Quando vado in giro a sbrigare le mie commissioni quotidiane, mi capita spesso di fare un salto in qualche libreria di passaggio. Di solito non ho grossi problemi nella scelta di una buona lettura. A volte sono guidata dal nome dell’autore che magari conosco o di cui ho sentito parlare, a volte invece mi ispira solo il titolo o la copertina adocchiata nella vetrina. In verità la maggior parte delle volte sembra che non sia io a cercare i libri, ma che essi cerchino me, “capitandomi” tra le mani. Ma succede talvolta che l’ispirazione non arriva immediatamente e quindi di tanto in tanto vale la pena affidarsi all’autorevolezza dei premi letterari che senz’altro sono la garanzia di una buona lettura.
In Italia ce ne sono molti, di varie categorie che spaziano per ambito e modalità di conferimento. Tra i più prestigiosi nel mondo della prosa c’è il Premio Strega.
Nell’Italia del primo dopoguerra, quando borghi e città mostravano tutti i segni della violenza appena subita, e le macerie riempivano ancora gran parte del territorio, nel 1947 due persone vollero restituire alla cultura l’importanza intrinseca nella ricostruzione di una identità nazionale e sociale, ancor prima che materiale. Così Maria Bellonci e Guido Alberti decisero di fondare un premio letterario che chiamarono Premio Strega, dall’omonimo liquore di cui l’attore Alberti era produttore e amministratore dell’azienda di famiglia. Il Premio fu la naturale evoluzione degli incontri che già dal 1944 si tenevano nel salotto letterario della scrittrice Bellonci, denominato gli “Amici della domenica”, ancora sotto i bombardamenti ed il terrore della guerra.
Così la Bellonci ricorda quel periodo: “Cominciarono, nell’inverno e nella primavera 1944, a radunarsi amici, giornalisti, scrittori, artisti, letterati, gente di ogni partito unita nella partecipazione di un tema doloroso nel presente e incerto nel futuro. Poi, dopo il 4 giugno, finito l’incubo, gli amici continuarono a venire: è proprio un tentativo di ritrovarsi uniti per far fronte alla disperazione e alla dispersione. Prendiamo tutti coraggio da questo sentirci insieme. Spero che sarà per ognuno un vivido affettuoso ricordo.”
Questo fu l’embrione dal quale si sarebbe sviluppata la più importante istituzione letteraria nazionale, che ha visto fra i suoi partecipanti illustri scrittori del calibro di Ennio Flaiano, Elsa Morante, Natalia Ginzburg, Anna Maria Ortese, Maria Bellonci, Dacia Maraini, Margaret Mazzantini, Melania Gaia Mazzucco, Helena Janeczek, Umberto Eco, Sandro Veronesi e molti altri.
Non è possibile elencare tutti i vincitori nella lunga storia del Premio letterario, assegnato ogni anno a partire dal 1947.
Aggiungo, che il nome dell’istituzione, come quello dell’omonimo liquore “Strega”, deriva da un’antica tradizione legata alla stregoneria nelle credenze popolari dell’Italia meridionale, in particolare alla janara dell’area di Benevento, da dove proveniva la famiglia Bellonci, che è una delle tante fantasiose figure di streghe protagoniste nei racconti della tradizione del mondo agreste e contadino.
Tutt’oggi quattrocento giurati si riuniscono generalmente nel mese di giugno, per scegliere dodici opere da ammettere al concorso. Durante la prima selezione ne vengono scelte in genere cinque, anche se a volte è stato necessario aggiungerne una ad ex equo, portando in finale sei titoli. Il vincitore viene designato di anno in anno, come da tradizione, precisamente il primo giovedì di luglio. Nel ninfeo di Villa Giulia a Roma, la giuria effettua la votazione definitiva che proclama l’opera vincitrice, trasmessa in diretta televisiva dalla Rai.
Gli stessi quattrocento giurati, selezionati fra donne e uomini eccelsi in varie forme di arte e cultura, oltre a ex vincitori del Premio, vengono ancora oggi denominati gli “Amici della domenica” come il gruppo di impavidi letterati che diede vita a questa mirabile istituzione. A partire dal 2010 si sono aggiunti alla giuria i voti dei lettori “forti”, segnalati di anno in anno da librerie indipendenti distribuite su tutto il territorio nazionale. Inoltre, dal 2017 la giuria si è allargata ai 20 voti collettivi espressi da scuole, università e gruppi di lettura, oltre a 200 voti espressi da studiosi, traduttori e intellettuali italiani e stranieri selezionati da 20 Istituti italiani di cultura all’estero.
Il numero dei votanti raggiunge quindi un totale di 660 aventi diritto, garantendo una giuria di altissima competenza e affidabilità, capace di selezionare al livello più elevato ogni opera letteraria vagliata, per forma e contenuto.
Logicamente ogni libro sottoposto al vaglio di tale giuria di altissimo livello, non può che essere considerato un capolavoro editoriale, indipendentemente dal genere letterario nel quale gli autori si sono cimentati.
Così, volendo assicurarsi la lettura di un buon libro, vale la pena dare un’occhiata ai vincitori delle ultime edizioni del Premio Strega e trovare qualcosa di nostro interesse; ad esempio a chi volesse intraprendere un viaggio nel giallo a tinte noir e gotiche, posso consigliare il libro “La ferocia” di Nicola Lagioia, vincitore del Premio Strega nel 2015.
Quello del 2016 invece, “La scuola cattolica” di Edoardo Albinati offre uno spaccato della buona società romana negli anni Settanta, dove personaggi di varia natura raccontano mille avventure, tra immaginazione e realtà, fino a giungere al famoso delitto del Circeo.
“Le otto montagne” vincitore nel 2017 e scritto da Paolo Cognetti piacerà a chi volesse partire per un viaggio spirituale e avventuroso, insieme a due uomini la cui amicizia supera ogni vetta raggiunta a passi lenti e silenziosi.
Nel 2018 il premio venne assegnato alla scrittrice Helena Janeczek (intervsta a Helena Janeczek è disponibile qui) per il libro “La ragazza con la Leica” dove gli amori di gioventù si scontrano con un mondo in cui la profonda crisi economica e l’ascesa del fascismo non riescono a soffocare la forza ed il coraggio di coloro che li avevano vissuti e combattuti, con il loro libero pensiero ed il loro agire, fino anche alla morte.
Restando imperniati sul tema del fascismo, abbiamo la prima opera che tratta della nascita, l’ascesa e il declino di Mussolini, in un romanzo documentario completamente fondato su fonti autentiche. La vita dell’uomo che avrebbe determinato grande parte della storia d’Italia, descritto magistralmente senza filtri politici o ideologici. L’opera senza precedenti si intitola “M. il figlio del secolo” scritto da Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega nel 2019.
L’ultimo in ordine cronologico, premiato nel 2020, è il libro “Il colibrì” di Sandro Veronesi. Racconta l’avventura di una vita di uomo, vissuta per assoluti fra atrocità e grandi amori, alla continua ricerca del proprio centro, senza mai precipitare nel vuoto, accettando ogni sfida come il sale della vita e raggiungendo la meta del proprio cammino nel corso di qualche decina di anni, in un tempo indefinito che inizia negli anni Settanta e termina in un futuro ancora ignoto, dove una figlia incarna una nuova umanità.
La lettura di ognuna di queste opere potrà accompagnare i nostri giorni e i momenti di relax con un buon libro in mano, ma anche i nostri anni poiché il loro contenuto potrebbe lasciarci un segno indelebile nel cuore. Possiamo affermarlo con certezza, lo garantisce il bollino di una delle maggiori onorificenze letterarie italiane, il Premio Strega.