L’articolo è stato pubblicato sul numero 76 della Gazzetta Italia (agosto-settembre 2019)
La vigna di Leonardo da Vinci era un vigneto che Ludovico il Moro donò all’artista escienziato, mentre stava ancora lavorando all’Ultima Cena, come gesto di riconoscenza per «le svariate e mirabili opere da lui eseguite per il duca».
La vigna era posta oltre il quartiere di Porta Vercellina a Milano, nei pressi del Borgo delle Grazie, sul terreno della vigna grande di San Vittore. La donazione prevedeva un terreno di 16 pertiche senza indicarne i confini. Nel Codice Atlantico e nel manoscritto I di Francia si trovano annotazioni di Leonardo per un terreno di dimensioni di 100 braccia milanesi (circa 59 metri) per 294 braccia (circa 175 metri) e la relativa corrispondenza a una superficie di circa pertiche milanesi 15 e tre quarti, cioè circa un ettaro; alcune di queste annotazioni sono accompagnate da riferimenti a confinanti della vigna. La donazione da parte di Ludovico il Moro venne confermata da una lettera-patente ufficiale, datata 26 aprile 1499. Luca Beltrami nel 1920 descrisse la probabile posizione della vigna originaria, orientata secondo una direzione all’incirca parallela all’attuale via de Grassi; fotografò inoltre un vigneto ancora esistente sul posto, mentre si iniziava però a estirpare ogni coltivazione perché all’epoca era stata appena deliberata la suddivisione dei terreni della zona in lotti per nuove costruzioni.
Quando i francesi invasero il Ducato di Milano, costringendo Ludovico il Moro a fuggire, anche Leonardo lasciò la città diretto a Mantova. Prima di partire (inverno 1500) affittò la vigna a messer Pietro di Giovanni da Oppreno, padre del suo allievo Gian Giacomo Caprotti, detto il Salai. L’autorità francese insediata in città rimise in discussione tutte le ultime donazioni effettuate dal Moro e nel 1502 confiscò la vigna per assegnarla a tale Leonino Biglia, un funzionario sforzesco. Quando nel 1507 Carlo II d’Amboise chiese a Leonardo di tornare a Milano, da Firenze dov’era, per concludere alcune opere che aveva cominciato, lui gli fece presente la confisca, trovando immediata soddisfazione. La vigna venne restituita a Leonardo con regolare delibera e la precisazione che l’artista non avesse «a patire spesa pur de uno soldo». Leonardo rimase a Milano fino al 1513. Da lì andò a Roma e poi in Francia, dove morì. Nel suo testamento, redatto ad Amboise un mese prima della morte, ordinò che la vigna rettangolare venisse suddivisa in due lotti uguali, da assegnare l’uno al Salai, che su quel terreno aveva costruito una propria casa, e l’altro a Giovanbattista Villani, il servitore che l’aveva seguito in Francia. Nell’ultimo atto documentato in vita, Leonardo si ricordò della sua vigna.
Da qualche anno a questa parte, in occasione di Expo 2015, è stata realizzata una nuova «Vigna di Leonardo da Vinci» in prossimità del luogo originario.