Chi conosce Roma non può non conoscere anche il quartiere EUR (Esposizione Universale di Roma), acronimo che definisce la sua genesi ovvero il progetto iniziale da cui prese vita, grazie alla proposta nel 1935 del governatore di Roma Giuseppe Bottai poi approvata dal Bureau International des Expositions.
“Con l’Esposizione si concreta una nuova, grande città, di modernissimo aspetto, se pur armoniosamente inquadrata nel clima monumentale di Roma e del suo paesaggio, una città che, fornita dei più moderni impianti, servita da una complessa rete di strade irradiantesi verso l’Urbe, le colline e il mare, è destinata a congiungere in un avvenire prossimo Roma al Tirreno, anzi a dare alla Capitale il carattere di metropoli marittima. (…) Chi venendo da Roma o dal mare si affaccerà dalla via dell’Impero sul pianoro delle Tre Fontane, vedrà aprirsi, fra candidi marmi e travertini dorati, la città nuova, viva d’acque e di verde; una città degna di stare accanto all’antica, ma con questo in più: che essa nella sua cornice di severa e potente architettura sarà atta ad accogliere la multanime, dinamica vita d’oggi e di domani”.
Queste sono le lungimiranti parole di Vittorio Cini, Commissario generale dell’Esposizione, sul primo numero della rivista “Civiltà” perché ad oggi, quel quartiere finito solo nella seconda metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, rimane modernissimo, perfettamente inserito nell’Urbe con peculiarità uniche nel suo genere: da una parte centro direzionale denso di relazioni e movimento persino caotico, dall’altra luogo di incanto metafisico quando, all’imbrunire, tutte le attività amministrative cessano.
L’Esposizione di Roma avrebbe dovuto illustrare al mondo la civiltà italica con una serie di strutture, alcune temporanee ed altre permanenti, che al termine dell’evento avrebbero costituito un nuovo e funzionale quartiere romano.
A questo fine, nel dicembre del 1936, venne costituito un Ente con il precipuo compito di sovrintendere ad ogni opera ed un anno dopo il piano regolatore per l’E 42 venne realizzato dagli architetti Giuseppe Pagano, Marcello Piacentini, Luigi Piccinato, Ettore Rossi e Luigi Vietti.
L’area venne individuata da Mussolini in quella delle Tre Fontane, dove il culto vuole sia stato martirizzato l’apostolo Paolo, tra l’antica via Ostiense e il fiume Tevere. Infatti il primo edificio realizzato, quello del Palazzo degli Uffici, progettato dall’architetto Gaetano Minnucci, reca l’iscrizione incisa nel travertino “LA TERZA ROMA SI DILATERÀ SOPRA ALTRI COLLI LUNGO LE RIVE DEL FIUME SACRO FINO ALLE SPIAGGE DEL TIRRENO” che fa eco alle parole che il Duce aveva già pronunciato nel 1925 in Campidoglio. La zona, di 400 ettari, completamente arida, di natura vulcanica, con molte caverne e gallerie scavate alla ricerca di pozzolana, raccoglieva intere famiglie organizzate in piccoli villaggi di capanne e baracche.
Ci volle dunque del tempo per trasformare quel terreno inospitale in un luogo capace di accogliere le fondamenta di un progetto così grandioso. Se ne definì così lo schema urbanistico: una struttura pentagonale che rappresentava il termine di un percorso fisico che dalle vestigia classiche dei Fori imperiali (piazza Venezia) portava alla via Imperiale (attuale via Cristoforo Colombo) dove il nuovo quartiere venne immaginato come un castrum romano, con un decumano e una serie di strade che si sarebbero intersecate ortogonalmente e piazze aperte in sequenza dove la classicità rivestita di modernità dei singoli edifici vennero studiati in una visione prospettica ampia. Non minore attenzione fu rivolta alla progettazione di un esteso spazio verde che previde non solo una fitta tipologia boschiva ma anche la realizzazione di un lago artificiale.
Si provvide quindi ad organizzare le singole mostre e la loro disposizione; tra le più importanti all’interno dei padiglioni stabili: la mostra della Civiltà Italiana (odierno Palazzo della Civiltà Italiana), la mostra della Romanità (odierno Museo della Civiltà Romana), la mostra dell’Autarchia, del Corporativismo e della Previdenza Sociale (odierno Archivio centrale dello Stato), mostra della Scienza (odierno Museo Nazionale Etnografico Luigi Pigorini-Museo delle Civiltà), mostra delle Arti e Tradizioni Popolari (odierno Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari-Museo delle Civiltà). Dentro la città ‘definitiva’ sarebbe sorta poi quella ‘effimera’ costituente l’Esposizione vera e propria.
Progetti fantastici di grande impatto visivo come la Mostra storica della Luce artificiale che avrebbe dovuto aver luogo nella zona più alta dell’Esposizione, così come il monumentale Arco di Adalberto Libera, purtroppo lasciano traccia solo nei disegni progettuali e nel manifesto pubblicitario dell’Esposizione creato da Giorgio Quaroni.
Nel 1940, all’entrata in guerra dell’Italia, erano terminati solo gli edifici del Palazzo degli Uffici mentre erano in fase di realizzazione quelli più importanti come il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi, il Palazzo della Civiltà Italiana, i quattro Musei della piazza Imperiale (oggi piazza Guglielmo Marconi), la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, l’Ufficio Postale e i Palazzi delle Esedre.
Il 1942, ventennale della marcia su Roma e data prevista per l’Esposizione universale non inaugurò la realizzazione del progetto tanto vagheggiato e perseguito ma fu invece il momento della desolazione: i cantieri spopolati lasciarono posto al silenzio, al degrado, alle sterpaglie e all’abbandono.
Si dovette giungere ai primi anni della ricostruzione postbellica perché in virtù del riconosciuto valore intrinseco del progetto – per il quale avevano lavorato, superando anche pratiche concorsuali, tra i più grandi ingegneri, architetti, scultori e decoratori del Novecento – il sogno interrotto tornasse a prendere vita superando anche le persistenti contrapposizioni ideologiche.
Fu così che molte opere sono state completate ancora sotto l’occhio vigile di Piacentini, protagonista della progettazione urbanistica, e la caparbia granitica del Commissario straordinario dell’Ente Eur, Virgilio Testa. Negli anni Cinquanta, presero corpo il Palazzo dei Congressi, il Palazzo della Civiltà Italiana, gli edifici dell’INA e dell’INPS e nel 1953 l’Archivio centrale dello Stato originariamente progettato come spazio per la Mostra dell’Autarchia, del Corporativismo e della Previdenza sociale.
Nel 1955 entrò in funzione la metropolitana nel tratto Stazione Termini-Eur, il quale era stato concepito in origine per il trasporto dei visitatori dal centro storico all’Esposizione; nello stesso anno venne inaugurato il Museo della Civiltà Romana, che avrebbe accolto stabilmente la prestigiosa collezione della Mostra archeologica del 1911 organizzata da Rodolfo Lanciani, la collezione del Museo dell’Impero Romano del 1929 e la Mostra Augustea della Romanità del 1937. A queste si aggiungeranno la non meno preziosa collezione dei calchi della colonna Traiana e del plastico di Roma imperiale di Italo Gismondi.
Sarà proprio la chiusura di questo Museo, dal 2014, a scatenare dapprima l’indignazione di molti cittadini e studiosi, specialisti, archeologi e storici dell’arte, e a stimolare poi la creazione di una pagina Facebook “Riapriamo il Museo della Civiltà Romana” ad opera dell’Associazione “Conosciamo l’Eur”
Ad oggi l’Associazione focalizza principalmente il suo lavoro nello studio delle fonti primarie e nella ricerca delle testimonianze orali sulla nascita del quartiere ricevendo ampio consenso da diverse istituzioni presenti sul territorio. Nell’ottica di una valorizzazione sempre più diffusa ha organizzato numerose visite guidate agli edifici cogliendo anche l’opportunità di accedere a spazi normalmente chiusi al pubblico.
Ora il Covid-19 ha determinato la sospensione delle attività pubbliche dell’Associazione che comunque non ha mai smesso di impegnarsi nello studio e nella ricerca di nuovi percorsi, prospettive che possano nel futuro più prossimo farci immergere ancora nella scenografia originaria del progetto arricchitosi progressivamente di nuove suggestioni e contenuti, uno per tutti la Formula E. Una gara automobilistica questa, dedicata a monoposto spinte da motori elettrici; un evento all’avanguardia che guarda al futuro dell’automobilismo, ospitato in un quartiere nato guardando al futuro, ed il cui circuito, attraverso i suoi rettilinei e le sue 21 curve, apre un palcoscenico non soltanto sugli edifici dell’E42, ma anche su quella ruota panoramica di un parco divertimenti che ha segnato l’adolescenza di generazioni di romani.
ASSOCIAZIONE CULTURALE CONOSCIAMO L’EUR
E-mail: conosciamo.eur@gmail.com
Pagina Facebook: Associazione Culturale Conosciamo l’Eur
Recapito telefonico Associazione: +39 392 8533253
fot. Roberta Grappasonni