Finora abbiamo parlato di auto uniche e mooolto costose. Perciò oggi vi racconterò di un’auto in cui ognuno di noi può salire a bordo. Ho in mente un taxi. Anche se, in realtà, quando chiameremo il nostro radiotaxi preferito, non verrà a prenderci questo preciso modello.
Ecco la Fiat 600 D Multipla del 1961. Modello Taxi Milano. Proviamo a decifrarne il nome. Milano è facile, ma cosa c’entra Taxi? Ebbene, abbiamo tre opzioni. Innanzitutto potrebbe derivare dal greco “tachys”, che significa veloce. Secondo un’altra spiegazione si tratterebbe del nome della famiglia aristocratica tedesca Thun und Taxis, per secoli detentrice del monopolio sui servizi postali per il Sacro Romano Impero. Potrebbe infine avere origine anche dal tassametro inventato dai tedeschi, detto in forma abbreviata tax, cioè tassa.
Il primo taxi è apparso nel 1896 a Stoccarda. La prima società di taxi, fondata nel 1897, fu, invece, la Electric Carriage and Wagon Company di New York. Aveva a sua disposizione 12 veicoli elettrici. Il boom risale al 1907, quando Harry N. Allen acquistò in Francia 65 automobili, con le quali ha inizio la storia della New York Taxicab Company. Le auto importate erano di colore rosso-verde, ma vennero riverniciate di giallo in modo che fossero ben più visibili ai potenziali clienti. Erano così tante le persone intenzionate a usufruire dei servizi dell’azienda che già l’anno seguente 700 taxi gialli circolavano in città.
Torniamo a Milano. All’inizio anche qui, come in ogni parte del mondo, il servizio pubblico da piazza veniva svolto con carrozze trainate da cavalli. Il cocchiere (del resto, non era ancora un tassista) a Milano veniva chiamato “brumista” dalla parola “brum”, il fanale montato sulla parte superiore della carrozza che illuminava la strada da percorrere.
Come già sappiamo, in questo settore il colore della carrozzeria è piuttosto importante, ma in Italia dal 1927 tutti i mezzi di trasporto pubblico erano neri e verdi. Non è del tutto chiaro se sia stato per volere del governo fascista, ispiratosi al colore delle divise delle organizzazioni giovanili fedeli al partito, o se la ragione sia più pratica, visto che in quegli anni l’Austria aveva ceduto all’Italia, a titolo di indennità di guerra, grosse quantità di vernice in questi due colori.
Colori che sopravvissero fino al 1970, quando per le stesse motivazioni emerse a New York si decise di passare al giallo. Si cambiò di nuovo colore nel 1993 e questa volta venne introdotto il bianco.
Negli anni ’60 a Milano i taxi erano in servizio secondo un sistema di turni. La giornata venne divisa in 6 turni, che si sovrapponevano tra loro nell’arco di alcune ore. Per distinguerli sulla macchina venne posto un apposito contrassegno metallico, la cosiddetta paletta. Per ogni turno forma e colore della paletta erano differenti. Il primo (dalle 06.00 alle 16.00) era segnalato da un triangolo verde, mentre l’ultimo (dalle 21.30 alle 06.00) da un cerchio bianco. Ai restanti quattro turni erano stati assegnati palette di forma rotonda, triangolare o quadrata rispettivamente nei colori giallo, bianco e rosso.
Negli anni ’90 furono sostituite da cartoncini numerati, su cui era segnata l’ora dell’inizio del turno della durata di 10 ore. Allora il numero di turni era salito a 11. Negli anni ’60, ai quali risale il modello di auto in questione, comparve la prima centrale radiotaxi di Milano. Venne chiamata “Velasca”, dal nome della torre in cui avevano sede gli uffici e i centralini.
Multipla, cioè versatile. Il costruttore fu Dante Giacosa, che in risposta alle nuove esigenze del dopoguerra creò la prima monovolume prodotta in serie. Altre società, compresa l’Alfa Romeo, già molto tempo prima avevano presentato le loro idee su questa concezione di carrozzeria, ma si erano limitate ai soli prototipi. Stiamo parlando di una monovolume, cioè di quel tipo di auto ad almeno quattro posti, ma che si basa sul telaio di un’auto a uso privato piuttosto che per il trasporto collettivo, come ad esempio il pulmino Volkswagen T2 del 1949.
A seguire il prototipo della Carrozzeria Castagna Alfa Romeo 40/60 HP Aerodinamica del 1913. Si tratta pure della prima concept car realizzata da Alfa Romeo.
Il modello della Multipla fu presentato per la prima volta al Salone di Bruxelles nel 1956. Ci fu una variazione rispetto alla carrozzeria della Fiat 600 presentata l’anno prima come successore della longeva Fiat Topolino del 1936. Tra l’altro aggiungo che nel 1936 la Topolino con una cilindrata di 596 cc e una potenza di 13 CV era la più piccola vettura di serie al mondo.
La Fiat offriva due modelli della Multipla: una cinque-posti (due divanetti) e una sei-posti (un divanetto anteriore + quattro sedili posteriori separati). Naturalmente non era un’auto comoda, ma la possibilità di configurare gli interni grazie ai sedili pieghevoli e al divanetto ha convinto molti clienti ad acquistarla.
Non era nemmeno un’auto troppo sicura. Siccome il motore era situato nella parte posteriore, in caso di incidente l’autista era protetto solo dal parabrezza. Abbastanza immediate giunsero le rassicurazioni che questa fosse l’automobile…più sicura al mondo, a patto che il suo guidatore, dotato di almeno un po’ di istinto di autoconservazione, prestasse particolare attenzione.
Le Fiat vennero lanciate in molti mercati, inclusi negli Stati Uniti e in Polonia. Nel 1957 la Motozbyt importò 500 Multiple, il che ci costò una fortuna. Era l’equivalente di circa 64 stipendi medi mensili. Ciò non scoraggiò gli acquirenti e, come con la maggior parte dei prodotti a quei tempi, la domanda superò l’offerta.
Il modello presentato dall’azienda italiana Mini Miniera è limitato a soli 600 pezzi. La Mini Miniera ha prodotto diversi modelli di Multipla. A partire dai modelli “da città” e “a uso civile con rimorchio” (solo 18 pezzi) in versione Gazzetta dello Sport, Abarth, Aral anch’essa dotata di rimorchio, due modelli ritrovati del Taxi Torino e del Taxi Costa Amalfitana e per finire… il caravan. Il modello più sorprendente è, però, la Multipla adibita a veicolo pubblicitario per l’azienda Sagip, dove era stato collocato dietro il posto di guida…un gigantesco maialino rosa. La carrozzeria originale è stata realizzata dalla Carrozzeria Boneschi. Un po’ mi dispiace per l’autista che ha viaggiato “a bordo di questa roba”, ma è risaputo che la pubblicità è l’anima del commercio!
Torniamo infine ai taxi, o meglio ai tassisti. Consiglio il film di Jim Jarmusch Taxisti di notte (Night on Earth), con la trama romana affidata a Roberto Benigni, perché si tratta di storie in taxi che ti danno la sensazione di essere sulle montagne russe!
Ho detto montagne russe? E dirò di più… Il “Formula Rossa”, il più veloce roller coaster al mondo, si trova nel parco tematico Ferrari World di Abu Dhabi. Là raggiungiamo i 240 km/h in appena 4,9 secondi (0 -100 km/h in 2 s.). L’accelerazione di gravità arriva a 1,7 G. Il percorso, lungo 2,07 km e modellato sul circuito dell’Autodromo di Monza, è dotato di una curva di 70 gradi e del punto di passaggio più basso (appena 1,5 m). Il tutto a queste velocità? Una follia!
- Anni di produzione: 1956 – 1969 (600 D 1^ serie 1960 – 1964)
- Volume di produzione: circa 200.000 (tutti i modelli)
- Motore: Fiat 100 (4 cilindri in linea)
- Cilindrata: 767 cm3
- Potenza/giri: 29 CV a 4.800 giri/min
- Velocità max: 99 km / h
- Accelerazione 0-90 km/h: 39.8 sec
- Posti totali: 4
- Peso: 720 Kg
- Lunghezza: 3535 mm
- Larghezza: 1450 mm
- Altezza 1580 mm
- Interasse: 2000 mm