Polański e Komasa premiati alla 76ᶺ Mostra del Cinema

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Si è conclusa sabato scorso la 76ᶺ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia con il trionfo di “Joker” di Todd Phillips con lo strepitoso Joaquin Phoenix come protagonista. Una edizione non proprio memorabile, tra i film in concorso qualche delusione soprattutto per quelli firmati da registi affermati da cui tutti si aspettavano non dico un cambio radicale di stile ma almeno mantenimento di un certo livello a cui ci hanno abituati. Livello alto che invece ha senz’altro mostrato Roman Polański che con il suo J’Accuse ha vinto il Gran Premio della Giuria. La storia, ispirata al famoso caso del capitano Alfred Dreyfus, giovane ufficiale dell’esercito francese accusato di essere un informatore dei tedeschi, dimostra fino a che punto possono arrivare le autorità politiche per difendere gli interessi del paese, un tema che sotto tanti aspetti è estremamente attuale.

 

Ma la Mostra non è solo il concorso ufficiale e in effetti molte emozioni hanno offerto agli spettatori le sezioni Orizzonti, Settimana della Critica e Giornate degli Autori con in programma film coraggiosi provenienti da tutto il mondo. In quest’ultima sezione segnaliamo “Boże Ciało”, del regista polacco Jan Komasa, la coinvolgente storia di Daniel, un ventenne che vive una trasformazione spirituale mentre sconta la sua pena in un centro di detenzione, vincitore a Venezia 76 del premio Europa Label Cinemas e di una menzione della giuria. Il film, con la straordinaria performance di Bartosz Bielnia nel ruolo del carismatico protagonista, è un bellissimo racconto sulla ricerca di sé stessi e sul forte desiderio di essere accettati. Da segnalare anche la coproduzione italo-polacca “Sole” di Carlo Sironi presentata nella sezione Orizzonti con Sandra Drzymalska nel ruolo della protagonista. Il primo lungometraggio del giovane regista (figlio di Alberto Sironi, regista del famoso commissario Montalbano) racconta la storia di Lena, una giovane ragazza polacca che arriva in Italia per vendere la bambina che porta in grembo e poter iniziare così una nuova vita, e di Ermanno che fingendo di essere padre per permettere a suo zio e alla moglie l’adozione veloce tra parenti, inizia a comportarsi come se fosse il vero padre. Un tema non approfondito ancora dal cinema, raccontato in modo essenziale attraverso il crescendo delle emozioni fino alla loro esplosione finale. La varietà delle storie raccontate, la bravura dei registi e degli attori ha fatto sì che il cinema polacco non sia passato inosservato al Lido. Un passo importante soprattutto per i giovani autori che devono ancora affermare la loro posizione nella cinematografia internazionale.