Nel 79 a.C, oltre duemila anni fa, Pompei fu colpita dall’ira furibonda del Vesuvio e poi per secoli rimase sepolta e addormentata sotto uno spesso strato di polveri vulcaniche. Per anni dimenticata, è stata riscoperta nel XVII secolo. Oggi le antiche rovine di Pompei ci svelano la sua eccezionale storia. Gli scavi archeologici di Pompei sono, per gli appassionati di archeologia e di cultura classica, un vero e proprio sogno realizzato. I reperti recuperati permettono a storici e appassionati di immergersi nel passato di quel luogo raccontandoci la vita quotidiana degli abitanti.
La città di Pompei si trova nel sud d’Italia, in Campania nel golfo di Napoli. I Romani vi portarono un’architettura ed una cultura che non avevano eguali all’epoca. A Pompei giungevano popoli dalle colonie lontane, importando merce esotica e nuovi modi di vita. La posizione marittima della città le garantiva l’accesso alle rotte commerciali. Era una finestra sul mondo. A Pompei possiamo appoggiare i nostri piedi sulle stesse pietre su cui camminavano gli antichi romani. Un giorno è senz’altro troppo poco per poter visitare accuratamente tutto il sito archeologico in cui si trovano edifici abitativi e pubblici, luoghi di lavoro, di intrattenimento e di culto. È come se gli abitanti dell’antica città aprissero le loro case invitandoci ad entrare. Mentre i più ricchi pompeiani vivevano in ville eleganti fornite di acquedotti e addobbate con dipinti realizzati con pigmenti pregiati provenienti dai paesi lontani dell’impero, i più poveri occupavano edifici di più piani le cui scale davano direttamente sulla strada.
Oltre ai celebri banchetti romani, durante i quali si mangiava, si beveva vino e si godeva dei più grandi piaceri della vita, quali la compagnia ed il buon cibo, a Pompei, come anche in altre metropoli dell’epoca, si usava mangiare anche fuori di casa. Ne sono la prova le rovine delle trattorie lungo le arterie principali della città, dove probabilmente veniva venduto il cibo da asporto. La vita nelle colonie romane era tutt’altro che grigia. L’impero era in grado di garantire la prosperità alla maggior parte dei cittadini di Pompei e nel tempo libero offriva ai cittadini molti intrattenimenti. A Pompei venivano organizzate esibizioni e combattimenti tra gladiatori nel Teatro Grande, situato nel centro, oppure in occasione di festività più importanti nell’anfiteatro che si trovava ai confini della città e tutt’oggi svolge il ruolo di arena per concerti.
L’amore per la bellezza traspare dalla ricchezza d’arte e di architettura di Pompei. Gli interni delle case private venivano spesso arredati con delle statue di bronzo o di marmo o con oggetti d’uso comune di stile sofisticato. Le pareti erano coperte di murali e di elaborati mosaici. Queste espressioni artistiche sono una rilevante fonte di informazione sugli usi e costumi di questa società.
Come duemila anni fa così anche ora crescono, ai confini della città, cipressi, ulivi e pini. Dopo che abbiamo girato per ore lungo gli scavi, stanchi, possiamo rilassarci per un attimo sotto la loro piacevole ombra annusando il profumo degli oleandri che sbocciano e dei limoni, gli stessi che duemila anni fa si trovavano nei giardini, si potrebbe pensare che la natura non conosce il concetto di tempo, rimane imperturbabile alle grandi tragedie umane.
È difficile dire se gli abitanti di Pompei potessero prevedere il pericolo imminente. Già in precedenza, nel 62 d.C. ci fu un terremoto in quella regione che provocò non pochi danni. Nel momento dell’eruzione del Vesuvio la città non era ancora del tutto ricostruita dopo la precedente tragedia. Gli storici ribadiscono che l’eruzione iniziò il 24 agosto del 79 d.C. e durò tre giorni. Probabilmente già da prima dell’eruzione si notava il fumo che ne fuoriusciva e si percepivano le scosse. Molti cercarono un rifugio o tentarono la fuga, come dimostrano, i resti umani ritrovati nel luogo, con gioielli e monete d’oro. Presumibilmente mentre lava e cenere fuoriuscivano dal Vesuvio, sopra Pompei calò l’oscurità. È difficile immaginarsi il profondo terrore della gente che cercò disperatamente di salvarsi insieme ai propri cari, come testimoniano i calchi in gesso fatti ricostruendo le autentiche posizioni in cui gli abitanti vennero sorpresi dalla tragedia. Nuove riflessioni su Pompei che in questi giorni e fino ad inizio gennaio verranno stimolate dalla mostra delle monumentali sculture dell’artista polacco Igor Mitoraj. Tra le antiche rovine sono esposte le statue in bronzo che rapresentano i personaggi mitologici toccati dalla curiosa deformazione e defragmentazione. I loro corpi feriti e i nobili volti suscitano in noi tenerezza e melanconia. Le grandi catastrofi ci obbligano all’abbandono delle precedenti modalità di vita obbligandoci alla creazione di un nuovo ordine. Costringendoci a riflettere a fondo sull’imprevedibile destino della specie umana. Ricordandoci che tutto può succedere forse iniziamo ad apprezzare maggiormente la nostra vita.