La Grande Passione di Elisabetta Franchi

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fot. Baranowski/AKPA

L’articolo è stato pubblicato sul numero 78 della Gazzetta Italia (dicembre 2019-gennaio 2020)

Elisabetta Franchi è di sicuro uno dei volti più noti della moda italiana dell’ultimo anno. La storia della stilista e proprietaria del marchio omonimo è la dimostrazione che il “sogno americano” si può realizzare anche in Italia. Circa due milioni di seguaci su Instagram, cento milioni di euro di entrate e quasi novanta negozi in tutto il mondo sono cifre che parlano da sole. Tuttavia il successo non sarebbe stato possibile senza la passione, il sacrificio e il duro lavoro che la stilista ha messo nella creazione del suo marchio da oltre vent’anni.

La storia di Elisabetta Franchi ha avuto inizio a Bologna, città dove è nata e dove vive tutt’ora nonché sede centrale della sua casa di moda. Elisabetta ha ereditato la determinazione dalla madre, la stessa persona che ha cresciuto lei e le sue quattro sorelle. Ancora in gioventù, la Franchi già immaginava lo stile del suo marchio e la sua amata bambola Betty fu la sua prima modella. E fu proprio così che chiamò la sua prima attività. Durante gli studi lavorò come assistente in un negozio di vestiti, dove imparò ad ascoltare con attenzione i gusti dei suoi clienti. La stessa Elisabetta ha affermato che questo periodo le si rivelò fondamentale e costituì la base del suo successo. <<Mentre disegno, non penso soltanto all’aspetto creativo o alla realizzazione artistica nel mio campo. L’importante è reagire in tempo alle richieste e agli sfizi dei miei clienti>> ha ammesso. 

La Franchi aprì il suo primo atelier nel 1996 con l’aiuto di altre cinque persone. Appena due anni dopo sorse la Betty S.p.A., dove la stilista progettò la linea di abbigliamento CELYN b, in riferimento allo stile parigino. Nel 2012 decise di cambiare nome alla società che da quel momento porta il suo nome e cognome. Attualmente il marchio conta 300 dipendenti, ma i punti vendita Elisabetta Franchi si possono trovare nelle grandi metropoli quali Parigi, Milano, Madrid, Mosca, Varsavia, Hong Kong e Dubai. I capi del marchio Elisabetta Franchi sono, come la loro progettista, estremamente femminili. Sottolineano i valori della figura della donna e ne nascondono i difetti. Nonostante i vent’anni, la base di ogni collezione rimane lo stesso taglio, cioè aderente, con pantaloni lunghi, giubbotti in pelle e vestiti lunghi dalle forme ben inquadrate. 

L’ultima collezione di Elisabetta Franchi per la stagione primavera-estate 2020 è stata presentata alla Settimana della Moda di Milano, e appena un mese fa a Varsavia nella sontuosa cerimonia organizzata da GPoland, in occasione del centenario delle relazioni diplomatiche italo-polacche. Fra i più importanti sponsor di questo indimenticabile galà troviamo l’Ambasciata Italiana in Polonia, Generali, ENIT, Inalca, Cisowianka Perlage e naturalmente GPoland. Il tema principale della sfilata è stato il mare, presentato con un innovativo stile marinaresco con tessuti attillati e trasparenti. <<Volevo conferire allo stile un’atmosfera spensierata, ma prima di tutto reinterpretare le caratteristiche della moda marinaresca. Il rosso intenso e il blu non sono sfumature che indossiamo volentieri ogni giorno. Tuttavia sono i primi colori a cui pensiamo quando ci immaginiamo l’estate>> ha spiegato la stilista.

Si potrebbe definire Elisabetta Franchi la regina dell’Instagram italiano. Il suo profilo è seguito da quasi due milioni di utenti. Quasi ogni giorno Elisabetta intrattiene i suoi ammiratori non solo con collezioni di moda, ma anche con avvenimenti della sua vita privata. Sia dalle storie di Instagram, sia dal film documentario “Essere Elisabetta”, trasmesso quest’anno nelle televisioni italiane, si comprende la dedizione e il duro lavoro dietro lo sviluppo del marchio. Nonostante i grandi successi in questi vent’anni nel campo della moda, la Franchi non ha intenzione di riposare sugli allori: il lavoro è per lei una grande passione e senza di esso non immaginerebbe la sua vita. 

traduzione it: Filippo Fattori
fot: Podlewski / AKPA, Baranowski/AKPA