Luigi (Alosio o Alvise) Lippomano

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1848

LUIGI (ALOISIO o ALVISE) LIPPOMANO (Venezia 1496 – Roma 15/8/1559), Vescovo cattolico, Consigliere nell’Amministrazione Centrale della Chiesa. Membro al Concilio di Trento.

Nel 1538 divenne Vescovo Coadiutore della Diocesi di Bergamo, dal 9 agosto 1548 al 20 luglio 1558 fu a capo della Sede Episcopale di Verona, succedendo a Pietro Lippomano e seguito da Agostino Lippomano, entrambi suoi parenti.

Già Nunzio in Portogallo nel 1542, alla fine di agosto del 1548 ricevette l’incarico di Legato Papale in Germania e successivamente, il 13 gennaio del 1555, fu nominato da Papa Giulio III Nunzio Apostolico in Polonia. Però, a causa di due Conclavi, dovette prorogare la partenza e attendere la riconferma del nuovo Papa, Paolo IV. Una volta intrapreso il viaggio da Roma, dovette sostare ad Augusta in Germania per partecipare ad una Dieta Imperiale, per cui poté riprendere alla volta di Varsavia soltanto il 28 settembre di quello stesso anno.

Con la missione in Polonia, organizzata dai Cardinali Alessandro Farnese e Iacopo Puteo, egli doveva affrontare il pericolo di una disputa generale sui problemi confessionali e doveva rafforzare l’elemento cattolico nella vita pubblica, ricorrendo ad abili predicatori e docenti affidabili, nonché al controllo della stampa con il divieto d’importazione dalla Germania dei libri luterani.

L’8 ottobre, dopo un viaggio faticosissimo, Lippomano finalmente raggiunse Varsavia. Qui fu immediatamente ospitato dalla Regina Bona Sforza al Castello di Ujazdów, ma poté riposarsi ben poco tempo dal momento che venti giorni più tardi era già a Vilnius, ricevuto in prima udienza dal Re di Polonia Sigismondo Augusto, figlio di Bona e del defunto Sigismondo I.

Dovette subito accorgersi che in Polonia la situazione confessionale era drammatica, “Le cose della fede et della Chiesa in questo Regno sono ridotte a malissimi termini” e che il Protestantesimo era ormai diffuso ovunque: nell’aristocrazia aveva come portavoce il Principe Nicola Radziwi??, Cancelliere, Gran Maresciallo di Lituania e Palatino di Vilnius.

Per ricondurre il paese al Cattolicesimo non poteva contare sull’appoggio del re, che aveva inviato a Roma un personaggio come Stanislao Maciejowski sostenitore dell’uso del vernacolo nella liturgia, della Comunione sub utraque specie, del matrimonio per i sacerdoti e che sollecitava la convocazione di un Concilio Nazionale; però egli aveva dalla sua parte l’Episcopato, con Nicola Dzierzgowski, Arcivescovo di Gniezno nonché Primate di Polonia e Stanislao Osio Vescovo di Varmia.

Dal febbraio all’ottobre del 1556 Lippomano soggiornò a ?owicz, residenza dell’Arcivescovo di Gniezno; da qui il 21 febbraio scrisse una lunga lettera a Radziwi?? nel tentativo di riportarlo alla fede cattolica, ma quella lettera rimase sempre priva di risposta.

Intanto dall’aprile al giugno in Polonia succedevano cose orrende: gente che profanava le ostie, sacrilegi vari, devastazione d’oggetti sacri, tanto che vennero messi al rogo una donna, Dorothea ?az?cka e parecchi ebrei nelle città di Sochaczew e di P?ock. I protestanti, in quell’occasione, denunciarono come responsabili dell’esecuzione il re, l’arcivescovo di Gniezno e Lippomano.

Il Nunzio visitò le Diocesi di Gniezno, di Pozna?, di W?oc?awek e, di nuovo, quella di P?ock. Si creò una rete di collaborazioni con quei Capitoli e con quei Canonici concordi con le disposizioni del Concilio di Trento. A settembre Lippomano partecipò a ?owicz al Sinodo Provinciale, in dicembre partecipò a Varsavia alla Dieta polacca, caratterizzata da un forte antagonismo tra cattolici e protestanti, e immediatamente dopo lasciò il paese convinto d’aver rafforzato il Cattolicesimo in Polonia e convinto che sotto la sua guida era stata avviata la riforma della Chiesa.

Diciotto anni più tardi ancora un altro ecclesiastico della famiglia Lippomano, Girolamo, accompagnato da suo fratello Paolo, cugino di Luigi, verrà inviato in Polonia dal Senato di Venezia, questa volta a Cracovia, per assistere alle esequie di Sigismondo Augusto e all’incoronazione di Enrico de Valois, fratello di Carlo IX Re di Francia. Costui, affascinato dal fasto delle cerimonie, travolto dall’ostentazione di magnificenza che accompagnerà i primi mesi del nuovo regno, dalle curiosità (come le Miniere di Wieliczka), dalle bellezze dei luoghi, dalle interessantissime relazioni che i Principi polacchi intrattenevano con gli altri Principi, in particolare russi e turchi e, nel contempo, scoraggiato dal rientare a Venezia per la peste che colà incombeva, non tornerà subito nel suo paese, ma si tratterrà in Polonia per ben dieci lunghi mesi; anche se poi in verità le feste, le giostre, i banchetti che la nobiltà polacca faceva a gara per allestire, non dureranno a lungo. Infatti accadrà che “tutti i bagordi si conversero in lacrime”, primo per la morte di Carlo IX, secondo per la successiva fuga di Enrico che scatenerà fra i polacchi il timore di “gran sangue, et ruina, con le facioni che sono grandissime et gli humori diversi”.

Ma chi era l’uomo Luigi Lippomano? Era un discendente dei Lippomano, Lippamano o Lippomani, una famiglia patrizia veneziana delle cosiddette Casade Novissime, che si trasferì a Venezia verso l’anno 908. Questo casato, originario dell’isola greca di Negroponte, l’odierna Eubea, avrebbe avuto come proprio capostipite un anonimo ebreo convertitosi al Cristianesimo.

Luigi Lippomano era uno studioso; caparbio Ministro della Chiesa Cattolica; un eccellente diplomatico; un buongustaio, ingordo, che soffriva di gotta; un abile scrittore, autore di testi dogmatici e agiografici.

Era figlio illegittimo del banchiere veneziano Bartolomeo, sposato dal 1488 con Orsa Giustinian; sua madre, Marta, era invece una donna che stava a servizio da suo padre.

Da giovane seguì le scuole tradizionali, ma poi da ragazzo, nel 1520, per volere di suo padre, dovette intraprendere gli studi umanistici e teologici presso l’ateneo di Padova fino al 1521 e dal 1522 al 1523 presso quello di Roma, dove già da sette anni viveva suo zio Girolamo.

Con il fallimento a Venezia del “Banco Lippomano” la famiglia, visto che aveva già generato diversi grossi Prelati nell’ambito della Chiesa Cattolica, decise di basare la sua fortuna sulle carriere ecclesiastiche dei propri esponenti. Per cui anch’egli venne sollecitato a farsi prete, con la promessa d’un immediato Canonicato a Bergamo, laddove suo zio Nicolò e suo cugino Pietro si erano succeduti al Vescovato.

Dal XV al XVII secolo – oltre ai Prelati Agostino, Vescovo di Verona; Alvise, Vescovo di Veglia; Giovanni, Vescovo di Parenzo; Pietro, Priore del Monastero della Trinità a Venezia; Andrea, Priore della Chiesa di S. Maria dell’Umiltà a Venezia; Andrea, Priore della Chiesa di S. Maria Maddalena a Padova; Nicolò, Braccio di Venezia nella Flotta della Lega Santa alla Battaglia di Lepanto – tra i membri più illustri dei Lippomano figurano: Marco, Diplomatico e Giurista di Venezia; Girolamo, Ambasciatore di Venezia a Torino, a Dresda, a Napoli, a Costantinopoli; Geronimo, Nobiluomo di Venezia; Maria, Nobildonna di Venezia, sposa del Nobile Alvise Querini; Cecilia, Nobildonna di Pincara in provincia di Rovigo, sposa del Nobile Dolfin.

Questa famiglia patrizia – esistente ancora nel 1797, anno della Caduta della Repubblica di Venezia, ma al giorno d’oggi estinta – era quindi costituita principalmente da ricchi Banchieri, da alti Prelati e da famosi Diplomatici. A causa, però, del fallimento del “Banco Lippomano” prima e perché malvista per essere divenuta filo-spagnola poi – ovvero propensa ad assecondare, oltre il lecito, certi comportamenti della Spagna – finì col cadere in disgrazia. Malgrado tutto, però, nel XVII secolo – dopo l’imponente “Portico Lippomano” a Udine e la splendida Villa “Ca’ Lippomano a Cavarzere di Venezia, opere entrambe del XV secolo – si costruì a San Vendemiano di Treviso, una sontuosa Villa sul colle “Monticella” come residenza di campagna, progettata, sembra,  dall’allora famoso architetto veneziano Baldassarre Longhena.

Luigi Lippomano viaggiò, come Legato e Nunzio Apostolico, per mezza Europa, ma morì a Roma a sessantatre anni, tre giorni prima del suo protettore Papa Paolo IV, dove fu sepolto nella chiesa di Santa Caterina dei Funari. Malgrado fosse considerato il Prelato più potente della Curia e malgrado fosse divenuto segretario di Papa Paolo IV, Luigi Lippomano non riuscì mai ad ottenere il cardinalato. Chissà magari la motivazione della mancata porpora sarà da attribuirsi ai suoi natali illegittimi!

LUIGI LIPPOMANO,

Olio su tela, di ignoto del  XVIII secolo,

Biblioteca Universitaria di Bologna