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Le elezioni presidenziali francesi hanno improvvisamente coinvolto la Polonia: Marine Le Pen, la candidata del Front National, ha accusato il suo avversario, Emmanuel Macron, di favorire “una globalizzazione selvaggia” attraverso l’eliminazione di posti di lavoro in Francia. Il riferimento è all’annuncio dato da Whirlpool a gennaio, quando l’azienda ha informato di voler chiudere il suo stabilimento di Amiens per trasferire la produzione in Polonia entro la fine del 2018. Le Pen si è presentata mercoledì a sorpresa davanti all’ingresso dell’impianto, ricordando che i 290 lavoratori impiegati nella fabbrica francese perderebbero il lavoro. Torna quindi lo spauracchio dell’idraulico polacco, simbolo dei lavoratori che avrebbero inondato l’Unione Europea dopo l’ingresso dei 10 paesi dell’Europa centro-orientale nell’allargamento del 2004. Questa paura aveva avuto un ruolo determinante nel rifiuto alla Costituzione Europea che il popolo francese aveva manifestato nel referendum del 2005. “In questi momenti la Polonia è presa a riferimento perché è il più grande paese tra quelli entrati nell’UE nel 2004 (…) gli imprenditori francesi non hanno ancora capito che è necessario spostare la parte più semplice della produzione in paesi dove il costo del lavoro è minore, come hanno fatto i tedeschi. Questa situazione induce una visione della Polonia come di un paese che minaccia la prosperità della Francia”, ha commentato Pierre Verluise, direttore del portale di geopolitica Diploweb.