collaboratori incaricati di gestire le varie funzioni di governo in materia di energia e ambiente, sono le sfide che aspettano Obama nei settori energia e sostenibilità. Speriamo, per il bene del pianeta, che Obama confermi le sue credenziali ambientaliste al più presto.