Al Pacino, Charlotte Gainsbourg, Catherine Deneuve, Chiara Mastroianni. È una giornata del Festival contrassegnata dalle star che in conferenza stampa fanno il pieno di applausi e complimenti anche se né i due film di Al Pacino presentati a Venezia, né il francese “3 coeurs” (in cui Deneuve recita al fianco della figlia Chiara Mastroianni e dell’eroina di “Nymphomaniac” Charlotte Gainsbourg) sembrano destinati a far sfracelli al botteghino.
Cominciamo da quello che mi ha deluso di più: “Manglehorn” (film in concorso) diretto da David Gordon Green. La trama è quella di un uomo buono, giunto alla stagione della vecchiaia pieno di rimorsi per aver perso l’amore della sua vita. Vive con la gatta, tra scarsi rapporti umani ed un banale lavoro da fabbro. Un film che cerca di esaltare la normalità di tante esistenze ma che alla fine non incide, nonostante l’ennesima ottima interpretazione di Al Pacino che alla fine si libererà dall’ossessione per l’amore perso e si lascerà conquistare dalla cassiera della banca interpretata da Holly Hunter. Un film che di certo non sarà ricordato tra i più riusciti della celeberrima filmografia di Al Pacino.
Leggermente più intrigante “The humbling” (fuori concorso) in cu Barry Levinson narra la relazione erotica tra il quasi settantenne Al Pacino e la poco più che teenager Greta Gerwig. La trama è abbastanza prevedibile con Al Pacino attore in pensione che si innamora della rude, lesbica ma assolutamente eccitante quanto egoista Greta Gerwig che nel film è la figlia di amici coetanei di Al Pacino che naturalmente quando scoprono la relazione si infuriano. Il film è abbastanza prevedibile ma si fa rendere godibile grazie ad alcune scene piacevolmente ironiche e alla buona recitazione del cast.
“3 coeurs” ci riporta alle atmosfere europee, anzi precisamente dei film di genere “triangolo amoroso” di cui i registi francesi ci hanno sempre offerto a piene mani. È una storia incastonata sugli episodi che determinano il destino di una vita. Coincidenze che portano il protagonista, un funzionario del fisco interpretato da Benoite Poelvoorde, prima ad innamorarsi di Sylwie (Charlotte Gainsbourg) – che però perde di vista mancando ad un appuntamento – e poi casualmente a conoscere e sposare la sorella della stessa Sylwie, la bella e timida Sophie (Chiara Mastroianni). Il melodramma si materializza al matrimonio quando Sylwie torna dagli USA e ritrova l’amante mancato sposato con la sorella. Da quel momento ne nasce un cupo menage a trois alle spalle dell’inconsapevole Sophie ma non della mamma delle sorelle, interpretata dalla sempre più formosa Catherine Deneuve. Un film che si guarda con piacere e che nel finale dà un colpo d’ali facendo oniricamente incontrare i due amanti mancati al famoso appuntamento. Film perfetto da guardare a novembre sotto le coperte mangiando cioccolatini.
Ho trovato invece sufficientemente irritante “Heaven knows what” (in concorso sezione orizzonti) di Josh e Benny Safdie, film che pretende di raccontarci la vita tossica di sbandati a New York dimenticandosi che sul genere “sballo” ci sono precedenti da cui sarebbe il caso prendere spunto: “Trainspotting” tanto per citarne uno. Quindi se non volete sprecare 94’ minuti della vostra vita lasciate perdere questo film.
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