Asiago – altopiano delle meraviglie

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Vista da vetta Caldiera

Fino allo scorso luglio parlare di Asiago per me, e per un altro paio di inguaribili giocatori, era soprattutto sinonimo di feroci battaglie a Risiko. Quell’irresistibile gioco da tavolo capace di tenerti per ore concentrato in strategici spostamenti, ritirate tattiche e furiosi attacchi. Ma cosa c’entra Asiago con il Risiko? Il problema è che siamo degli eterni adolescenti. Ancor oggi come ai tempi del liceo e dell’università – quando ci trovavamo una volta la settimana a giocare a casa mia o del caro amico Carlo, distanti poche centinaia di metri l’una dall’altra in zona Zattere a Venezia – continuiamo a incontrarci, sempre gli stessi, almeno una volta l’anno con i dadi in mano pronti a dichiarare: “attacco la Kamchatka”! 

Carlo dopo l’università si è trasferito in una splendida villa ad Asiago che ha trasformato, insieme alla sua infaticabile compagna di vita Donata, nell’accogliente B&B Ai Tre Larici che da anni ospita i nostri weekend di Risiko, in cui 3-4 attempati uomini, con sottofondo di musica pop anni 80, si chiudono in salotto a giocare senza tregua; uniche soste concesse per mangiare, dormire e andare al bagno.

“Ma quand’è che vieni su ad Asiago e ti fermi qualche giorno anche senza il Risiko?”, mi ripetevano da anni Carlo e Donata che giustamente vanno fieri dell’altopiano delle meraviglie, in cui la bellezza del paesaggio si interseca con la storia, in particolare della Prima Guerra Mondiale, che ha segnato indelebilmente queste terre. Sia chiaro, l’altopiano di Asiago è famoso, non è che non conoscessi proprio nulla ma diciamo non mi ero mai veramente dedicato a esplorarlo. 

La svolta di luglio è stata strategicamente concertata da Donata che invitandomi a presentare il mio racconto “Corte Polacca” (edito da Austeria), nell’elegante palazzo del Municipio di Asiago sapeva che mi avrebbe trattenuto qualche giorno. E così è stato!

Nella prima uscita, insieme ai compagni di viaggio Agata, Alessandro, Ania e Stefko, abbiamo risalito l’Ortigara, cima (2.106 metri), al confine tra Veneto e Trentino Alto-Adige, famosa per l’omonima cruenta battaglia che, tra il 10 e il 29 giugno del 1917, vide impegnati ben 400 mila soldati dei due schieramenti: italiano e austroungarico. Eventi che vengono ricordati con numerose targhe lungo la salita nel bosco di pino mugo dove si incontrano la chiesetta Lozze, il punto d’appoggio “Baito Ortigara” e alcuni tratti di trincea prima di raggiungere la vetta dove nel 1920 fu posta una colonna mozza con l’iscrizione “Per non dimenticare”. 

Nonostante la fatica, dopo aver raggiunto la vetta dell’Ortigara, ci siamo lanciati – col cuore, più che col fisico – verso l’altra vicina cima Caldiera (2.124) dove siamo giunti stremati alla meta ma felici prima di intraprendere la strada del ritorno e presentarci la sera a Carlo e Donata orgogliosi di poter raccontare d’aver completato l’intero percorso.

Il giorno seguente, con ancora un po’ di acido lattico nelle gambe, abbiamo raggiunto in auto il rifugio Larici “Da Alessio” a 1658 metri da cui abbiamo preso un sentiero ad anello che dopo averci portato su in alto a Cima Larici ci ha ricondotto, affamati, al rifugio dove ci siamo ampiamente rifocillati con zuppa di montagna, grigliata di carne mista con polenta e ovviamente crostata di mirtilli e caffè!

Provati dalle camminate dei giorni precedenti per la terza escursione abbiamo deciso di visitare il Forte Corbin raggiungibile in auto. Situato in prossimità del Monte Cengio e del paese di Treschè Conca, il Corbin fu uno dei forti italiani che costituivano la linea difensiva sulle Prealpi vicentine. Costruito a partire dal 1906 su uno sperone di roccia proteso sulla Valle dell’Astico con lo scopo di difendere la vallata da eventuali invasioni austroungariche, il Corbin in realtà ebbe un ruolo marginale nel conflitto. Abbandonato fin dagli anni Venti del secolo scorso il Forte Corbin è stato, dopo la Seconda Guerra Mondiale, restaurato e valorizzato dalla famiglia Panozzo, che lo ha reso un interessante museo sulla Prima Guerra Mondiale. Il Forte oltre a mostrare la pianta e gli interni della struttura militare, che seppur a cielo aperto sono ben conservati, offre anche panorami incredibili e un piccolo ma interessante museo con oggetti della guerra 1915-1918.

Municipio di Asiago

L’intensità di questa tre giorni asiaghese non è comunque riuscita a scalfire l’attenzione che dedico a tutto ciò che ha un’attinenza con la Polonia, così segnalo con piacere come molte iscrizioni e targhe commemorative sull’Ortigara riportano anche la traduzione in polacco, cosa che mi ha fatto ricordare che tra Italia e Polonia durante la prima Guerra Mondiale ci fu una sorta di intesa segreta che spinse molti polacchi a disertare dall’esercito austroungarico per unirsi agli italiani nella speranza, poi realizzata, che la sconfitta di Vienna aprisse le porte alla rinascita dello stato polacco. 

Parlando poi dell’asiaghese più famoso, ovvero il celebre scrittore Mario Rigoni Stern, autore tra l’altro del capolavoro “Il sergente della neve” in cui racconta la complicata, dolorosa, ritirata dalla Russia durante la Seconda Guerra Mondiale, mi è saltato subito all’occhio che, dopo l’armistizio firmato dall’Italia con gli Alleati, il sergente Rigoni Stern fu incarcerato con i suoi uomini nel campo di concentramento a Olsztynek da dove, dopo due anni di prigionia, fu liberato dall’avanzata dell’Armata Rossa. Così dalla Masuria raggiunse la lontana Asiago a piedi. 

Ma la Polonia, manco farlo apposta, torna protagonista anche l’ultima sera: cenando con Carlo e Donata ci raccontano che quando i figli erano piccoli hanno avuto per qualche anno il fondamentale supporto di Agnieszka una indomita ragazza di Katowice che con la medesima cucinava zuppe polacche e spalava neve alleviando non poco la quotidianità di Carlo e Donata. 

Chiesa Lozze

Ammetto che siamo ripartiti da Asiago con la sensazione d’aver appena iniziato a scoprire questo eccezionale territorio caratterizzato da innumerevoli sentieri di montagna da scoprire, tra malghe, laghetti, trincee e forti. Un’offerta naturalistica attraente in ogni stagione – d’inverno si può sciare e far ciaspolate – arricchita da un intenso programma d’appuntamenti culturali tra cinema, presentazioni di libri e concerti, e da altre attrazioni tra cui merita sicuramente una visita anche l’osservatorio, uno dei più importanti d’Italia, che ci fa scoprire i segreti della nostra galassia. Una terra generosa anche di prodotti agroalimentari tra cui spicca il celebre formaggio Asiago Dop, esportato in tutto il mondo, oltre al miele e alle marmellate.

Se volete togliervi gli ultimi dubbi sul fatto che valga la pena visitare Asiago (e se andate Ai Tre Larici la sera potete pure giocare a Risiko!), date un’occhiata al sito.

Forte Corbin