Un percorso dentro l’anima di Napul’è

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Napoli fu fondata dai greci nel VII secolo a.C. e divenne una delle maggiori città della Magna Grecia grazie alla sua conformazione di porto protetto da colline lussureggianti e dal clima mite. Percorrendo i suoi innumerevoli e fittissimi vicoli si riscontrano i segni architettonici tipici delle varie culture che dominarono la città nel corso dei secoli. Nel 1734 Napoli divenne la residenza della famiglia reale borbonica, della quale ospita tuttora la memoria e le immense raccolte artistiche e archeologiche.

Motivazione con cui l’UNESCO ha inserito il sito nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità (1995).

Quando si attraversano le strade di Napoli si viene investiti dal brulichio di gente e dal trambusto delle voci che ben presto si trasformano in storie se ci si sofferma ad ascoltare, con discrezione, i racconti quotidiani dei crocchi improvvisati. È da questa immagine iniziale che si dirama la trama della città “porosa”, il cui tessuto socio-antropologico si manifesta nei volti dei suoi abitanti spesso descritti secondo stereotipi ormai desueti.

La città/mondo descritta da molti viaggiatori del Grande Tour, la città stratificata e verticale, la città che “il mare non bagna” e quella spesso “ferita a morte” vive di contraddizioni secolari, ma soprattutto di bellezze incomparabili che lasciano attonito lo sguardo dello spettatore quando si posa ad ammirare il suo golfo. Prima di passare dentro il suo autentico ventre, fatto di vicoli, piazze, chiese e monumenti, consiglierei di partire dall’alto della sua collina di San Martino rivolgendo lo sguardo sulla baia della metropoli: da qui due monumenti simbolici che sovrintendono allo scorrere del tempo storico vigilando severi sulle trasformazioni della città: Castel Sant’Elmo e la Certosa di San Martino.

Da questa altura collinare si scorge il fitto tessuto di strade e intrico rubano, che si dirama da Posillipo a Pizzofalcone (nucleo originario della città greca della Neapolis del V secolo a.C.) fino all’articolata trama delle stratificazioni architettoniche succedutesi nel tempo che hanno formato l’attuale metropoli.

Da qui possiamo addentrarci nell’intreccio di vie attraverso cardi e decumani incrociando via Toledo che segna l’incrocio della città spagnola con i suoi quartieri resi ancora più misteriosi dalla fitta geometria. Questo percorso, i cui fili non è facile dipanare, spinge la curiosità del visitatore a conoscere i misteri di Napoli e a soffermarsi su ogni angolo dalle mille sorprese.

Così è possibile scendere nella Napoli sotterranea che può essere esplorata nel sottosuolo tra altrettanti misteri per poi riemergere e visitare una delle meraviglie dell’arte scultorea che è il Cristo velato del Sammartino nella sua ancora più misteriosa Cappella del Principe di San Severo. E, poi, passare dalla piazza di San Domenico Maggiore dove è d’obbligo una sosta per assaporare le delizie della storica pasticceria Scaturchio degustando un ottimo caffè prima di arrivare a conoscere la magia dei vicoli tra San Gregorio Armeno e San Lorenzo, regno sovrano dell’artigianato dei presepi napoletani.

Per una sosta culinaria conviene fermarsi, con l’imbarazzo della scelta tra le mille pizzerie e osterie tipiche, ad osservare la folla in attesa alla pizzeria Di Matteo: l’unica prenotazione che si accetta è quella a voce gridando il proprio nome! Tra queste strade ci si muove come affabulati da un racconto che si snoda nella storia per arrivare a scoprire, in via Mezzocannone, una delle prime università europee fondata nel 1224 da Federico II e ritrovarsi poi ad esplorare la ricchezza artistica e architettonica della biblioteca della Casa del Salvatore con annesso cortile rinascimentale, unico nel suo genere.

Lungo il percorso del decumano principale si arriva al Duomo con annessa cappella di San Gennaro, patrono dei napoletani e simbolo di culto tra sacro e profano riservato a fedeli e laici, insieme alla ricca collezione di arte scultorea bronzea e orafa, meraviglioso tesoro arricchitosi nel tempo attraverso le donazioni di nobili e sovrani. Da qui arrivare poi al Maschio Angioino che, oltre a rappresentare un simbolo della potenza regale della città, è andato cambiando nome (Castel Nuovo, per esempio), seguendo i destini delle varie dinastie succedutesi nel tempo. A pochi passi dal castello, si può raggiungere Palazzo Reale: consiglio di accedervi attraverso lo Scalone Reale del Picchiatti per poi visitare i sontuosi ambienti fino ad arrivare alla meravigliosa Biblioteca Nazionale con vista sul golfo. Così come non si può fare a meno di visitare il teatro San Carlo, uno dei più antichi teatri europei e famoso per la sua storia musicale e la sua bellezza architettonica, posto difronte alla Galleria Umberto I. In questa magica enclave, attraversando la piazzetta Trieste e Trento, si arriva in Piazza Plebiscito dove è possibile ammirare l’articolata trama del porticato con la cupola della chiesa dedicata a San Francesco di Paola.

Da qui finalmente si arriva a respirare l’atmosfera marina con l’imprescindibile passeggiata sul lungomare Caracciolo per ammirare da lontano l’isola di Capri e poi entrare nel Borgo Marinari, l’isolotto occupato dalla mole di Castel dell’Ovo in cui morì l’ultimo imperatore romano Romolo Augustolo deposto da Odoacre nel 476 d.C., data fatidica che diede inizio alla caduta dell’Impero Romano. In questo peculiare borgo, che sembra sospeso sull’acqua, si può apprezzare l’arte culinaria napoletana tra una miriadi di ristoranti che invitano ad entrare per il solo odore di mare emanato dalle loro cucine.

Oltre questo particolare percorso, ma ve ne sono mille altri ancora! L’eccentrica verità che Napoli ci comunica è rappresentata dal susseguirsi di molteplici fili narrativi che l’attraversano e che non smettono mai di rivelarci le numerosissime sfaccettature di una realtà sempre in movimento, fatta di voci e colori che segnano ancora oggi la sua originalità e di cui “si ha sete ancora” come canta uno dei suoi più acuti e originali interpreti, Pino Daniele.