Quando nella primavera del 2011, appena dopo essermi laureata in Italianistica, mi trovavo per la prima volta in volo verso la città di Palermo, in Sicilia, cercavo con la mia immaginazione di dar forma e colore alle descrizioni che di questo luogo mi avevano fatto alcune persone a me vicine. A pochi minuti dall’atterraggio all’aeroporto di Punta Raisi, intitolato alla memoria dei magistrati antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la mia curiosità diventava incontenibile, e vedere avvicinarsi dall’oblò dell’aereo quel mare meraviglioso, luccicante di riflessi luminosi, accresceva queste mie emozioni. L’aeroporto di Palermo, distante circa 25 minuti di macchina dal centro della città, è delimitato dalle montagne e dal mare, un elemento che nel contempo incanta e dà un brivido ai passeggeri che, fino all’ultimo, temono che l’aereo possa finire in acqua.
Sono arrivata in un giorno di sole, un sole che a queste latitudini è forte e caldo anche in primavera; il clima e la luce presenti al mio arrivo erano molto diverse da quelli che avevo lasciato in Polonia. Da quel momento ho visitato questa città altre tre volte, perché ogni volta che la lascio inizio immediatamente a sentirne la mancanza. Palermo è il luogo perfetto per chi ama l’arte senza tempo e l’architettura più spettacolare, il mare cristallino e le spiagge caraibiche, la gastronomia più gustosa e il calore senza eguali di una metropoli millenaria, simbolo di una terra che è ancora oggi, a tutti gli effetti, il melting pot delle culture mediterranee: l’isola di Sicilia.
Il modo migliore per godere delle meraviglie che offre questa città è immergersi in essa, lasciandosi alle spalle ogni spiacevole pregiudizio che riguarda la sua storia recente e avendo sempre presente che il cuore di questa metropoli affonda le sue origini nella storia e pulsa da epoche remote.
Palermo fu infatti fondata dai Fenici nel 734 a.C., che la chiamarono “zyz”, il cui significato indicava un “fiore”, probabilmente per via della conformazione del territorio che, delimitato dai fiumi Papireto e Kemonia, assumeva proprio una forma assomigliante a quella floreale. Il suo nome attuale però ha origini greche, Panormos, ovvero “tutto porto”. Palermo forma, infatti, un anfiteatro naturale che ha favorito fin dall’antichità i traffici commerciali non solo dei Fenici, ma anche dei commercianti provenienti dalla Grecia, Cipro e Creta, che affollavano la città. Un simile luogo, così strategico dal punto di vista commerciale, entrò nelle mire espansionistiche di Siracusa e di Cartagine, fino all’arrivo dell’Impero Romano, sotto il cui dominio modificò leggermente il nome, latinizzandolo in Panormus. Dopo la caduta dell’Impero Romano e tre secoli di dominazioni che videro avvicendarsi Vandali, Ostrogoti e Bizantini, la città fu conquistata dagli Arabi nel 831 d.C., tornando a vivere momenti di grande splendore non solo dal punto di vista politico, ma anche artistico. Gli Arabi, che rinominarono Panormus in Balarm, lasciarono in eredità ai palermitani non soltanto migliorie nella tecnica agricola, ma soprattutto un immenso patrimonio architettonico, costituito da oltre trecento moschee e dall’edificazione di interi quartieri. Nel 1072 la città fu conquistata dai Normanni, una popolazione proveniente dalla Scandinavia, sotto la cui dominazione Palermo assunse il suo nome attuale. Io ho avuto la fortuna di visitare il Palazzo Reale, oggi sede dell’Assemblea regionale siciliana, che i Normanni avevano adibito a centro nevralgico del loro potere, una reggia imponente e meravigliosa al cui interno è possibile ancora osservare testimonianze della loro illustre presenza. Una delle cose più incredibili che si possano osservare al mondo si trova proprio in questo castello: sto parlando della Cappella Palatina, una basilica fatta costruire dall’imperatore Ruggero II nel XII secolo, che mi ha lasciata a bocca aperta grazie ai suoi mosaici in oro e pietre preziose e al suo tetto a capriate lignee.
Grazie alla successiva presenza dell’illuminato imperatore degli Svevi, Federico II, la città diventò il centro della cultura e dell’arte mediterranea. Agli Svevi succedettero dapprima gli Angioini e poi i Borboni, mentre nel periodo più recente, Palermo fu teatro di vicende cruciali per l’Unità d’Italia, avvenuta nel 1861 e legate allo sbarco in Sicilia da parte di Garibaldi.
Si potrebbe parlare per ore, forse giorni interi, della storia e delle incredibili ricchezze, tradizioni, record e aneddoti legati a Palermo; la città del “teatro del sole”, delle regge e dei mercati, degli imperatori e degli inquisitori, dei maghi e degli scienziati, dei collezionisti e dei musei, dei giudici e degli assassini; una città d’oro, marmo e polvere, che innumerevoli popoli hanno bramato, conquistato e poi dimenticato. Palermo è questo e mille altre cose ancora, è la città dei pupi e dei cani dormienti, delle chiese bizantine, normanne e barocche, delle strade e dei palazzi in stile Liberty con i loro fornitissimi bar, i cui deliziosi cannoli e i dolci di marzapane hanno stregato visitatori illustri come Wagner e Verdi, Goethe e Maupassant, Nelson e Garibaldi, Van Dyck e Renoir, Coppola e Visconti. Palermo, dalle acque cristalline, è una delle più belle e suggestive città d’Italia, forse quella con più anime al suo interno data la sua natura tradizionalmente cosmopolita, dove è possibile trovare tutto il mondo in una strada e molte lingue in un unico vociare, dove ogni piazza diventa un teatro e ogni vicolo, talvolta, è una casa.
In questo articolo ho provato a descrivervi molto sommariamente non solo com’è Palermo, ma anche cosa è Palermo, partendo dalle origini del suo nome e facendo un elenco delle dominazioni che si sono succedute. Il nostro viaggio in questa città senza tempo proseguirà nel prossimo numero.