Una volta scesi alla stazione di Padova, siamo circondati dai suoni: quello ritmico del treno che quasi scivola sulle rotaie si trasforma in un rumore dei motorini che arrivano in continuazione per poi, uno dopo l’altro, scomparire in lontananza nel Corso del Popolo. Lentamente, passo dopo passo, seguiamo le loro tracce. Poco dopo qualcuno ci offre un volantino, invitandoci a visitare la Cappella degli Scrovegni. Proprio lì le folle di turisti dirigono i propri passi per un momento di riflessione davanti agli affreschi di Giotto, i quali, ornando l’interno dell’edificio, da secoli, invariabilmente, fanno incantare i visitatori.
Padova è una città dell’abbondanza, anche se ironicamente è nota per quello che simbolicamente le manca. E vale la pena, passeggiando per le sue vie, scoprire come mai viene chiamata <>. Non dobbiamo cercare affatto lontano, perché in un batter d’occhio dalla piazza Cavour ci ritroviamo in via VIII Febbraio, dove vi consiglio di passare un momento più lungo, degustando un caffè caldo al Caffè Pedrocchi. Questa caffetteria elegante, chiamata il caffè senza porte, diventò nota come locale aperto 24 ore nonché luogo d’incontro degli intellettuali locali. Oggi, seduti ai tavoli coperti con una tovaglia bianca, oltre al caffè si può assaggiare anche la cucina regionale e diventare un osservatore silenzioso dei passanti e della vita della città. Laciatevi portare dall’atmosfera lenta e il caffè senza porte diventerà anche una caffetteria … senza tempo.
Del suo passare vi farà ricordare la torre dell’orologio che si staglia in Piazza dei Signori, circondata dai portici ombrosi, dove soprattutto la sera fiorisce la vita sociale. La Piazza assomiglia ad un grande, ampio salotto e solamente uno sguardo attento di un turista curioso potrà notare che sul quadrante dell’orologio astronomico, decorato con i segni dello zodiaco, manca la bilancia. Troverete però una moltitudine di bilance nelle piazze adiacenti della Frutta e delle Erbe, al mattino piene di bancarelle. Entrambe le piazze per secoli costituivano il centro del commercio locale e in un certo senso lo sono fino ad oggi, trasformandosi in un mercato ricco di colori e odori. Tra le bancarelle l’odore delle erbe si diffonde nell’aria, ed i mazzi di fiori si piegano come se dessero un’occhiata nelle scatole di pomodori, risvegliando nei passanti la nostalgia di trovarsi in mezzo al verde.
Proseguite dunque avanti, prima via Roma e poi via Umberto I, la quale poco dopo aprirà le sue braccia in un gesto di benvenuto, facendovi entrare in Piazza Prato della Valle. Lì, in piazza, anche se chiamata il Prato senza erba, troverete la verde Isola Memmia di forma ellittica, attorno alla quale scorre un canale stretto. Sulle sue rive in guardia stanno delle statue orgogliose di 78 meritevoli. Tra di loro, in un’ottima compagnia di grandi poeti e scrittori italiani, come Ludovico Ariosto e Torquato Tasso, potrete avvistare le statue di due re polacchi: Jan III Sobieski e Stefan Batory, sulle cui teste frequentemente riposano i piccioni.
Sui nomi e sulle scoperte (in)solite
Dalla Piazza Prato della Valle manca poco all’incontro con il Santo senza nome. Senza nome, perché gli abitanti di Padova dicendo “il Santo” sanno perfettamente di chi si tratta. La basilica di Sant’Antonio, costruita sul luogo dove sorgeva la piccola chiesa medievale di Santa Maria Mater Domini, attira costantemente folle di fedeli. La Basilica del Santo è l’edificio religioso più riconoscibile della città con le sue torrette e cupole bizantine, le quali ammiriamo sollevando la testa e proteggendo gli occhi dal sole.
Padova è una città dell’abbondanza, che di sé ci regala tanto, quanto noi siamo in grado di accettare ed ironicamente, mostrandoci quello che le manca, rivela la sua completezza. È un misterioso ed affascinante pozzo senza fondo, da cui si può attingere all’infinito e ogni volta scoprire qualcosa di nuovo. Pertanto, una volta che avrete fatto una visita al Santo senza nome, avrete gustato l’eleganza del caffè senza porte e vi sarete rilassati nel prato senza erba, date un’occhiata nei bar accoglienti nelle stradine i cui nomi non vi ricordate più e dirigete i vostri passi nelle piazze vivaci, dove il suono di caffè macinato costituisce quasi uno sfondo musicale delle lente conversazioni. Immergetevi nella vita quotidiana di Padova, perché, come scrisse Paulo Coelho, proprio nei bar, dove si raccontano le storie e si incontra la gente comune, la città mostra il suo vero volto.