Sandra Burek

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Laureata presso la facoltà di pittura dell’Universita Artistica di Pozna?. Due anni dopo la laurea ha già partecipato a numerose mostre con le sue opere che hanno girato molte città polacche tra cui Katowice, Toru?, Breslavia. Una scelta azzeccata è stata la partecipazione al Premio Arte Laguna nel 2013 a Venezia, dove ha vinto uno dei premi piu importanti, grazie al quale nel 2014 ha potuto fare la sua prima esperienza artistica usando la pietra presso il Loft Miramarmi di Vicenza.

 

Cos’è per te l’arte?

L’arte è una nozione aperta che rende impossibile la sua chiusura entro un’unica definizione e nel caso dell’arte questa necessità non esiste proprio, e sono in pieno accordo con l’affermazione di Joseph Kosuth: “L’arte non è qualcosa, l’arte è tutto, eccetto tutte le cose che le assomigliano”. Il processo di creazione è la poesia di scoprire il mondo in una esperienza interiore, che collega l’oggetto con il soggetto, ed è allo stesso tempo l’essenza di un mistero meraviglioso. L’arte diventa una sorta di attività metafisica, trasponendo il problema della conoscenza artistica nella dimensione spirituale, in cui la relazione parallela tra il discorso critico-analitico dell’arte e i meccanismi di percezione formano una dipendenza fra la grammatica del linguaggio artistico e la sfera dei significati.

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Come hai scoperto il premio Arte Laguna?

Mi ha avvisato un amico con cui ho avuto il piacere di studiare. Ho deciso di partecipare perchè è una buona occasione per presentare le proprie opere a un pubblico più ampio.

 

Hai vinto un premio importante, una bella esperienza?

È stata soprattutto una nuova esperienza, non avevo mai lavorato con la pietra come mezzo artistico e non conoscevo il suo enorme potenziale, inoltre è stato per me il primo confronto con la vera realtà della vita d’artista, dopo anni passati sotto l’ombrello protettivo dell’accademia. Un mondo fatto di relazioni fra gallerie, istituzioni e curatori che può scoraggiare alcuni artisti a continuare nel loro percorso creativo. La possibilità di svolgere una residenza è stata una tappa importante nella mia educazione e nel mio sviluppo che mi ha dato una nuova prospettiva sulla mia futura attività creativa. Durante la residenza non ho dovuto provvedere a me stessa e ho potuto concentrarmi completamente sulla realizzazione del progetto intitolato “Czas kamienia” [Il tempo della pietra], che poi è stato protagonista di una mostra organizzata nella Galleria Loft Miramarmi.

 

Quali opere hai presentato a Venezia?

Ho presentato un libro artistico “Deklinacja k?ta” [La declinazione di un angolo]. Lo scopo dell’opera era di cercare la forma visuale della memoria. Il metodo che ho scelto pretende una rassegnazione consapevole non solo dei tentativi di presentare la memoria, ma anche la riduzione della memoria a una forma semplice, parte componente del processo di memorizzazione. “Deklinacja k?ta” costituisce l’inizio di una serie di opere intitolate “Algorytmy ci?cia – gi?cia” [Gli algoritmi di taglio e curvatura], che sono una forma estesa di una questione per me molto interessante, cioè appunto la memoria.

 

Hai avuto occasione di collaborare con artisti italiani?

Oltre me nella residenza ha partecipato anche Christian Fogarolli, con cui ho condiviso lo spazio del laboratorio durante il mio soggiorno. Abbiamo trascorso molto tempo a parlare dell’arte e dei progetti in realizzazione. Mi sembra, però, che nel mio caso la collaborazione con un altro artista non è stata cosi fondamentale, come invece è stata la semplice interazione con gli altri. Intendo le persone che ho conosciuto durante la residenza, che si sono rivelate molto interessanti e, cosi come Christian, mi hanno accompagnato nell’intero processo creativo.

 

Al momento abiti in Norvegia. La Polonia non è un paese per artisti?

Secondo me ogni paese è giusto per gli artisti e decisamente i limiti che ci imponiamo artificialmente non dovrebbero vincolare lo sviluppo individuale. La Norvegia da sempre appartiene ai paesi la cui cultura apprezzavo e che volevo conoscere meglio, lo stesso vale per l’Italia, la Gran Bretagna, l’Irlanda, il Giappone, la Francia, e sono solo alcuni degli esempi dal mondo che ci circonda. Parafrasando la 5.6 tesi di Wittgenstein, i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo, e in questo caso provo ad oltrepassarne il più possibile. Inoltre, come ho già detto, l’arte è una nozione aperta, ciò comporta anche l’impossibilita di chiuderla in qualsiasi confine imposto, etnico, economico-sociale, territoriale che sia. Ognuno di noi è un cittadino del mondo, a prescindere dalla provenienza e dalla residenza attuale, contano solo le persone e i contesti che conducono ad uno sviluppo costante.