Nel Piemonte settentrionale, a pochi chilometri dalla Valle d’Aosta, scopriamo il territorio biellese, un cuore verde incastonato tra le metropoli di Torino e Milano. La peculiarità di questo paesaggio sta soprattutto nella variabilità della sua orografia, ovvero nel fatto che in pochissima distanza si passa dalle pianure risicole alle vette alpine alte fino a 2600m, una caratteristica molto rara sul territorio italiano e che in questo caso è responsabile della moltitudine di scenari naturalistici ivi presenti. Perla del territorio biellese è la Valle Elvo, che, situata nella parte più occidentale della provincia, delimita il territorio biellese da quello canavese, seguendo la linea della “Serra”, una delle più estese colline moreniche d’Europa, lunga 25 km. La Valle Elvo riunisce 14 comuni che si sviluppano all’incirca tra i 500 e i 2000m di altitudine. Questo territorio trova le proprie radici nella tradizione dell’allevamento di bestiame, soprattutto ovini e bovini, dal cui latte si ottengono prodotti caseari DOP quali il burro e la toma, riconosciuti negli ultimi anni anche da Slow food. L’antica attività dell’allevamento, viva ancora oggi, ma praticata da una più ridotta parte di popolazione, è responsabile della conservazione del paesaggio naturale di questa zona, abitata da verdi colline boscose attraversate dal torrente Elvo, che nasce a circa 2.300m di altezza, dalle pendici del Monte Mars, la cima più alta delle Alpi Biellesi. Per gli appassionati di trekking, arrampicata ed escursionismo, questo paesaggio si presta perfettamente a ogni tipo di esigenza, con i suoi numerosi sentieri ed itinerari verso alpeggi sopra i due mila metri, percorsi per mountain-bike e ferrate di vario genere. In Valle Elvo si trovano tantissimi sentieri per passeggiate naturalistiche, le quali ripercorrono spesso il passaggio dei “margari”, i pastori locali che in primavera e in estate si spostavano in montagna tramite la “transumanza”, ovvero il cammino per la migrazione stagionale del pascolo. Per questo motivo la Valle Elvo è invasa dalle caratteristiche cascine di pietra che testimoniano l’eredità zootecnica e che, in parte, hanno visto la propria conversione in rifugi escursionistici e cellule museali. Tra i rifugi alpini più apprezzati, non si può non citare il rifugio Mombarone, la cui colma interessa tre comuni, Settimo Vittone (TO) Donato e Graglia (BI). Questo posto, raggiungibile in circa 4 ore di cammino, è famoso per lo splendido panorama che offre, poiché dalla colma di 2372m è possibile ammirare uno scenario sconfinato, a 360°. Da qui si vede il lungo percorso della collina morenica Serra, sul cui sfondo spicca la vetta del Monviso, seguito dal Monte Bianco e dal Monte Rosa, seguiti poi dalle alpi biellesi che a loro volta lasciano spazio alla distesa della pianura biellese e vercellese. Per gli amanti della corsa in montagna, ogni anno viene organizzata la Ivrea-Mombarone, evento che ha origini nel 1922 e che si ripete da quasi quarant’anni, presenta un percorso dalla lunghezza di 20 km e dal dislivello di 2100m e riunisce ogni anno centinaia di partecipanti di diversa provenienza. Una volta giunti al rifugio è inoltre possibile proseguire la passeggiata con l’itinerario diretto verso altre due cime della Valle Elvo, il rifugio Coda (2280m) e il monte Mucrone (2231m). Un altro modo per conoscere la Valle Elvo è percorrere la ferrata dell’Infernone, un percorso della durata di circa un’ora e mezza che costeggia e attraversa il letto delle limpide acque del torrente Elvo. La ferrata, quasi interamente realizzata sulle rocce del torrente, è costituita da antichi ponti di pietra romanici e ponti tibetani, scale e cordate, le uniche opere dell’uomo in uno scenario del tutto selvaggio ambientato nel bosco, dov’è possibile ammirare gole, cascate e specchi d’acqua verde azzurrina in cui d’estate ci si può immergere in un rinfrescante bagno. La ferrata parte da Sordevolo (paese che ogni cinque anni ospita la “Rievocazione Storica della Passione di Cristo”) e che, attraversando il torrente Elvo arriva a Bagneri, caratteristica frazione di Muzzano, (904m di altezza), una borgata del XIV secolo di grande pregio per la cultura montanara. Qui è stata creata una cellula dell’Ecomuseo Valle Elvo e Serra che ha rimesso in funzione l’antica falegnameria (centro delle attività produttiva della frazione, insieme al lavoro dei contadini), per preservare le attività manuali e la tutela dell’ambiente, i principali valori della civiltà montanara. L’Ecomuseo Valle Elvo e Serra riunisce vari siti di diverso interesse, tra cui le “Ex Officine Rubino di Netro” per la produzione e lavorazione del ferro, dove le prima unità produttive furono installate alla fine del Cinquecento; qui sono raccolte le serie di attrezzi prodotti dalle Officine Rubino insieme ai disegni, ai campionari, ai manuali tecnici e ai macchinari che testimoniano l’evoluzione dei sistemi di lavorazione e consentono di legarli alle pratiche locali delle regioni cui erano destinati. Il Museo della Resistenza è un altro sito dell’Ecomuseo Valle Elvo e Serra, sede di una mostra che custodisce preziosi materiali documentari e iconografici raccolti dai protagonisti e dai ricercatori dei paesi di Torrazzo e Sala Biellese, conosciuta come “Paese della Resistenza” durante la Seconda Guerra Mondiale. Sempre in località Serra, al centro della Bessa, si trovano le grandi “aurifodine” di età romana attive tra il II e il I secolo a.C., un paesaggio artificiale dominato da enormi cumuli di ciottoli accatastati per selezionare il materiale ricco di oro alluvionale; anche qui è presente una cellula museale incaricata di raccogliere le tecniche manuali impiegate nei secoli per la ricerca aurifera. Quelli citati sono solo alcuni dei siti della ricca rete museale della Valle Elvo, una realtà consapevole del proprio patrimonio culturale che è attenta alla preservazione e alla trasmissione delle proprie tradizioni. La Valle Elvo ospita inoltre diversi importanti luoghi di culto, tra cui il Santuario dedicato alla Madonna di Loreto e il Monastero tibetano Mandala Samteng Ling, entrambi situati a 800m di altezza, nella frazione “Santuario di Graglia”, nell’omonimo comune. Riguardo al primo, la costruzione della chiesa risale al 1659; il centro del Santuario è la Cappella, dove si venera la Madonna di Loreto con il Bambino Gesù, meta delle visite di numerosi pellegrini. Il monastero invece, sorto nel 1991 sulle Alpi Biellesi per opera del ven.Paljin Tulku Rinpoce, è il primo monastero tibetano del nord Italia, importante punto di riferimento per i praticanti di Dharma e per chi persegue la via della crescita interiore nel raccoglimento meditativo.
Visitare la Valle Elvo significa immergersi in un luogo selvaggio ma ricco di storia e tradizioni popolari, in cui riscoprire le peculiarità di una variegata cultura del lavoro, di una cucina povera dai sapori antichi, di paesaggi incontaminati che favoriscono la cura del benessere fisico e spirituale. In una parola, <>.