Justyna Bacz, lo straordinario potere delle canzoni

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Cantantautrice, linguista, autrice delle traduzioni di canzoni. Justyna Bacz canta in Polonia, Francia e Germania. Ma ha tenuto concerti anche negli Stati Uniti e in Svizzera. Vincitrice di numerosi festival della canzone poetica e francese. Nel 2013 ha ricevuto il premio del pubblico al festival Journées Georges Brassens a Parigi e inoltre ha ricevuto l’onorificenza dell’arte e della letteratura del Ministero della cultura francese. Collabora con l’Istituto Francese, il Centro Alliance Française, con il Teatro Kamienica e con “Piwnica na Wójtowskiej” a Varsavia. Da tanti anni prende parte negli eventi culturali durante il Festival Francofonia e nel Festival Internazionale OPPA organizzato dall’Associazione di letteratura e musica “Ballada” di cui Bacz è membro. Inoltre, da anni la cantante è invitata al Festival G. Brassens di Berlino. Justyna Bacz collabora con noti musicisti polacchi e stranieri. Ha registrato cinque album: “Tête-à-tête” (2006), “Brassens mon amour” (2008), “Empatik” (2013), “Francuska Chanson française” (2014), “Dalida pieśń miłości” (2017).

Si sente più linguista o cantante?

Sono entrambe due grandi passioni che ho sviluppato parallelamente. Da una parte ho sempre sognato di cantare e da ragazzina immaginavo me stessa un giorno sul palco. Dall’altra invece mi piaceva imparare le lingue e apprendevo facilmente. È stata mia madre a decidere che dovevo studiare anche il francese che è diventato praticamente la mia seconda lingua e ha determinato tante cose nella mia vita. Alla fine linguistica e musica si sono unite perché adesso faccio spesso delle traduzioni dei testi dal francese in polacco e a volte viceversa.

Comunque la musica, non solo francese, rimane al primo posto nella sua vita?

Decisamente si. Uno dei primi dischi che ho ricevuto in regalo era di Edith Piaf che mi ha subito conquistato anche se all’epoca avevo solo undici anni. Dopo ho avuto diverse fasi, ho cantato anche delle canzoni russe. Ma solo all’università ho iniziato la mia avventura seria con la canzone. Il punto decisivo è stato il Festival della canzone di Leonard Cohen a Cracovia dove ho partecipato con Kuba Michalski e il caso ha voluto che abbiamo vinto! Subito dopo abbiamo dovuto creare un programma delle canzoni, abbiamo iniziato i concerti nei club e locali per gli studenti. Era anche il momento in cui ho iniziato a esercitare la voce e suonare la chitarra. Dopo sono arrivati i festival della canzone francese in Polonia e in Francia. Nel mio repertorio ovviamente c’è anche posto per le canzoni italiane che un tempo sono state molto di moda e piacevano molto ai polacchi. Ho anche studiato l’italiano che mi aiuta molto nella ricerca degli artisti interessanti, la conoscenza della lingua mi era d’aiuto inoltre durante la fase di preparazione dello spettacolo “Dalida – Pieśń Miłości – Chant D’Amour”.

Perché ha deciso di dedicare uno spettacolo proprio a Dalida?

Mia madre ascoltava Dalida quando era incinta quindi la sua musica l’ho assorbita ancora prima della nascita. Però, parlando sul serio, era un’idea che da tempo volevo realizzare. Il primo passo l’ho fatto inserendo la straordinaria canzone “Parole, parole” nel mio disco d’esordio. È un pezzo italiano ma sono stati Dalida e Delon a renderlo veramente famoso. Per questo ho pensato che valesse la pena ampliare il repertorio dedicato a Dalida che è stata una indiscussa regina della canzone francese con una caratteristica particolare: l’accento italiano che è diventato il suo valore aggiunto. Un altro stimolo per avviare il progetto erano gli anniversari della morte di Dalida e di Luigi Tenco, il suo grande amore che purtroppo si è concluso in modo tragico. E infine il caso ha voluto che durante la prima del concerto c’era anche la prima polacca del film su Dalida.

Quale immagine di Dalida appare dalle canzoni che lei ha scelto?

Preparando lo spettacolo ho letto tanto su di lei e ho guardato numerose interviste da cui ho capito che era una persona estremamente sensibile, sincera, provata dalle esperienze di vita, in continua ricerca dell’amore ma anche una professionista perfezionista. Ho avuto un grande dilemma scegliendo le canzoni perché ne ha registrate quasi duemila in diverse lingue. Ci tenevo a far vedere la versatilità di Dalida e raccontare la sua vita con le canzoni che erano sempre legate alla sua biografia. In conseguenza nel programma ci sono quelle più conosciute e alcune che spero d’aver fatto conoscere al pubblico polacco. Alcune le ho tradotte in polacco come il famoso “Gigi l’Amoroso” e “Mourir sur scène “. Al progetto ho invitato anche il famoso tenore italiano Sergio Bettas che ha cantato in italiano la canzone di Luigi Tenco “Vedrai, vedrai”, e con me “Love in Portofino” e “Parole”. Il mio invito lo ha accettato anche la grande cantante Anna Riveiro con cui ho cantato in arabo e in spagnolo. In questo modo ho voluto sottolineare il multiculturalismo di Dalida che era di origini italiane ma era nata e cresciuta in Egitto per poi stabilirsi a Parigi. Prendere da tante culture diverse arricchisce e amplia gli orizzonti di tutti, non solo degli artisti.

A chi vorrebbe dedicare i prossimi progetti?

Mi affascina tanto Luigi Tenco che ho scoperto mentre stavo lavorando su Dalida. Secondo me scriveva delle canzoni belle e molto fini, era un poeta non adatto ai tempi in cui viveva. Ma un programma dedicato a questo cantante straordinario è stato già fatto da Alessandro Predari con la partecipazione di Jarek Wist. L’evento, a cui ho avuto il piacere di cantare “Ciao amore ciao”, è stato organizzato il 30 giugno a Prom Kultury a Varsavia. Un’altra personalità che mi incuriosisce è Mina. Chissà forse dedicherò a lei il mio prossimo progetto, per adesso invece sto finendo la registrazione del disco “Femmes czyli kobiety” dedicato a 16 cantanti francesi, dalla Piaf alla Zaz. Il tutto crea una storia che racconta i momenti importanti della vita di donna. Ho anche in programma un progetto d’autore francese-polacco.

Abbiamo parlato della canzone francese, italiana, russa, ci sono invece canzoni polacche presenti nel suo repertorio?

La canzone poetica polacca occupa un posto importante nella mia carriera. Sul disco “Tête-à-tête” accanto alle canzoni francesi ho registrato anche delle canzoni poetiche polacche, tra le altre le poesie di Anna Piwkowska, una poesia di Jakub Należyty e una canzone di Agnieszka Osiecka “W żółtych płomieniach liści” nella traduzione francese di Stanisław Waszak. Molto spesso la canto durante i concerti perché piace molto ai polacchi e stranieri. Il disco “Empatik” invece è polacco con accenti francesi. Prevalgono le poesie di Piwkowska, un testo è la poesia di Julia Hartwig, ho sfruttato anche i miei testi polacchi e francesi. La musica è del pianista Mariusz Dubrawski, compositore e arrangiatore con cui collaboro da anni, si possono ascoltare anche le mie composizioni. Inoltre partecipo al progetto “Koncert umarłych poetów” creato da Marek Bartkowicz e Andrzej Ozga dedicato ai cantautori polacchi e stranieri che si svolge a “Piwnica na Wójtowskiej” a Varsavia. Invece quando sono all’estero cerco sempre di sottolineare l’unicità della canzone d’autore polacca. Non molto tempo fa durante un’intervista per una radio francese a Parigi ho raccontato del fenomeno di Ewa Demarczyk e il regista del programma per farmi piacere ha trovato la sua canzone “La Grande valse brillante” e l’ha messa in onda. È stato un momento tanto magico quanto magico è il potere delle canzoni.