Attore, regista e produttore cinematografico italiano, abita in un trullo in Puglia e divide la vita professionale tra l’Italia e gli Stati Uniti. Il suo ultimo cortometraggio “Nikola Tesla, the Man from the Future”, ambientato a New York il 16 maggio 1888, racconta la storia dell’inventore serbo Nikola Tesla. Lo scorso dicembre il fi lm è stato presentato a Varsavia all’interno del 15° Grand Off Witold Kon, Festival Internazionale di Cortometraggi Indipendenti.
Incontriamo Tesla nel momento in cui sta per presentare un innovativo motore asincrono a corrente alternata che cambierà per sempre il mondo e il progresso tecnologico. Il fi lm è un progetto internazionale multi piattaforma girato tra cinema e VR 3D. La versione in realtà virtuale è stata girata con un sistema di ripresa in soggettiva 3D grazie a cui è possibile catapultarsi dentro la storia e dentro il corpo di Tesla, vivendo i suoi esperimenti in prima persona.
Il cortometraggio ha debuttato ad Alice nella Città, durante la Festa del Cinema di Roma, nel 2020 nella Selezione Ufficiale e, dopo un anno e qualche mese, sta ancora girando per i festival di tutto il mondo. Finora ha vinto un totale di 22 premi tra cui miglior cortometraggio a Hollywood Gold Awards, 2 premi al Digital Media Fest 2021 con la versione VR e delle menzioni speciali a Praga e in Russia. La versione VR del fi lm è uscita nel 2020, mentre da marzo la versione cinematografi ca sarà su Rai Play, così potrà essere apprezzato da un pubblico più ampio, non solo quello che frequenta i festival.
La regia non è stata la tua prima scelta, qual è stato il tuo percorso formativo?
In realtà ho fatto tanti lavori diversi nella vita. Nel mondo dello spettacolo ho iniziato facendo il fi gurante in qualche programma televisivo, prima di diventare attore. Solo dopo mi sono iscritto ad una scuola di teatro segnalatami da un collega. Ho studiato anche con Michael Margotta, un coach di New York, che lavora tanto in Italia. Devo dire che lui mi ha formato molto e tante cose mi tornano molto utili oggi quando lavoro con gli attori. Ho esordito giovanissimo come stuntman nel fi lm „Gangs of New York” che hanno girato in Italia e poi come controfi gura in „The Sin Eater” con Heath Ledger. Se penso che sono stato in auto con lui mi vengono i brividi. Poco dopo ho esordito come attore con un piccolo ruolo nella serie televisiva Elisa di Rivombrosa. Il primo lavoro come protagonista è stato nel 2004, nella serie Rai „Sweet India” di Riccardo Donna e da lì sono arrivate altre opportunità che nel 2007 mi hanno portato negli Stati Uniti. Era una cosa che volevo fare sin da bambino, ero affascinato dall’idea di partire e andare dall’altra parte del mondo. In più in quel periodo non stavo lavorando molto perciò ho deciso di dare una svolta alla mia vita e inseguire il sogno americano.
Perché hai scelto proprio New York?
In realtà volevo andare a Los Angeles, ma uscì un’intervista su in settimanale fatta in occasione della serie „Sweet India” e la giornalista invece di scrivere che volevo partire per Los Angeles, ha scritto per New York. L’ho preso come un segno e ho cambiato la destinazione del viaggio.
Il sogno americano si è rivelato come lo avevi immaginato?
All’inizio ho fatto il cameriere in un ristorante italiano sulla West 46 a Manhattan e grazie a quel lavoro sono riuscito a pagarmi la scuola d’inglese e il corso di recitazione. Poi ho fatto il modello per un grosso brand italiano. Comunque non sono rimasto fisso negli Stati Uniti, facevo avanti e indietro perché non avevo ancora il visto idoneo. Un pomeriggio, mentre ero a Roma, mi è arrivata una mail con la proposta di fare un provino per un cortometraggio a New York il giorno stesso! Non volevo rinunciare quindi ho scritto al regista inventando che ero impegnato fuori New York e gli ho chiesto se fosse stato possibile spostare l’incontro per il giorno dopo. Ci sono riuscito! Grazie a questa mossa mi sono imbarcato su un volo last minute, ho vinto il provino e mi hanno preso come protagonista per quel cortometraggio e subito dopo ho fatto il protagonista in un piccolo fi lm indipendente francese. È stata una svolta che mi ha permesso di prendere il visto come attore e ho cominciato a costruire il mio percorso.
E quando hai capito che alla carriera d’attore preferisci quella da regista?
Non c’è stato un momento preciso. Facevo video già a 16 anni con la super 8. Al liceo stavo sempre con la telecamera e giravo sketch divertenti con i miei compagni. Poi nel 2008 ho scritto e diretto il mio primo cortometraggio „Troppo d’azzardo”, in cui il protagonista doveva recuperare una Dune Buggy che il padre aveva perso a poker anni prima. È stato il primo progetto di finzione in Italia ad essere girato in 4K ed è uscito sulla Tv privata italiana Coming Soon Television. Poi però non ho voluto fare altre regie. Temevo di dare l’idea agli addetti ai lavori di voler fare troppe cose e mi ero auto convinto di fare solo l’attore. Stavo riflettendo su cosa volevo veramente fare nella vita e questo mi ha portato però ad aprire la mia casa di produzione. Alla fine del 2015 mi affidarono la realizzazione di un video per l’allestimento di un museo in Basilicata, sulla storia di un famoso brigante italiano dell’800. Mi è venuta l’idea di trasformare quel video in un cortometraggio cinematografico a cui diedi il titolo „Il lupo del Pollino”. L’idea piacque ai miei committenti, tanto che poi il corto ha vinto dei premi ed è stato distribuito da Rai Cinema. Dopo aver visto questo lavoro alcuni amici e la mia agente mi hanno esortato a dedicarmi nuovamente alla regia. Ero un po’ indeciso, ma poi si è aggiunta anche una produttrice e alla fine mi hanno convinto a lanciarmi in modo serio. Così ho cominciato a dirigere altre ricostruzioni storiche e una serie di video multimediali, incluso qualche spot di moda. Da lì mi sono specializzato nella regia Virtual Reality. Tra il 2019 e il 2020 ho fatto Nikola Tesla. Il film è stato prodotto dalla mia società WEST 46TH FILMS in coproduzione con la società inglese Casting The Bridge e con il sostegno di Nuovo Imaie. Questo progetto si è rivelato catartico sotto molti aspetti.
Perché volevi raccontare un personaggio come Tesla?
È stato un caso, anche se non credo al caso! Un pomeriggio, parlando di fisica quantistica con la casting director Teresa Razzauti, a un certo punto è uscito fuori il nome Tesla, di cui allora sapevo poco rispetto ad oggi. Il nome è soprattutto associato alle auto elettriche. Giorni dopo lei mi chiama e mi fa notare la mia somiglianza con questo grande scienziato. I suoi brevetti e il suo lavoro teorico formano, in particolare, la base del sistema elettrico a corrente alternata, della distribuzione elettrica polifase e dei motori elettrici a corrente alternata, con i quali Tesla ha contribuito alla nascita della seconda rivoluzione industriale. Così ho comprato subito le biografie e ho cominciato a studiare il personaggio. Mi sono innamorato di questa idea perché ho scoperto che Tesla ha avuto una parabola pazzesca che mi ha conquistato. Ho dovuto meditare un po’ su cosa raccontare perché non volevo fare un documentario. Mi interessava raccontare una storia basata su eventi reali ma romanzata, per far conoscere quest’uomo incredibile a chi non lo conosceva. Dovevo trovare l’idea giusta. Poi all’improvviso, mentre ero a New York, scrissi di getto la sceneggiatura in una notte, direttamente in inglese, et voilà!
Nel film ci sono elementi della vita reale di Tesla?
L’ultima scena del film è stata girata a New York da Delmonico’s, la storica steakhouse statunitense, dove Nikola Tesla andava spesso a cena con Mark Twain. La facciata del palazzo in cui si trova il locale è uguale a com’era a fine ‘800. Nel nostro progetto abbiamo ricostruito solo gli edifici che c’erano attorno. Siamo riusciti a girare lì senza pagare la location perché tre settimane prima scrissi una email romantica al marketing di questo ristorante, chiedendo se potevano aiutarmi a realizzare il sogno di girare lì dentro la scena finale del film. Hanno acconsentito mettendomi a disposizione l’interno e l’esterno. Il manager è un fan di Tesla! Sedermi sul posto dove veramente si sedeva Nikola Tesla è stata una grande emozione. Inoltre tutti gli effetti in scena sono stati realizzati usando una vera bobina di Tesla fatta arrivare sul set per ricreare la stessa magia che ha creato lo scienziato attraverso il suo campo elettromagnetico.
I prossimi progetti?
Sto preparando un nuovo cortometraggio perché amo questo genere. Secondo me, raccontare una storia in 15 minuti è un esercizio dell’anima che ti obbliga a concentrare la narrazione e far arrivare al pubblico il messaggio che vuoi trasmettere in un lasso di tempo molto limitato. Questo nuovo progetto si chiamerà „Lo zio di Venezia” e avrà come protagonista Giorgio Tirabassi, un attore italiano straordinario che ammiro molto. La storia si svolge interamente a Venezia e racconta un confronto generazionale tra uno zio romano e un nipote trentenne che dà tutto per scontato nella vita. Voglio raccontare come spesso noi diamo priorità alle cose superflue, un po’ per vana gloria, tralasciando i veri valori che ci rendono umani, tra cui l’amore. Tutto questo viene raccontato in una pungente chiave ironica, dove si sorride ma ci si emoziona, con un grande colpo di scena. Non vedo l’ora che il pubblico lo veda. Finito questo progetto mi dedicherò appunto al mio primo lungometraggio che avrà un bellissimo cast e sarà ambientato nel Sud Italia tra presente e passato, ma per ora lasciamo un po’ di mistero. In programma c’è anche un film di animazione in 3D, su cui sto già lavorando dallo scorso anno assieme a un gruppo di professionisti e avrà come protagonista un bambino speciale.
Stai sperimentando generi diversi?
Il bello di questo lavoro è che ci permette di dare sfogo alla fantasia e non essere fossilizzati con un solo genere. Mi sono imposto di fare solamente le cose che veramente mi va di raccontare o che sento debbano essere raccontate, a prescindere se le scrivo io o altri. Questa è una cosa che ho imparato anche dagli americani. Ci sono tanti registi che fanno film di generi diversi dove in ciascun lavoro mettono sempre un po’ di loro stessi. Una storia può essere raccontata con colori assai diversi, basta scegliere quali. A me stanno a cuore le tematiche come il confronto umano o immergere i personaggi in avventure fantastiche, raccontare di eroi positivi o negativi che ritrovano loro stessi. Mi piace esplorare le dinamiche dell’amore, dell’amicizia e il lato oscuro di ognuno di noi. Mi piace dar voce ai vinti che vogliono riscattarsi e non far mancare mai un colpo di scena che sorprenda o spiazzi il pubblico. Alla base di tutto questo però ci sono sempre i rapporti umani. Il cinema per me è l’evasione più spettacolare della nostra vita.