Molti pensano o hanno sentito dire che il polacco è una delle lingue più difficili da imparare. In che cosa consiste allora la difficoltà insormontabile di questa lingua slava? Senza dubbio questo pregiudizio è motivato dal fatto che la grammatica della lingua polacca è complessa e piena di eccezioni. Infatti, in polacco i nomi possono avere tre generi (maschile, femminile e neutro), ogni sostantivo e aggettivo è declinato in sette casi (nominativo, genitivo, accusativo, dativo, strumentale, locativo e vocativo) e i verbi hanno due modi (aspetto verbale perfettivo e imperfettivo). Bisogna ammettere che certe cose sono più difficili che in altre lingue, ma altre risultano sicuramente più facili: il polacco è privo di articoli e ha pochi tempi verbali. Senza dubbio è una delle lingue più ricche di fonemi (41 in totale) e per questo motivo uno dei suoi aspetti problematici è la pronuncia. La difficoltà più grande consiste nella distinzione in un discorso delle consonanti molli da quelle dure: ć/cz, ś/sz, ź/ż, dź/dż. Per il resto le parole si scrivono come si pronunciano e l’accento cade sempre sulla penultima sillaba. Ecco uno dei più conosciuti scoglilingua polacchi che presentano perfettamente la complessità del polacco orale:
Chrząszcz brzmi w trzcinie w Szczebrzeszynie,
W szczękach chrząszcza trzeszczy miąższ,
Czcza szczypawka czka w Szczecinie,
Chrząszcza szczudłem przechrzcił wąż,
Strząsa skrzydła z dżdżu,
A trzmiel w puszczy, tuż przy Pszczynie,
Straszny wszczyna szum.
La lingua polacca è difficile soprattutto perché si avvale di declinazioni di sostantivi e aggettivi che distinguono innumerevoli desinenze. Il vero rebus riguarda però i numeri, che vengono declinati a seconda del genere, del numero e della funzione all’interno della frase. Così ad esempio il numero cardinale due, che in italiano ha un’unica forma grammaticale, in polacco ne distingue 17: dwa, dwie, dwoje, dwóch, dwaj, dwiema, dwom, dwoma, dwojga, dwojgu, dwojgiem, dwójka, dwójki, dwójkę, dwójką, dwójce, dwójko. Di pari passo con le declinazioni vanno le preposizioni. Prima ancora di decidere quale caso sia più giusto da utilizzare, bisogna scegliere la preposizione opportuna. Secondo alcune grammatiche di lingua polacca, se ne contano addirittura 80 e il loro uso non sempre segue regole trasparenti e dipende in larga parte dal contesto. Per quanto riguarda i modi e i tempi verbali, a prescindere dalla complessità delle desinenze, la difficoltà consiste principalmente nella comprensione della classe a cui appartiene il verbo. Inoltre, come già accennato in precedenza, in polacco si distinguono due aspetti verbali, tra l’altro tipici delle lingue slave: sono il perfettivo, che esprime un’azione compiuta, e l’imperfettivo, che invece indica un’azione incompiuta. L’apprendimento del polacco non è di certo facile, ma non c’è nulla di impossibile. Infatti, molti stranieri che abitano in Polonia lo parlano perfettamente! Di seguito vi proponiamo qualche frase di base utile per sopravvivere in Polonia:
Cześć. – Ciao (il suono cz è simile alla c di “cena”)
Dzień dobry. – Buongiorno.
Jak się masz? – Come stai? (è informale)
Jak się Pani ma? – Come sta? (è formale ed è diretto a una donna)
Jak się Pan ma? – Come sta? (è formale ed è diretto a un uomo)
(Mam się) dobrze. – Sto bene, grazie.
(Mam się) źle. – Sto male.
Tak sobie. – Così, così.
Mówisz po polsku / angielsku / włosku? – Parli polacco / inglese/ italiano?
Czy mówi Pani po angielsku? – Parla inglese? (formale e diretto a una donna)
Czy mówi Pan po angielsku? – Parla inglese? (formale e diretto a un uomo)
Tak, mówię. – Sì, lo parlo.
Nie, nie mówię. – No, non lo parlo.
Trochę. – Un po’.
Jak masz na imię? – Come ti chiami?
Mam na imię ….. – Mi chiamo ….
Miło mi Cię poznać. – Piacere di conoscerti.
Miło mi Panią poznać. – Piacere di conoscerla.
Miło mi Pana poznać. – Piacere di conoscerla.
Do widzenia! – Arrivederci.
Do zobaczenia. – A presto.
Proszę. – Prego.
Dziękuję. – Grazie.
Nie ma za co. – Non c’è di che.
Przepraszam. – Scusa.
Kocham Cie. – Ti amo.