Tra le tante affinità che notiamo tra italiani e polacchi, una cosa che invece ci distingue nettamente è il modo di celebrare le due feste cattoliche più importanti: Natale e Pasqua. Di questa seconda, non ne parliamo neanche, perché mentre noi polacchi solennemente decoriamo i cestini riempiti di vari ingredienti da benedire, cuciniamo żurek (tipica zuppa polacca fatta dalla fermentazione della farina) e dipingiamo con vari metodi le uova sode, gli italiani organizzano al massimo una grigliata fuori città.
Il Natale invece lungo la Penisola è, senza ombra di dubbio, celebrato con serietà ma diversamente rispetto alla Polonia. Ai miei amici italiani spiego spesso le tante tradizioni complicate della Vigilia che si ripetono invariabilmente tutti gli anni nelle case di 40 milioni polacchi. D’un fiato cito tutti gli esempi: l’inizio della cena con la prima stella in cielo, i dodici pasti, l’ostia, la paglia sotto la tovaglia, un posto in più apparecchiato per un viandante disperso, il repertorio delle canzoni natalizie conosciute da tutti fin da bambini… Potrei andare avanti ancora a lungo ma i miei amici italiani, sorpresi da tutte queste usanze, stanno già guardandomi con gli occhi spalancati. Non scorderò mai quando ho chiesto ad un’amica di Padova che cosa faceva per la Vigilia e lei mi rispose: “Vado a mangiare al cinese con il mio ragazzo” provocandomi un mezzo attacco cardiaco! Le nostre usanze natalizie polacche sono abbastanza omogenee nel Paese mentre in Italia cambiano come il dialetto (ogni tre chilometri!).
La Vigilia è un po’ meno importante in Italia perché nella Patria di Dante con molta serietà si organizza il pranzo del 25 dicembre. Nel Lazio non può mancare il capitone e in Calabria la frittura di carciofi e zeppole. Generalmente, al contrario dalla nostra universale carpa e crauti, in Italia possiamo mangiare tortellini, lasagne, pollo arrosto, agnello, tartufi e tante altre cose che cambiano quasi di casa in casa. Secondo un mio amico il motivo per cui si dà più importanza al pranzo natalizio che alla Vigilia, è dovuto al fatto che abitualmente queste feste coinvolgono nella preparazione nonne e zie di non prima giovinezza. Per rispetto per la loro età invece di organizzare una cena che durerà fino a tardi è meglio celebrare insieme il pranzo.
Un’altra differenza è quella di chi porta i regali ai bambini. Mentre in Italia i principali donatori di regali sono Babbo Natale e la Befana, in tutta la Polonia invece il 6 dicembre per tutti bambini arriva Babbo Natale-San Nicolò, che a quelli bravi porta i regali, mentre a quelli cattivi la verga. Le usanze sono diverse anche se parliamo dei regali sotto l’albero di Natale. Anni di regime comunista hanno spinto a convincere i bambini polacchi che i doni natalizi li porta “Nonno Gelo”, inventato in Russia perché il suo equivalente polacco “Il piccolo Gesù” in Unione Sovietica suonava troppo religioso. Ma anche in Italia ci sono aspetti natalizi che uniscono tutti: il presepe, spesso bellissimo e dettagliatissimo, e il panettone, anche se in competizione storica con il pandoro, che possiamo comprare fin da novembre impacchettati negli enormi cartoni che creano piccole piramidi nei negozi. Mentre il Natale (ma intendo anche la Vigilia) in Polonia è più coeso, abbastanza monotono, con variazioni meramente cosmetiche, in Italia troviamo un groviglio di usanze, tradizioni e modi di celebrarlo. È bello essere diversi, ma io sono contenta di poter condividere gli stessi sapori, il profumo dei funghi secchi, il gusto di bevanda alla frutta secca e l’imbarazzo intimidito di scambiare gli auguri con l’ostia con tutti i polacchi. Gli italiani possono invece apprezzare il fatto che le loro tradizioni sono uniche e in un certo modo intime per ogni regione, città e famiglia.