Le origini della Polonia sono circondate da un velo di mistero. Sappiamo che la nazione trae origine dalla tribù slava dei Polani, che abitava le terre comprese tra il mar Baltico, i Carpazi, il fiume Oder e il Bug tra IX e X secolo. L’Anonimo Gallo, primo cronachista della storia polacca, menziona Piast, Siemowit, Lestek e Siemomysł tra i primi capi di questa tribù, ma sono figure leggendarie più che storiche. Il primo sovrano ad avere una contingenza storica è Mieszko I, le cui iniziative segnano la direzione che la storia e la cultura polacche seguiranno per i successivi 1000 anni.
Mieszko stringe un’alleanza matrimoniale con la Boemia sposando la principessa Dobrava e nel 966 si converte al cristianesimo. La sua decisione fu probabilmente dettata dalle circostanze. Preoccupato dalla possibilità che l’evangelizzazione del suo popolo avvenisse ad opera di missionari tedeschi, inglobando così la Polonia nella sfera d’influenza del regno di Germania, Mieszko preferì una conversione spontanea, che gli consentiva di mantenere la propria autonomia. In un atto noto come Dagome Iudex sottopose persino il paese alla tutela diretta del vescovo di Roma, per sottolineare che la conversione avveniva senza intermediazioni. Poiché la Polonia prese il battesimo da Roma, e non da Costantinopoli come sarebbe avvenuto pochi anni dopo nelle terre degli Slavi orientali, la nazione divenne parte della christianitas occidentale e il latino venne introdotto nel paese.
Nel 997, durante un tentativo di evangelizzazione delle tribù baltiche pagane, Adalberto, ex vescovo di Praga, venne martirizzato. Il figlio di Mieszko, Boleslao, ottenne la restituzione delle spoglie di Adalberto e le fece seppellire nella capitale Gniezno. Due anni dopo Adalberto fu canonizzato e nell’anno Mille persino l’imperatore Ottone III si recò in visita alla sua tomba. Un cronachista coevo così narra il ricevimento dell’imperatore da parte di Boleslao: “[Ottone] rimosse il suo diadema imperiale e lo pose sulla testa di Boleslao in segno di amicizia, e gli diede i chiodi della Vera Croce e la lancia di san Maurizio, in cambio dei quali Boleslao gli donò una reliquia di sant’Adalberto.” Fu probabilmente anche con l’assenso di Ottone III che l’anno successivo Gniezno divenne sede arcivescovile, consentendo alla Polonia di nominare propri vescovi, un altro tassello nel garantirsi un’autonomia dall’impero. Boleslao è anche il primo sovrano a fregiarsi del titolo di re, che conquista a pochi mesi dalla morte nel 1025.
Non bisogna sottovalutare il ruolo che l’evangelizzazione della Polonia ha avuto sulla sua storia successiva. Il fatto di abbracciare la fede cristiana nella sua veste romana e latina inserisce a tutti gli effetti la Polonia nell’Occidente, giacché la sua evoluzione culturale ha molto più in comune con quella di paesi come l’Italia, che non la Russia. Basta guardare alla storia della sua letteratura, la cui periodizzazione fondamentale non è molto diversa, al di là delle peculiarità nazionali, da quella della letteratura italiana, francese o inglese.