Spaghetti: dal neolitico allo spazio!

0
325

Dalla Cina di seimila anni fa alla missione lunare dell’Apollo 11, nel 1969, gli spaghetti ne hanno fatta di strada. Nel 2005 gli archeologi hanno trovato una ciotola di spaghetti di miglio del tardo neolitico negli scavi lungo il Fiume Giallo: sono senza dubbio i più antichi, ma non si sa se abbiano lentamente viaggiato lungo la via della Seta o se siano stati reinventati in Medio Oriente per poi giungere in Europa. È certo, invece, che a introdurli in Italia, attraverso la Sicilia, siano stati gli arabi: il geografo al-Idrisi nel 1054 scrive che vicino a Palermo si producono spaghetti per il consumo locale e per l’esportazione. Da lì hanno viaggiato a bordo delle navi lungo le rotte commerciali e infatti li ritroviamo a Genova. Arrivano relativamente tardi, tra Cinque e Seicento, a Napoli, oggi la capitale della pasta italiana. Così come è tardo l’utilizzo del pomodoro per condirli.

La pasta per svariati secoli si è mangiata con il burro, il formaggio grattugiato e le spezie (il mix formato da pepe, cannella, noce moscata, chiodi di garofano e zenzero), la prima ricetta di spaghetti al pomodoro è soltanto del 1839 in un ricettario pubblicato, non a caso, a Napoli. Ora, finalmente messi assieme la pasta araba, il pomodoro americano, il basilico proveniente dall’India, otteniamo il piatto simbolo della cucina italiana, dove di originario dall’Italia in effetti c’è soltanto il parmigiano reggiano grattugiato. Il genio degli italiani, quindi, è stato quello di mettere assieme cose provenienti dalle parti più disparate del mondo.

Anche la parola spaghetti è tarda, comincia a diffondersi soltanto nella seconda metà del XIX secolo, in precedenza si parlava di vermicelli (vrimzlish in yddish). Erano fatti a mano, piuttosto corti e grossi. Gli spaghetti come li conosciamo oggi si diffondono soltanto con le macchine trafilatrici industriali perché per far passare l’impasto attraverso buchetti tondi bisogna esercitare parecchia forza. La parola vermicelli viene abbandonata quando gli emigrati italiani negli Stati Uniti d’America cominciano a esportarli. Diffondere sul mercato americano little worms (piccoli vermi, ovvero il significato di vermicelli) sarebbe stato un disastro del marketing e quindi si è preferita la parola alternativa. Questa invece, ha avuto un successo enorme, tanto che negli Usa è stato inventato come «tipicamente italiano» un piatto – spaghetti and meatballs – inesistente in Italia e questa versione americana degli spaghetti, debitamente liofilizzata, ha costituito parte della dieta di Neil Armstrong e Buzz Aldrin quando sono andati sulla Luna, cinquant’anni fa.

***

Alessandro Marzo Magno

Pillole culinarie è una nuova rubrica di approfondimento sulla storia della cucina curata dal giornalista e scrittore Alessandro Marzo Magno. Dopo essere stato per quasi un decennio il responsabile degli esteri di un settimanale nazionale, si è dedicato alla scrittura di libri di divulgazione storica, pubblicati da importanti case editrici e in alcuni casi tradotti in varie lingue. Ne ha pubblicati diciassette, uno di questi “Il genio del gusto. Come il mangiare italiano ha conquistato il mondo” ripercorre la storia delle più importanti specialità gastronomiche italiane. Partecipa a trasmissioni televisive sulla principale rete della tv pubblica italiana.

Il libro “Genio del gusto” può essere acquistato qui.