I Papi di Avignone e il vino

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Il legame tra il soglio pontificio e il vino ha radici antiche: già nel XIII secolo la Corte pontificia comprendeva una Bottiglieria e una Cappellania che distribuiva alimenti ai poveri e ai pellegrini bisognosi.

Sia la Bottiglieria che la Cappellania avevano bisogno di vino in grandi quantità, ma la differenza di qualità era grande. Fintanto che la Curia è stata in Italia, la Cappellania si approvvigionava dalle vigne delle campagne romane e dei Monti Albani, mentre la Bottiglieria aggiungeva nelle sue cantine vini del Vesuvio, vini greci e Vernaccia. Però il periodo più documentato riguardo al consumo di vino alla Corte pontifi cia è quello dei Papi di Avignone (1305-1423), i quali hanno piantato vigne e sviluppato vitigni. Molti di questi vini sono scomparsi oggi, ma molti altri invece godono di fama internazionale.

Il papato che si trasferisce ad Avignone è un fatto generato dalla violenta lite che aveva opposto il re di Francia Filippo IV (detto Filippo il Bello) e il papa Bonifacio VIII. Il primo papa di Avignone fu Clemente V che ha regnato dal 1305 al 1314. Ricco di famiglia, possedeva a Pessac il castello che ora porta il suo nome (Château Pape Clément). Il suo successore fu Giovanni XXII e a lui si deve la trasformazione del Palazzo vescovile di Avignone in Palazzo pontificio dopo importanti lavori di ristrutturazione. Giovanni XXII aveva una predilezione per i vini di Hermitage, Roquemaure e Valréas. Anche lui ha piantato dei vigneti, il più famoso è quello di Châteauneuf. Alla sua morte Jacques Fournier diventa il nuovo papa con il nome di Benedetto XII che riorganizza ulteriormente la corte pontifi cia e sviluppa il commercio del vino incrementando le entrate della Chiesa. Questo papa era apparentemente austero ma in realtà apprezzava i vini e non solo per il commercio. Amava bere soprattutto i vini del Rodano. Clemente VI, suo successore, fu un uomo eccezionale, riconosciuto per le sue qualità intellettuali, la sua eloquenza, il suo senso della diplomazia e la sua cultura teologica. Pierre Roger (questo il suo nome) fu amante dell’arte e grande mecenate, facendo di Avignone un crogiolo culturale e un centro di scambi europei. Gli succede Innocenzo VI. Questo papa apprezzava molto lo Châteauneuf bianco come il rosso, come testimoniano i resoconti della Reverenda Camera Apostolica. Urbano V (1362-1370) ha dato nuovo impulso alla produzione vinicola pontifi cia, facendo piantare del Moscato. Gli succede Gregorio XI che rimane fedele ai moscati di Beaumes-de-Venise e Carpentras. La sua rapida morte, a seguito di una malattia renale, fu all’origine del Grande Scisma d’Occidente.

Durante questo periodo travagliato, gli ultimi due papi di Avignone continuarono la tradizione vinicola. Clemente VII aveva un affetto particolare per il Châteauneuf al punto che nel 1390 condannò un vignaiolo che non era stato in grado di fornirgli ventidue botti di moscato a procurargli il doppio di questa quantità alla vendemmia successiva. Sappiamo anche che Juan Fernandez de Heredia, Gran Maestro degli Ospitalieri, nel giugno 1393 fece consegnare 95 botti di vino greco dolce dall’isola di Rodi alla Corte Pontifi cia di Avignone. Infine, l’ultimo papa di Avignone, il catalano Pedro de Luna, che ha regnato sotto il nome di Benedetto XIII (1394 -1423) ha il grande merito di avere valorizzato il Rivesaltes.

Possiamo concludere dicendo che i papi di Avignone hanno contribuito in maniera notevole alla creazione, sviluppo e valorizzazione di diversi vini, molti dei quali sono provenzali, tra cui i vini bianchi di Cassis e Marignane, i vini bianchi e rossi di Cagnes e Aubagne, Cucuron e Manosque, così come il vino rosso di Gémenos, Orgon, Barbentane, Aix-en-Provence e La Crau oltre a una produzione molto particolare a base di uve appassite di Brignoles e Maubec.